L’ANARCHISMO: UNA ‘MALATTIA’ PARTICOLARE

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 – MESSINA
di Sara C.

Poliomielite e anarchismo.
Sono queste le due parole che danno inizio allo spettacolo Umanità Nova, cronaca di una mancata rivoluzione della compagnia Carullo-Minasi, andato in scena il 23 agosto all’Area Iris di Messina in occasione della seconda parte dell’undicesima edizione del Cortile Teatro Festival. Uno spettacolo che, rifacendosi alla storia di un’Italia rivoluzionaria del 1969, rievoca il personaggio di Angelo Casile al fine di diffondere avvenimenti che purtroppo, ancora oggi, non sono abbastanza conosciuti.
Mentre una luce bianca avvolge il centro del palco puntando su di esso l’attenzione del pubblico, dalle spalle degli spettatori entra in scena l’attore Giuseppe Carullo, sotto le note di The Passenger. Tra le mani tiene un grande cubo nero che, con cautela, appoggia per terra al centro del palco e che sarà protagonista di un allestimento scenico molto semplice. Carullo inizia a parlare e, camminando da una parte all’altra, si rivolge al pubblico invitandolo ad ascoltare delle vicende avvenute dieci anni prima della sua nascita, e ancora oggi non abbastanza diffuse, e cercando di far nascere un legame con gli spettatori, legame che in realtà svanirà pian piano durante lo spettacolo.
Carullo dà quindi voce alla vita di un giovane e si sofferma proprio su due parole: poliomielite e anarchismo. Si tratta di due malattie, a suo dire, diverse ma al contempo simili. La prima, la poliomielite, l’ha colpito alla gamba sinistra quando era molto piccolo e per ciò è stato oggetto di derisione durante la sua infanzia. Anche la seconda, l’anarchismo, lo aveva colpito nella parte sinistra del suo corpo, ma questa volta nella parte sinistra del suo cervello. Questa ‘malattia’ lo aveva portato ad avere idee rivoluzionarie per l’Italia di quei tempi, determinando l’inizio di continui conflitti con il padre, il quale avrebbe voluto che il figlio entrasse in seminario e diventasse prete.
Da Carullo ci viene detto solo in seguito chi sia davvero questo personaggio. Fino a questo punto dello spettacolo, infatti, si potrebbe pensare che l’attore stia parlando proprio di sé stesso, ma adesso capiamo che si tratta di uno dei cinque anarchici: Angelo Casile. Inizia a raccontarci la sua storia, a partire dai Moti di Reggio fino ad arrivare al terribile incidente. Ad accompagnare ogni argomento, durante la narrazione, vi è una musica differente, che viene cambiata da Carullo stesso in modo risoluto, con un computer presente alle sue spalle, e che permette di conferire a ogni singolo pezzo maggiore enfasi: una musica più calma e lenta per una scena tranquilla e di riflessione; una musica più veloce per una scena di maggiore foga, come il litigio tra Casile e il padre.
Nonostante non sia partito il cambio luci, come ci viene detto dai Carullo-Minasi in un’intervista, a questo punto termina la prima parte dello spettacolo e, nella seconda, Carullo si sofferma soprattutto sull’incidente di cui Casile fu protagonista, insieme agli altri giovani, che si facevano chiamare gli “anarchici della Baracca”.
L’allestimento scenico è completato da quattro sedie vuote che inizialmente erano chiuse alle spalle di Carullo e che vengono adesso sistemate, due a destra e due a sinistra del cubo nero su cui è seduto, probabilmente a indicare gli altri quattro anarchici.
È il 26 settembre del 1970 e i cinque anarchici – Gianni Aricò, Annelise Borth, Franco Scordo, Luigi Lo Celso e lo stesso Casile –, in viaggio verso Roma, stanno portando un dossier, da loro compilato, sulla rivolta e sulla Strage di Gioia Tauro, alla redazione di Umanità Nova. A interrompere il loro viaggio è un autotreno, protagonista di un misterioso incidente che coinvolge proprio i cinque giovani, ormai senza vita. Il dossier, quindi, non arriverà mai a destinazione e addirittura scomparirà.
Il nome stesso dello spettacolo, Umanità Nova, riprende proprio il nome del giornale anarchico perché i Carullo-Minasi ritengono che il problema principale sia proprio la comunicazione. Attraverso questo spettacolo, infatti, non vogliono semplicemente narrare i fatti, ma vogliono soprattutto diffondere queste notizie per continuare a cercare la verità e far sì che si possa parlare di più di questi eventi, in modo che anche i più giovani siano a conoscenza di quanto è accaduto durante quegli anni e che queste vicende vengano trascritte anche nei libri di storia.

 

UMANITÀ NOVA
cronaca di una mancata rivoluzione
con
 Giuseppe Carullo
regia Cristiana Minasi
drammaturgia Fabio Pisano
assistente alla regia Sergio Runci
collaborazione Fabio Cuzzola, Giovanna La Maestra, Massimo Ortalli
consulenza musicale Alessandro Calzavara
produzione Sciara Progetti Teatro e Carullo-Minasi

visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL di Messina
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho