#ATUPERTU CON SERGIO BASILE PER PROMETHEUS

Comincio con un po’ di dati e cifre, sperando di non annoiare. È tempo – visto che, come dice Shakespeare, “declino sul ciglio degli anni…” – di fare qualche bilancio…. Dopo tanti anni di teatro (35 a marzo); più di 100 spettacoli (in cui ho fatto l’attore, il regista e anche l’autore); dopo tanti incontri “importanti” con attori (Gassman, Albertazzi, Salerno…), con registi (Zeffirelli, Marcucci, Missiroli, Squarzina, Stein,  Perlini, Carriglio, Lievi, Collovà…) e autori (Testori, Isgrò…); dopo circa 10 anni di insegnamento presso Scuole e Accademie (Teatro Stabile di Roma, di Palermo, Istituto Nazionale del Dramma Antico…), conservo, insomma, una certa curiosità oltre che la voglia di confrontarmi, soprattutto con chi è più giovane di me. Ho incontrato Auretta Sterrantino e Vincenzo Quadarella della QuasiAnonima lo scorso anno, quando venni a Messina con “Bloom’s day” diretto da Claudio Collovà, spettacolo ispirato all’Ulisse di Joyce, ospitato dalla loro rassegna. Nacque  (a volte accade, fortunatamente) una sincera voglia di collaborare e scambiarci esperienze. Sono ritornato a Messina (città nella quale nei primi anni ’80 ho mosso i miei primi passi d’attore, sia al Teatro in Fiera che nel restaurato Vittorio Emanuele…; ricordo con nostalgia “canaglia” gli “Incontri con l’attore” condotti con impareggiabile ironia e gusto da Vincenzo Bonaventura) quest’anno, per la rassegna “Atto Unico” con un mio spettacolo su Cecov’ – Sincopi, deliqui, infarti ed altri mancamenti – e quando Auretta Sterrantino mi ha proposto di interpretare un suo testo, il Prometheus, nel ruolo di Efesto, ho accettato con entusiasmo. Conoscevo la profondità degli studi classici di Auretta Sterrantino, il suo amore/passione per il Teatro Antico, la sua formazione teatrale maturata tra le “rovine”  siracusane;  e ho immediatamente  apprezzato  il valore  della sua VARIAZIONE sul tema prometeico, scritta in una elegantissima  lingua teatrale. Il valore metrico e sintattico di quella lingua – la  forma cioè in cui sono espressi concetti profondi (non oscuri!) – che affonda nella vertigine del Mito fondativo dell’Occidente per scandagliarlo e riportarne a galla aspetti sapienziali, mi ha coinvolto e ho accettato la sfida: mi piace confrontarmi con lingue teatrali che si pongono – brookianamente… – oltre (extra) il balbettio che tenta senza riuscirci di riprodurre il “quotidiano”, di tanta scena nazionale. Sono per formazione – i miei Maestri sono stati Gassman e Albertazzi – portato ad apprezzare la lingua “alta”;  il banco di prova dove si esperimenta per portare a compimento il Mistero dell’Espressività.

 

Una piccola compagnia (la compagna picciola di dantesca memoria) quando è gestita con l’amore, la cura, l’eleganza, la passione per il dettaglio, l’altissima professionalità di Auretta e Vincenzo è un porto sicuro per uno che ha navigato tanto – mi si perdoni il nuovo riferimento nautico – nell’emisfero occidentale… del Teatro. Per questo Prometheus, dove sono affiancato nel ruolo del titolo da un bravissimo giovane attore messinese, Oreste De Pasquale,  e dall’intensa, espressiva e bellissima  Loredana Bruno nel ruolo di Bios, sono state mobilitate appassionate risorse artistiche: Filippo La Marca ha composto le musiche di scena,  Valeria Mendolia ha realizzato scene e costumi, Elena Zeta ha svolto un importante lavoro di coordinamento sul testo. Un tesoro di competenza  artistica di grande valore che fa sperare nella sopravvivenza di questa compagine tra le tante difficoltà in cui si muove il mondo teatrale. La precisione, l’approfondimento, i sicuri strumenti di direzione, la competenza tecnica di Auretta mi hanno davvero stupito. Questa è una “piccola compagnia” soltanto dal lato amministrativo-contabile. E non voglio dimenticare il fondamentale lavoro di supporto di Eleonora Currò, che apre con sensibilità al mondo esterno, le esperienze da “bottega rinascimentale” di questa compagnia.

 

Lo zoppo Efesto, lo Sciancato, il Signore dei Metalli, il Custode (gabbato) del Fuoco, il Marito Tradito (di Afrodite), il Rifiutato, il Deriso, l’Escluso, l’Esiliato, il Conservatore…. C’è tanto materiale per costruire un personaggio… che è la somma (fortunatamente non aritmetica)  di tutte quelle caratteristiche e conseguenti suggestioni. Mi ha colpito molto la sua tragica “ACCETTAZIONE” del sistema gerarchico olimpico che regge le sorti dell’Universo. La sua, nei confronti dell’esercizio del potere e negli atti del governo da parte di uno Zeus, sovrano “giovane” discutibile e discusso, è una CONDIVISIONE (non cieca e dolorosamente consapevole dei limiti e degli errori) di quell’esercizio e di quegli atti perché crede siano necessari all’Ordine che si contrappone al Kaos. Tutto è imperfetto, persino Dio (questo il pessimistico messaggio, so di usare un’espressione frusta, di questo bellissimo e abbacinante testo) ma forse quel Dio è il male minore o il male necessario… Efesto non ha paura di Zeus, non obbedisce per paura della sanzione… Si esplicita in lui la distinzione che il filosofo del diritto Rawls ha individuato nei confronti della Norma, tra Accettazione e Mera Osservanza (obbedire alla norma per paura della pena irrogata a chi non la rispetta). Insomma, un grande personaggio tragico che con la sua scelta finale – non voglio anticiparla – si svincola dalle sue stesse catene (ideologiche) e si avventura nel territorio inesplorato di una scelta “folle” perché fuori dagli schemi. Il Grande Conservatore si assume il rischio di un cambiamento….