FERRAZZANO: CORPO E CUNTO

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2020 – MESSINA
20 luglio 2020

di William Caruso

Dopo l’Amleto di Michele Sinisi, il Cortile Teatro Festival apre la seconda settimana della rassegna presso il Palazzo Calapaj D’Alcontres di Messina con (Comu veni) Ferrazzano, spettacolo di e con Giuseppe Provinzano, attore, regista e autore palermitano, già in scena in città in altre occasioni, come al Sabir Fest e all’Horcynus Festival.

Comu veni Ferrazzano è il secondo capitolo del progetto P3_coordinate popolari, trilogia che prende spunto dal ricchissimo materiale raccolto dall’etnologo siciliano Giuseppe Pitrè alla fine dell’Ottocento. Lo spettacolo è una produzione dell’Associazione Babel in collaborazione con il Museo delle marionette Pasqualino di Palermo.
Provinzano, in un’operazione interessante di immedesimazione, si mette nei panni di Ferrazzano, facendo diventare quest’ultimo il cuntista, il mediatore tra Pitré e il pubblico, tra il passato e il presente. Qui il cunto diviene non solo passaggio orale di un mondo lontano ma anche mezzo di conoscenza del personaggio, che scopre la sua anima nel suo raccontare. Provinzano costruisce la struttura dello spettacolo ispirandosi a un gioco delle antiche taverne annotato da Pitrè, Cunta e tocca: porge agli spettatori delle bisacce, da una vengono estratti i titoli delle storie, dall’altra delle parole importanti. Così facendo il pubblico è coinvolto nel gioco creativo e nasce uno spettacolo diverso a ogni replica.

La sfida, in questa performance d’improvvisazione, sta nel cuntare partendo dal titolo scelto e inserendo all’interno della storia le parole estratte dalla bisaccia.  Se il cunto viene narrato senza intoppi, vince il cuntista, con una bevuta di vino; se invece omette anche solo una delle parole estratte,  il pubblico vince, assaporando il vino offerto dall’interprete.
Delle campanelle, consegnate ad alcuni spettatori scelti da Ferrazzano all’inizio dello spettacolo, vengono suonate a piacimento di questi per interrompere il flusso dei cunti e per dare spazio alle cunfidenze del protagonista, momenti che aprono ricordi legati alla famiglia, attimi di fragilità e, di conseguenza, di empatia tra scena e platea.
In questo gioco da taverna Ferrazzano si racconta e racconta il suo mondo. Vestito di bianco, egli è il servo scaltro, l’Arlecchino della situazione, personaggio dei cunti di Pitrè e testimone di una Sicilia di altri tempi. Ferrazzano interagisce, scherza, lega con il pubblico attorno a sé,  è un gigante in una città stilizzata (opera della scenografa Petra Tombini). Gli edifici bianchi, nelle loro forme, e le piccole figure ai piedi di Ferrazzano, sembrano proiettare lo spettatore nel mondo magico di una qualsiasi città siciliana, che cambia luce a seconda delle richieste del pubblico, non solo testimone ma anche, in qualche modo, regista di questo gioco teatrale collettivo.
Il suono delle due campanelle, consegnate a una persona del pubblico sin dall’inizio dello spettacolo ha il compito di segnalare la chiusura del gioco teatrale, la chiusura della taverna.

Comu veni Ferrazzano, grazie al lavoro di Provinzano, in grado di dare corpo al cunto, restituendolo nella sua forza vitale con ironia e intensità, riesce a restituire il panorama immaginifico siciliano dimenticato, attraverso cui lo spettatore scopre il protagonista. Ferrazzano, questo uomo comune, cammina per le strade di una qualsiasi città siciliana, rispolverando la tradizione di un popolo e  restituendola nella sua semplice umanità.

(COMU VENI) FERRAZZANO
II capitolo della Trilogia P3_coordinate popolari
dall’opera di Giuseppe Pitrè
di e con Giuseppe Provinzano
luci e ambiente scenico di Petra Trombini
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

 

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena