RACCONTO DI UN MATRIMONIO PROFANO

di ANDREA ANSALDO
Ph. Valentina Messina

Domenica 18 novembre 2018 nella splendida cornice della chiesa di S. Maria Alemanna una sala gremita ha assistito allo spettacolo di debutto della sesta edizione di Atto Unico. Scene di Vita. Vite di Scena, rassegna annuale di QA-QuasiAnonimaProduzioni, Riccardo III. Suite d’un mariage. La regia è di Auretta Sterrantino, il cui lavoro si va a sommare con quello fatto da Filippo La Marca e Vincenzo Quadarella per la composizione dei brani musicali originali e con quello di allestimento compiuto da Valeria Mendolia, il tutto documentato dal fotografo di scena Giuseppe Contarini. I due (unici) interpreti dell’opera sono Michele Carvello e Giulia Messina, nei rispettivi ruoli di Riccardo III e di Lady Anna. La pièce non è una riproposizione dell’originale dramma shakespeariano, il quale resta comunque la principale ispirazione, bensì una messa in scena dell’agghiacciante rapporto che intercorre tra i due protagonisti. Brevemente, l’opera si sviluppa attraverso l’incontro-scontro tra Lady Anna e Riccardo, in una successione di sequenze che mostra il loro rapporto prima e dopo il matrimonio. Sul piano strutturale Riccardo III. Suite d’un mariage risulta chiaro e ordinato. Le sequenze che compongono l’opera sono saggiamente scandite dalla musica e dai vari disegni di luci, perfettamente in grado di amplificare la specifica gamma emozionale che la singola porzione dovrebbe suscitare, rivelando un lavoro certosino in fase di progettazione. Per larga parte le luci sono molto fredde restituendo la sensazione di vuoto che caratterizza il rapporto tra i due personaggi; i pochi momenti in cui le tonalità calde fanno da padrone rappresentano sequenze dal forte impatto visivo ed emotivo, che richiamano la tensione sanguinaria che intercorre tra i neosposi. A tal proposito, i due protagonisti condividono lo spazio scenico regalando un continuo gioco di prevaricazione, nel tentativo di determinare chi sia il più forte. Lady Anna e Riccardo si affrontano continuamente ma è chiaro chi interpreti il ruolo del carnefice e chi della vittima. Michele Carvello ci regala un personaggio violento, ingannatore e assetato di potere, segnato da un passato difficile; Giulia Messina, invece, porta in scena una Lady Anna guerriera, oltremodo vendicativa, tormentata dal ricordo delle morti provocate da Riccardo. Gli abusi e le minacce dell’uomo raggiungono l’apice all’interno di una sequenza in cui quest’ultimo assume il controllo totale del corpo di Lady Anna, come se questa fosse una marionetta nelle mani del marionettista, alla fine della quale avviene la loro unione in matrimonio. Nonostante ciò la rivalsa di Lady Anna avviene nella penultima sequenza dell’opera, nella quale porta Riccardo sull’orlo di una profonda crisi emotiva, il tutto accompagnato da un brano tratto dai Carmina Burana, perfetta colonna sonora di una scena solenne quanto violenta. Il tragico intreccio di Riccardo III. Suite d’un mariage avviene all’ombra di una scenografia minimalista, ma quanto mai pregna di significato: gli unici elementi che la compongono sono tre scalini da cui emerge una sghemba appendice, la cui vera natura si svela man mano che l’opera prosegue. Essa infatti è coperta da vari indumenti: prima viene sfilato il mantello di Riccardo, simbolo del suo potere; poi il vestito da sposa di Lady Anna, a rappresentare gli abusi subiti; per ultimo il velo rosso che la donna sovrapporrà al suo abito da sposa, rosso come il sangue che intende versare per completare la sua vendetta. Ciò che resta è una croce storta, la cui ombra di morte si fa presagio del tragico finale. La scenografia quindi assume connotati di protagonismo proprio grazie alla sua costante mutevolezza di significato; la croce viene rivelata solo alla fine, come a voler sottolineare che, alla fine di tutto, non può esservi altro che la morte. Allo stesso modo della scenografia, la scrittura di Auretta Sterrantino diventa sempre più chiara via via che l’opera avanza verso il finale. Il mantra “Prestato. Vecchio. Nuovo. Blu.” che si ripete costante per tutta la pièce assume significato attraverso le battute di Lady Anna, le quali riveleranno il filo che collega queste quattro parole alla sua condizione umana. L’interpretazione risulta potente, anche grazie alla scelta della direzione di portare in scena lo spettacolo allo stesso livello del pubblico che, accerchiando su tre lati lo spazio scenico, riesce a godere di ogni dettaglio di una performance molto provante, fisicamente ed emotivamente. In definitiva, Riccardo III. Suite d’un mariage risulta essere un’opera possente, forte di un comparto estetico emozionante e di una scrittura che man mano si addensa di significato, capace di fluttuare in virtù dell’assenza di plateali indicatori temporali. Terminato lo spettacolo, la scena s’illumina per accogliere la direzione artistica e gli attori, tornati nei loro panni, accompagnati da due ospiti d’eccezione: Maria Serena Marchesi, docente di letteratura inglese, e Francesco Paolo Campione, professore di Storia dell’arte e Museologia, entrambi titolari di cattedra presso l’Università di Messina. Si costituisce quindi la tavola rotonda moderata da Vincenza Di Vita, docente di drammaturgia, ufficio stampa e responsabile dell’Osservatorio Critico di QA. Emergono quindi interessanti questioni relative alla difficoltà di riportare e reinterpretare figure del repertorio shakespeariano, il faticoso lavoro degli attori sui personaggi e la pluralità d’ispirazioni che hanno contribuito alla scrittura. In più gli interventi dei due ospiti hanno portato alla luce diversi aspetti storici e iconologici propri dell’originale Riccardo III. In particolare l’intervento della prof. Marchesi ha rievocato le due figure originali, portando alla luce le similitudini che intercorrono tra i personaggi shakespeariani e le sue moderne controparti appena andate in scena; il prof. Campione si è concentrato maggiormente sull’iconografia del martirio, tematica ampiamente rappresentata all’interno dell’opera dalla figura di Lady Anna.

Andrea Ansaldo

Ph. Valentina Messina