OSSESSIONI, DUBBI E DOMANDE NELL’OSCURITÀ

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER MINIMA MENTE BLU
di Giulia C.

Cos’è che anima in profondità l’Arte? Come ci si può donare nudi alla sua immensità senza inibizioni? Quali sono le esperienze che attraversano chi si china di fronte a essa per contemplarla? E le sue ossessioni?
Domande, ancora domande, dubbi, vicoli bui e profonde ferite colorano di poesia il Cortile Teatro Festival all’Area Iris di Ganzirri: Minima Mente Blu. Accordi sintetici per una nudità d’essenza, scritto e diretto da Auretta Sterrantino, secondo studio del primo capitolo della Trilogia dell’Arte, riflette sull’impellente bisogno di esplorare la propria nudità, la nudità che compone il magma dell’essenza, il ricercare sé stessi al di là degli schermi e dei filtri, al di là delle menzogne che ogni giorno ci raccontiamo, per essere finalmente completi, liberi e, soprattutto, vivi. Ed è proprio la ricerca di questa mai raggiunta completezza che più scuote la protagonista, Sibilla che, sola sulla scena, si sente dimezzata a causa dell’assenza della sorella Xenia, la sua metà, abbandonata insieme al mondo dell’infanzia in cui tanto avevano giocato. Perduta, spezzata, Sibilla (interpretata da Giulia Messina) decide di procedere (o forse retrocedere) in quell’abisso senza limite, di intraprendere il suo viaggio per sentirsi finalmente completa, vivendo indimenticabili esperienze, attraversando infinite forme, emozioni, provando sensazioni mai concepite da chi non sa guardare e da chi non sa scrutare l’oltre. Sommersa da una molteplicità di colori e accordi, si lascia condurre dai Maestri Kappa ed Esse nella casa dell’Arte, l’atelier dove lavorano in cui tutto sembra possibile, «dove il vino si beve con gli occhi», dove tutto sembra un sogno irraggiungibile. Sibilla sembra essere disposta al sacrificio, a diventare il nuovo oggetto di interesse dei due Maestri che vogliono sezionarla, studiarla, esplorare fino alle viscere la sua nudità. Però tutto questo ha un prezzo. Sibilla è veramente cosciente di ciò che sta accadendo oppure è tutto un’illusione? Cosa è disposta a sacrificare per ritrovare il suo sé?
I movimenti di Sibilla seducono con la loro eleganza, stregano sin dall’inizio il pubblico, che si ritrova immerso in una nuova realtà o forse in un sogno. Sibilla viene animata da accordi e colori, da suoni e assordanti rumori, dalle mille sfumature che protendono da un lato verso la luminosità di un chiaro, dall’altro verso le tenebre e le ombre di uno scuro. La scena è spoglia di elementi perché per riempirla sono sufficienti le voci tormentanti e tormentate che Sibilla sente nell’«eremo dell’animo» suo e che il pubblico percepisce, rapito dai sublimi movimenti che si insinuano con liricità nella parola. Le musiche di Vincenzo Quadarella si muovono sulla scena sin dall’inizio, proiettando il pubblico verso una dimensione nuova e inesplorata: talvolta violente e viscerali, talvolta estremamente evocative, si parcellizzano e si legano ai movimenti e alla parola di Sibilla come se formassero un unico corpo, in un’omogeneità che diventa poesia. Il binomio musica/parola si arricchisce ancora di più con il variare di luci in scena che sembrano contraddistinguere il colore delle emozioni che attraversano Sibilla, in contrasto con la sua veste nera, lunga, austera: il portamento della protagonista ricorda quasi quello di una ninfa notturna; luci che si imprimono nella mente poiché attraversano con cura metodica il corpo di Sibilla nel suo mutare, nel cambio repentino delle circostanze che la avvolgono.
La ribellione compositiva di Schönberg e la geometria di Kandinskij si legano indissolubilmente in Minima Mente Blu dove suono, colore, parola e movimento sono spicchi di un unico intero che non può essere diviso. Minima Mente blu è un lungo viaggio che affonda le radici nel disperato bisogno di umanità in un mondo dove non sembra esserci alcuna speranza, dove è facile perdersi e sempre più difficile ritrovarsi. Guardando lo spettacolo, viene spontaneo chiedersi se sia più giusto partire verso un lungo cammino, che è la vita, affidandosi a qualcuno – come Sibilla decide di fare diventando tela e pentagramma dei Maestri Kappa ed Esse – oppure restare, chiudere gli occhi e soffermarsi su ciò che c’è intorno. La risposta è dentro di noi, basta esplorare. La dimensione inafferrabile e alternativa che costruisce Auretta Sterrantino attraverso l’uso sapiente della parola, catapulta il pubblico in un’esperienza quasi onirica, affascinante, ma che a ogni angolo riserva insidie impercettibili.

  

MINIMA MENTE BLU
Accordi sintetici per una nudità d’essenza
II studio su V. Kandinskij e A. Schönberg
I capitolo della Trilogia sull’Arte
con Giulia Messina
regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche e progetto audio Vincenzo Quadarella
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regia Elena Zeta
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
produzione QA-QuasiAnonimaProduzioni / Nutrimenti Terrestri

visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL di Messina
Diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena