APPUNTI DALLA TERRA DELLE CENERI #15

Diario delle prove di “Prometheus“, QA-QuasiAnonimaProduzioni

a cura di ELENA ZETA

                                                                                                                     martedì 2 maggio 2017

GIORNO QUINDICI

Ci dividiamo. È la cosa più prudente.

Partiamo a scaglioni per passare inosservati:
Auretta con la prima corsa;
Oreste con la seconda;
Io con la terza.
General Sergio ci raggiungerà in volo, tra qualche giorno.

Una strana inversione di rotta. Cominciare a Roma per poi precipitarsi al Sud. Per poi “scendere giù”.

Certo è, che se prendessimo tutte le persone attive e interessanti che conosciamo e le “scendessimo giù”, non ci sarebbe più tanta differenza tra su e giù. Dice un mio vecchio e ricorrente pensiero romantico. Ovviamente basterebbe anche tutta la buona volontà di chi si è “sceso” da solo, se ci si mettesse tutti a rompere le scatole. O se ci si mettesse tutti a fare. Tutti tanto. Tutti insieme, anche se ognuno per conto suo. E sì che su c’è più possibilità, ma è vero che giù c’è più “spazio di manovra” [Kafka docet]. Però le piste sono meglio su. Cioè, per lo meno su ci sono piste e controllori di volo.

Che poi non ho mai capito – emotivamente intendo – questa divisione tra nord e sud: tutti vogliono andare al sud a fare le vacanze, nessuno vuole andare al sud per vivere. Per il nord vale il discorso inverso, anche se è risaputo che più “sali” più è uggioso vivere. Che forse è vero, come diceva Celestini – lui parlava dell’Africa −, che è un po’ come il giardino: è bello averlo, ogni tanto ceni fuori con gli amici, ma poi il più delle volte è difficile curarlo, non ci si sta appresso, sta là, oscuro covo di insetti feroci, formiche e zanzare fastidiose, ad aspettare i prossimi ospiti a cui sfoggiarsi. Che poi sembra sia vero che tutto il sud si assomiglia, che – ne parlavamo con un amico – quelli del sud (d’europa, d’america, dell’asia, del mondo) sono più lenti, si godono i momenti. E si che sarà anche il caldo che ti fa guardare meglio perché lo sai che l’afa distorce le immagini innalzandosi dal terreno, e quindi non pensi di perdere tempo indugiando su un particolare del paesaggio che non ti convince fino in fondo. E poi. E poi è assolutamente vero che le grandi importazioni vanno dal sud al nord, tutte le merci più pregiate viaggiano sempre verso su, dalla frutta, alle spezie, ai carburi, agli esseri umani. E non sarebbe bello ritornare giù? Riavvicinarsi alle origini? Riaffiancarsi alla vita? L’era dell’acquario, dicevano gli hippies. Tanti bei sogni, dicono tutti.

Passo il viaggio a riflettere su tutto questo. A tratti. Ad altri tratti passa Maupassant con le sue donnine rotonde. Un occhio agli appunti per il diario. Kafka è rimasto in capitale, chiuso in camera. Il calendario dei prossimi giorni di fuoco. Vitarelli mi chiama dalle profondità della tasca. Eschilo, Goethe, Shelley, Gide, già fatto. Per Poe c’era più materiale. Insomma, quindi come dice Wu Ming che è finito il sequestro di Paperon De Paperon…

Shhhhhhhhhhhhh…

…ed è il mare. I pensieri evaporano, svicolano dallo spiffero del finestrino e si ricongiungono scrosciando in quell’immenso… ventre… blu.

 

P.S. E comunque nord e sud sono solo una nostra convenzione.