«ARABESCATE ZATTERE»

APPUNTI SINTETICI MINIMA MENTE BLU
giovedì 11 agosto 2022, ore 01:01 – Auretta Sterrantino

Accade così che, dopo un giorno di estremo timore, ci si decida a tuffarsi.
In mare aperto.
Senza appigli e senza salvagente.
Il miglior metodo per imparare a nuotare.
Attraversare i punti complessi del testo è faticoso e non sempre si ha voglia di nuotare in mari così profondi.
Oggi eravamo pronti.
E mentre noi sondiamo orizzonti inespolorati su “arabescate zattere”, Vincenzo compone spazi sonori di senso.

AURETTA: Che poi perché «arabescate zattere»?
GIULIA: Infatti, perché «arabescate zattere»?
A.: Non chiederlo a me, io che c’entro…
G.: L’hai scritto tu.
A.: Ho solo preso nota di quello che dicevano i personaggi chiusi nella casa rossa.
G.: Tipo segretaria che mette a verbale…
A.: Più o meno.
G.: Ascolta… mi sembra di sentire un tizio che suona il flauto in una sinagoga. Lo vedo proprio.
VINCENZO: È Blu015.
G.: C’è odore di incenso…
V.: È il deserto dei Tartari, nell’attesa sospesa di qualcosa da venire che non arriva mai.
A.: Io aspetto ancora la pala che scava la terra.
G.: È molto forte questo Blu015.
A.: Lo è.
G.: Mi sento molto vicina a Sibilla. Come lei attraverso le cose con i sensi spalancati passando dall’entusiasmo alla paura, dalla quiete al dolore.
A.: Io seguo molto da vicino Kappa ed Esse.
G.: È chiaro.
A.: Necessario, per Sibilla, per il suo dialogare con loro.
G.: Anche per noi. E sarà ancora più chiaro in sala, quando la nostra interazione diventerà sostanziale, come sempre.

E così, «arabescate zattere» ci trasportano sulle montagne russe di questo viaggio sinestetico, «su accordi sintetici per una nudità d’essenza».