VIAGGIO NELL’ISOLA GALLEGGIANTE #2

DIARIO DI GIORNATE DI PROVA DI RICCARDO III. SUITE D’UN MARIAGE 
A CURA DI ANDREA ANSALDO
PH. VALENTINA MESSINA

3 Novembre 2018

Il giorno dopo inizio a sentirmi più a mio agio, un po’ meno estraneo al contesto. Certo, da qui a potermi definire una persona addentrata nel mondo del teatro ce ne vuole (e non poco).
Il focus del giorno riguarda una scena da montare per la prima volta. Non potendo scendere nei dettagli del contenuto della scena, mi limiterò a dire che sono rimasto abbastanza turbato. Ho avuto modo di vedere dei video di due repliche di questo Riccardo III. Suite d’un mariage, anch’essi contenenti delle scene un po’ destabilizzanti.
A costo di dover sottolineare l’ovvio, devo dire che assistere dal vivo è tutt’altra cosa. Sentire la presenza degli interpreti, respirare la loro stessa aria ed essere lì con loro, rappresenta il senso stesso del teatro.
La mia formazione artistica è stata affidata largamente al cinema, un’arte resa “magica” dal montaggio e dall’avanzare della tecnologia, maggiormente fruibile rispetto al teatro. Il cinema, oggi, è fatto per essere ammirato più e più volte e questo l’ha resa, insieme alla musica, la più commerciabile tra le arti. La natura elitaria del teatro, che si sviluppa “qui e ora” non è certo meno emozionante, ma richiede sicuramente più pazienza per essere assimilata. Per qualcuno magari rappresenta uno stimolo, per me ha rappresentato quasi un ostacolo. Posso affermare, senza remore di essere smentito, che senza questo tirocinio difficilmente avrei maturato certe riflessioni sulla natura di quest’arte.
Evitando di divagare ulteriormente, vorrei ora parlare di un’altra nuova esperienza maturata nel corso di questo secondo giorno di prove: l’invasione dello spazio scenico. Come ho scritto poco sopra, è bastata meno di una giornata per farmi sentire più a mio agio. Questa sensazione si è smaterializzata istantaneamente una volta profanato il dominio degli attori. Il mio sconfinamento era stato concordato con la regista, chiaramente, ma non per questo è stato meno traumatico. È stato come entrare nel territorio di caccia di un predatore, dove basta un movimento errato per destare attenzioni indesiderate. Il mio compito era unicamente quello di girare delle brevi clip, ma dovevo essere invisibile. Per mia fortuna avevo già in mente come muovermi, ciononostante ero nervoso e, per questo, ho evitato di passare più tempo del dovuto all’interno dello spazio scenico.
La giornata è proseguita in modo non dissimile dalla precedente, le considerazioni del giorno prima sono rimaste valide. Lascio l’edificio quando ormai il sole è calato. Mi si prospetta un’altra lunga discesa del viale Giostra, magari meno sorprendente della precedente, ma sicuramente un po’ più familiare.