#INTACITOQUADRANTE – APPROFONDIMENTI: G. MESSINA

INTERVISTA A GIULIA MESSINA, ATTRICE, A CURA DI VINCENZA DI VITA

Quanto è cresciuto il tuo lavoro dai lavori precedenti con la direzione di Auretta Sterrantino?
La collaborazione artistica con Auretta Sterrantino nasce nel 2018 con Riccardo III. Suite d’un mariage, spettacolo che sin da subito mi ha sottoposta a una dura prova che, nel corso del tempo, ha avuto modo di raccogliere i suoi frutti ed evolversi in una complicità sempre più salda e professionale. Con Cenere. Per una poetica dell’impossibile si è fatto un grande passo avanti, il lavoro si è rivelato più intenso, con l’obiettivo di scavare in profondità, vivere una vera e propria residenza artistica insieme alla compagnia, sentire il flusso del viaggio senza mai dichiararlo finito. La prova di quest’anno già dal titolo – In tacito quadrante. Per una poetica dell’impossibile [parte II] – suggerisce un intimo legame con la precedente produzione e l’intimità di cui parlo riverbera anche nel processo creativo: con Auretta c’è sintonia, una visione comune. Inoltre la collaborazione con il mio compagno di scena, William Caruso, si è rivelata vincente, l’assistente alla regia, Elena Zeta, si riconferma un punto di riferimento e un sostegno, occhio critico sempre attento ed emotivamente in dialogo con la scena. Quest’etica del lavoro inevitabilmente mette in evidenza i progressi che sedimentano e lasciano sempre spazio all’evoluzione.

Come è stato strutturato il tuo corpo e la voce?
Durante la prima fase di lavoro dedicata allo studio a tavolino del testo, è stata subito chiara la necessità di trovare una voce, dal punto di vista tecnico capire appoggi, respiri, aperture e sospensioni. Impossibile cedere a una chiusura intima e pregna di un sentimento fine a se stesso, al contrario la ricerca di un’asciuttezza della parola e di un continuo rilancio e ascolto nel ritmo del dialogo ci hanno condotti alla concretezza profonda di questo testo, la quale ha raggiunto la sua forma più totale grazie alla solidità di due corpi vibranti, assetati di vita e in costante ascolto e contatto. La regia ha proposto uno studio sul movimento a specchio, con lo scopo di creare un unico corpo, un nucleo composto da due diverse nature, un atomo incapace di scindersi continuamente sottoposto a suggestioni e impulsi esterni, due corpi che, con la forza del gesto, con il linguaggio del segno, mettono in scena l’infinito sottotesto che la parola racchiude in sé.

Chi è il tuo personaggio?
Il mio personaggio è Lei. La percezione attraverso i sensi è la sua guida nel percorso verso la consapevolezza della sua esistenza, è cosciente dei suoi riferimenti, Lui e il cerchio, le uniche verità che, con fatica ma determinazione, attraversa e accetta. Lei, con Lui, è ricerca di equilibrio, figlio degli innumerevoli squilibri che investono l’esistenza. Insieme sono uniti nella distanza, nello spazio e nel tempo, nel dolore di una coscienza non ancora matura.

 

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena