#ATUPERTU CON LA REGIA DI EREBO

INTERVISTA AD AURETTA STERRANTINO

Erebo nasce da un’occasione. Un concorso incentrato su tema mitico in cui si richiedeva di declinare la materia classica attraverso la fusione di tutte le arti performative. Così ho ripreso in mano uno studio iniziato nel 2012 e che era confluito nella mia prima regia. È uscito fuori qualcosa di completamente diverso che mi ha stimolato a lavorare su nuove suggestioni, nuove sperimentazioni, spingendomi oltre sia drammaturgicamente, sia dal punto di vista registico, fino ad arrivare a “Erebo. Il lungo Addio”. Ogni spettacolo diventa una tappa di un percorso artistico più grande che riguarda sia me e la mia poetica sia gli attori che lavorano con me con costanza. Erebo è un eccezionale banco di prova che non smetterà mai di suggerirci nuovi percorsi e nuove tentazioni.
Ho scelto di mettere insieme tutti i linguaggi artistici per cercare di lavorare la materia, la parola, a tutto tondo. In questo modo spero che sarà più immediato l’impatto con un testo difficile e altamente poetico ma, secondo me, incredibilmente attuale. Ecco il perché di un cast così nutrito. Artisti meravigliosi, sensibili, ricchi di esperienze diverse, pronti a scambiarsi qualcosa dialogando tra loro e quindi con il pubblico.
In fase di riallestimento, nonostante l’inserimento di elementi nuovi, si è creata un’armonia che ha reso il lavoro decisamente più stimolante, consentendo a tutti di raggiungere risultati davvero interessanti. Non è mai facile lavorare con molti artisti contemporaneamente, ma è una palestra di vita senza precedenti e una miniera di risorse che raramente si ha l’occasione di avere a disposizione. Ognuno di loro si è messo in gioco completamente e ha affrontato ogni passaggio, tortuoso, con grande generosità e determinazione. Il nostro percorso non è stato facile, le vie che traccia lo spettacolo sono tante e vanno tutte indagate. Il lavoro chiesto agli attori è molto difficile e pretende grande concentrazione, studio e totale adesione.
Con questa produzione QA giungerà a Roma e la soddisfazione di essere stati scelti per partecipare a un’iniziativa così pregevole in un contesto certamente di grande fascino è quasi inspiegabile. Da anni lavoriamo senza sosta e sappiamo quanto sia difficile riuscire a superare gli stretti confini della città. Per noi Roma rappresenta una conquista ma anche un nuovo inizio, e soprattutto è il segnale che non dobbiamo arrenderci. Chiaramente ci confronteremo con un pubblico decisamente nuovo, che non ci conosce. Questo è insieme positivo e strano, perché finora ci siamo misurati con un pubblico che ci ha visto crescere ed ha imparato ad entrare nel nostro mondo e nel nostro modo di fare teatro. Ciò non significa però che si debba temere un pubblico nuovo. Anzi. Un pubblico nuovo è un pubblico con cui si può partire da zero.
Al pubblico non chiediamo approvazione, ma la disponibilità a farsi toccare e se alla fine uscirà scosso dal teatro, nel bene o nel male, allora avremo colpito nel segno.