IL SENNO PERDUTO SARÀ RITROVATO?

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021 – MESSINA
di Giulia C.

Il 26 luglio, al Museo Regionale di Messina, la letteratura ha preso vita grazie a Filippo Luna che ci ha regalato uno spettacolo magico, facendo rivivere una storia che per molti è conservata solo nei libri di scuola, la storia di Astolfo sulla luna, tratta dal celeberrimo Orlando furioso di Ludovico Ariosto.
All’inizio della pièce, Filippo Luna, nel suo completo e cappello total black, arriva alle spalle del pubblico e inizia a narrare in terza persona, con gesti maestosi e appariscenti, il racconto, ambientato in epoca cavalleresca, che vede come protagonista Astolfo, duca d’Inghilterra. Egli deve compiere un’impresa straordinaria: andare sulla luna, deposito di tutte le cose perdute sul nostro pianeta, per recuperare il senno di Orlando, valoroso paladino e protagonista del poema. Infatti, quest’ultimo, invece che combattere insieme all’esercito cristiano, ha impiegato intere giornate a cercare la sua amata Angelica; Dio, per punirlo di questa profonda mancanza, lo priva di ciò che distingue l’uomo dalla bestia, cioè la ragione. Però l’esercito ha bisogno della figura di Orlando per guerreggiare, perciò Dio dà la possibilità al cavaliere di ritornare in senno, inviando Astolfo in groppa a un Ippogrifo sul satellite della Terra.
Successivamente, l’attore, salito sul palco, continua lo spettacolo al fianco del Maestro Virginia Maiorana che suona la fisarmonica. La pièce è un efficace intreccio tra parole e musica, la quale, come dice lo stesso Luna, diventa una seconda voce. La musica, come se fosse la colonna sonora di un film, riprende gli stati d’animo di Astolfo e la tensione drammatica che si respira durante le innumerevoli prove che affronta, agevolando la fluidità della narrazione. Non a caso, tra i tanti componimenti, troviamo le colonne sonore di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e di Interstellar di Christopher Nolan.
Fa da sfondo alla scena un grande schermo che si colora per indicare i luoghi in cui si trova Astolfo: ora terre infuocate di rosso sgargiante, offuscate dalla nebbia emessa da una macchina del fumo, ora lo spazio di color blu cobalto, ora il bianco serafico misto all’argento della luna.
Su uno sgabello al centro del palco sono riposti due oggetti, importanti per la narrazione, uno spadino e un ventaglio. Il primo è l’arma che il protagonista brandisce per uccidere le malefiche Arpie all’ingresso della caverna che conduce all’Inferno; il secondo serve all’attore per introdurre Lidia, figlia del re di Lidia, tenuta in esilio in mezzo al fumo e alla polvere per non aver mostrato gratitudine verso il suo promesso sposo Alceste.
Il tema principale della pièce è la follia, eternamente attuale. Il mondo creato da Ludovico Ariosto, che Filippo Luna ci restituisce in tutta la sua suggestione, è magico, onirico, quasi visionario: sarebbe bello recuperare la nostra ragione facendo un viaggio sull’argentea luna e, così, ritrovarci e riconoscerci di nuovo. Purtroppo, il mondo in cui viviamo noi oggi, non è così fantasmagorico. Molto spesso la nostra pazzia non è genuina, legata all’eros e spinta da sentimenti profondi, come quella del famoso paladino, ma è malsana poiché nuoce agli altri, senza pietà. Inoltre, la follia di Orlando ha un fine preciso e fondato: egli ha bisogno di amare e di essere corrisposto. La sua perdita di senno non è irrefrenabile, perché Dio nel poema interviene in tempo per frenarla e per punire la negligenza di Orlando nei confronti del suo dovere di cavaliere. Invece, la follia dell’uomo moderno è spesso insignificante, poiché ad acuirla sono futili ragioni: se qualcuno non la pensa come noi, se perdiamo una competizione, se non siamo assecondati, se non riusciamo ad avere tutto sotto controllo… L’uomo moderno difficilmente placa la propria follia sotto la spinta dal pensiero razionale e dell’interesse collettivo; molte volte ha bisogno di prevalere sugli altri, non accorgendosi delle azioni impulsive che commette, accecato dalla prepotenza e dalla tracotanza.
Dovremmo tutti leggere tra le righe dell’Orlando furioso per comprendere che è possibile rimediare ai nostri errori e non essere troppo crudeli con gli altri, come Lidia, per non vivere una vita infelice tra la polvere e il tormento.

 

ASTOLFO SULLA LUNA
da Orlando Furioso
liberamente tratto dal canto XXXIV
di e con Filippo Luna
musiche eseguite dal vivo alla fisarmonica da Virginia Maiorana
produzione Nutrimenti Terrestri
Visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena