LA RICERCA SENZA FINE

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021
di Andrea Ansaldo

La sera dell’8 settembre l’Area Iris ha ospitato, nell’ambito del Cortile Teatro Festival, In tacito quadrante, la parte seconda del progetto Per una poetica dell’impossibile, per la regia e drammaturgia di Auretta Sterrantino e prodotto da QA-QuasiAnonimaProduzioni con Nutrimenti Terrestri.
In tacito quadrante è un lavoro di ricerca che riverbera negli occhi e le menti di chi vi entra in contatto: se in fase di pre-produzione la ricerca passa per lo studio e l’esplorazione tematica e concettuale, in fase di riproduzione sulla scena sta allo spettatore trovare il senso. Chi guarda In tacito quadrante si troverà quasi inconsciamente a scegliere che peso dare a ogni singola parola, quale privilegiare e quale sottovalutare, creando una combinazione di senso differente per ogni spettatore. Descrivere l’intreccio dell’opera è quasi più un esercizio letterario che un servizio al lettore, il quale, nonostante l’indubbio mistero che il testo rappresenta, avrà parecchi elementi per trarre le sue conclusioni.
In scena assistiamo alla performance di William Caruso e Giulia Messina, che interpretano due personaggi bloccati dentro una prigione circolare divisa in quattro porzioni, come il quadrante di un orologio. Entrambi sono in costante ricerca di qualcosa di sfuggente e indefinito. Cercano il loro posto in un mondo dimenticato, ma cercano anche il loro tempo perduto, il contatto, la fuga, la salvezza da un giogo dalle pesanti catene. Il mondo all’esterno della prigione sembra rinascere dopo una catastrofe, ma allo stesso tempo aleggia un senso di sospetto, come se il fruscio delle foglie e lo sciabordio della risacca non siano altro che suoni registrati in un passato remoto. Tutto è indecifrabile e contemporaneamente leggibile in un susseguirsi di sequenze dall’alto impatto visivo ed emotivo, fino a raggiungere il finale. Quando le luci tornano a illuminare l’Area Iris, la sensazione è di aver assistito a un lavoro che riempie i sensi, che lascia turbati e ammutoliti, come se le parole non riuscissero a stare dietro al cervello e al disordine dei pensieri.
Un artista deve sapersi porre degli obbiettivi: il riconoscimento della critica, del pubblico, l’innovazione linguistica e stilistica, il denaro o chissà che altro. La produzione di Auretta Sterrantino sembra mirare alla sintesi perfetta di suoni, parole e movimento. È una di quelle ricerche che hanno un inizio ma non una fine. In tacito quadrante, in questo senso, rappresenta una pietra miliare all’interno della produzione di QA, un lavoro con il quale le opere successive dovranno confrontarsi. Suono, parole e corpo dialogano costantemente, in un continuo influenzarsi a vicenda. Le musiche di Vincenzo Quadarella sono più che un commento, sono un elemento narrativo, così come la scelta delle luci che, in alcuni momenti, sembrano colpire in modo anomalo i corpi e i costumi degli attori. La forza di alcuni momenti è tale da sembrare degna di un finale, provocando, in alcuni momenti, la dispersione dello sforzo emotivo dello spettatore. In questo senso, il problema sembra legato alla punteggiatura dello spettacolo che, a volte, sembra chiamare una chiusura definitiva che in realtà non arriva. In quanto spettatori, è giusto parlare di noi e di come, generalmente, funzioniamo. Chiunque si approcci a un’opera che si sviluppa in un lasso di tempo predeterminato, anela al suo finale. Il coinvolgimento emotivo monta con il passare dei minuti, nutrito dall’opera e da noi stessi. Lo spettatore vuole emozionarsi, autoalimentando le sue emozioni in un crescendo sensoriale. Quando si percepisce l’inizio del finale siamo vicini al climax, il massimo sforzo emotivo. Smentire questa tensione, rimandare il picco emozionale, può provocare una dispersione che alleggerisce momenti successivi che meriterebbero il medesimo coinvolgimento. È un equilibrio complicato e che necessita, ancora una volta, di una ricerca che ha un inizio ma non una fine. Eppure, nonostante questa dispersione emotiva, In tacito quadrante è un’esperienza che non può lasciare indifferenti, che riesce a entrare sottopelle. È un’opera che scombina i pensieri e crea cortocircuiti, che non vuole essere giudicata dalle sensazioni del momento, ma che vuole radicarsi e maturare nella mente e negli occhi d’ognuno.

 

IN TACITO QUADRANTE
per una poetica dell’impossibile [parte II]

con Giulia Messina e William Caruso
regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche originali Vincenzo Quadarella
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regiElena Zeta
osservatorio critico e ufficio stampa Vincenza di Vita
QA-QuasiAnonimaProduzioni/NutrimentiTerrestri
Visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena