ATTO UNICO: “RESISTERE, COMBATTERE, AGIRE”

Messina, 30 maggio 2018
Conclusa la V stagione di Atto Unico.
La V stagione di Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena ha registrato sold out anche per l’ultimo spettacolo Quarantena, scritto e diretto da Auretta Sterrantino, direttore artistico della rassegna.
Riportiamo le note di riflessione e i ringraziamenti sulla stagione appena conclusa:

«Abbiamo navigato lungo mari sconosciuti, ammaestrato spazi che non sono nati per il teatro, combattuto per ciò in cui crediamo, resistito alla tempesta. Abbiamo sofferto, rinunciato, conquistato. Tutto solo per potere immolare la dovuta offerta all’altare del Teatro.
Soli, isolati, isolani.

CI CHIAMIAMO QUASI ANONIMA E CE L’ABBIAMO FATTA. CONSAPEVOLI DI AVERE FATTO QUALCOSA DI BELLO CHE HA RESO FELICE IL NOSTRO PUBBLICO.
In compagnia di chi ha deciso di combattere con noi e resistere al freddo, ai bagni inagibili, all’acqua che filtrava dal tetto nelle giornate di pioggia vicino al quadro elettrico. All’assenza di riscaldamenti – voce spesa presente e puntualmente pagata –, alla scomodità delle poltrone, alla fatica di fare e disfare, tutto in un giorno. Più precari del precario. Più sfuggenti dell’attimo che fugge. Incarnando forse davvero e profondamente il senso dell’hic et nunc del teatro. Incarnandolo così tanto fino quasi a portarne le stimmate. Abbiamo denunciato una Quarantena che siamo decisi a rompere, lasciando che il germe della resistenza, la fame di sapere, la determinazione al fare diventino la malattia in grado di curare il nostro tempo, il nostro spazio. Noi continuiamo, a testa alta. Fosse anche in un fazzoletto di terra in cui possiamo ancora respirare, fare, agire, pensare.

Resistere: all’imprevedibile, alle abitudini, alla normalità.
RESISTERE ALL’IMPONDERABILE, ALL’ISOLAMENTO, AI FUOCHI FATUI, ALL’IGNORANZA, ALL’EGOISMO, ALL’OSTILITÀ, RESISTERE ALLA SOLITUDINE.
RESISTERE ALLA CORRENTE, AI PREGIUDIZI, ALLA BANALITÀ, ALL’INERZIA, ALL’IPOCRISIA, ALLA DISILLUSIONE, ALLE FORZE CONTRARIE, A COLORO CHE NON SI VOLTANO. RESISTERE.

Grazie a chi ci segue, ci insegue, ci stimola, ci sfida, ci ignora, ci contesta, ci sostiene. Grazie a chi ha voluto esserci, sempre. A chi ha fatto passaparola e ci ha aiutato a fare nuovi incontri nuovi confronti. Grazie alla critica. Grazie a tutti gli artisti che sono stati con noi. Grazie a tutta QA-QuasiAnonimaProduzioni, resistiamo, combattiamo fino a non avere fiato e poi recuperiamo forza per cominciare nuovamente. Grazie al Teatro, liturgia del fare e del pensare».

Quarantena. Chiostro-Interno-Notte-Cervantes-Caravaggio è nato da un’idea di Stefano Barbagallo e Auretta Sterrantino. Quarantena è dedicato a un ipotetico incontro tra Caravaggio e Cervantes, la cui presenza a Messina è storicamente attestata seppur in tempi diversi.
La nuova produzione targata QA-QuasiAnonimaProduzioni ha impegnato la solida squadra tecnica della compagnia: le musiche originali sono state composte da Filippo La Marca; scene e costumi sono di Valeria Mendolia; Stefano Barbagallo ha curato il disegno luci; Elena Zeta è stata assistente alla regia.
Lo spettacolo è stato interpretato da due attori diplomati all’ADDA, Accademia d’Arte del Dramma Antico della Fondazione INDA di Siracusa, lo scorso anno impegnati con Marco Baliani nei Sette contro Tebe di Eschilo al Teatro Greco di Siracusa: il ruolo di Miguel de Cervantes è di Michele Carvello – già visto in Atto Unico nel ruolo di Salvo in Mare Nostrum – e nei panni di Caravaggio si è trovato Marcello Manzella, recentemente visto nel ruolo di Emone in Emone – La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamorato, testo di Antonio Piccolo vincitore del premio PLATEA (2016), prodotto dal Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Roma e Teatro Stabile di Torino.
Quarantena è uno spettacolo al di là di spazio e tempo collocato nell’istante dell’eternità teatrale, attraversando l’erotico dialogo tra scienza, arte, creatività, lingue e linguaggi, restituisce l’esatto antidoto al dramma esistenziale umano, ponendosi anche in veste di specchio sensibile e riflessione profonda sulla crisi politica ed economica attuale. Le musiche composte da Filippo La Marca alternano ambientazioni rock a elementi pop mescolando elementi new wave con il barocco napoletano e il genere tango, volto a sottolineare la modalità erotico-dialogica su cui si sviluppa l’intera pièce. La scena di Valeria Mendolia descrive un enorme arazzo di tela e parole, valorizzato dall’esplosione di luce e buio evocata da Stefano Barbagallo.