UN TUNNEL DI SUONI E COLORI

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER MINIMA MENTE BLU
di Sara C.

«L’occhio aperto e l’orecchio vigile trasformeranno le più piccole scosse in grandi esperienze».
V. Kandinskij

Giorno 17 settembre, presso l’Area Iris di Messina, è andato in scena in prima nazionale Minima mente blu. Accordi sintetici per una nudità d’essenza, scritto e diretto da Auretta Sterrantino e interpretato da Giulia Messina. Si tratta del secondo studio sulla poetica di Kandinskij e Shönberg, primo capitolo di una Trilogia dell’Arte, aperta da un primo studio, Nudità. Chiaroscuro permanente.
Minima Mente Blu vede in scena un solo personaggio, Sibilla, in dialogo spesso con due figure, i Maestri Kappa ed Esse che, anche se assenti fisicamente, la aiuteranno a intraprendere il suo percorso.
Il titolo di questo spettacolo è un gioco di parole dai significati interessanti: due semplici termini connessi tra loro, ‘minima’ e ‘mente’, che insieme formano un avverbio ma che separati possono assumere entrambi la funzione di soggetto; e poi l’aggettivo ‘blu’, quel blu profondo che Sibilla vede come risultato della sua ultima nota e che cambierà completamente la sua esistenza.
Ancor prima dell’inizio dello spettacolo e dell’arrivo del pubblico, in scena c’è Giulia Messina, da sola, mentre disegna il perimetro dello spazio in cui si muove, una pedana a forma di ‘T’ che, essendo molto bassa, permette al pubblico di sentire Sibilla più vicina, più familiare. Un particolare che, non a caso, riesce a creare più facilmente quella ‘bolla’ capace di far sentire il pubblico parte dello spettacolo e che permette di congiungere l’occhio all’orecchio, la vista all’udito, concentrando l’animo di ogni spettatore in un unico punto: l’immagine di una ragazza che, nella ricerca della musica e del colore, trova in sé la Nudità.
Le luci di sala si spengono e in scena vengono eseguiti con precisione e sicurezza movimenti particolari, quasi insoliti, sempre connessi l’uno con l’altro. Si tratta, infatti, di movimenti decisi e definiti, mai scollegati tra loro, che creano una vera e propria armonia. Ad accompagnare tali movimenti vi è per tutto lo spettacolo l’alternarsi di musiche emotive e musiche dai suoni quasi disturbanti e pieni di tensione, ma anche l’alternarsi di poche luci tenui e delicate e più luci colorate e intense. La luce e la musica infatti cambiano e i movimenti di Sibilla vengono adesso accompagnati dalla parola e l’azione entra nel vivo.
Il percorso che Sibilla decide di intraprendere conduce la ragazza a trovarsi davanti a infiniti dubbi e domande che la spaventano: da una parte la ricerca della sorella, Xenia, la sua semiminima, che continua a suscitare in lei la nostalgia dell’essere in due, nostalgia che in parte viene placata dal pensiero che «soli non significa infelici»; dall’altra, invece, la ricerca dell’Arte, che la conduce a diventare apprendista dei due Maestri.
Ogni mese, segue le stesse procedure per creare sempre un colore, corrispondente a un accordo: il blu cobalto in sol diesis minore, che dovrà essere analizzato dai due Maestri. Un modo che permette di congiungere la pittura alla musica, il colore al suono.
Un giorno Sibilla, dopo aver seguito attentamente tutte le procedure come sempre, si presenta ai suoi Maestri con la fiala di colore. I due uomini, però, restano sconvolti, straniti. Uno dei due esce fuori di sé, l’altro tenta di calmarlo, ma invano. Sibilla non capisce cosa non vada, non capisce cosa ci sia di strano. Si trova immersa in una bolla di pensieri, di dubbi, che la assillano e accrescono in lei ansia e timore. Eppure, quello era blu cobalto, giusto? Cosa c’era di sbagliato? Cosa non andava? I due Maestri dicono di poterla aiutare e inizia quindi un esperimento, un gioco, «il loro gioco». Le chiedono di «posare nuda» ma Sibilla è titubante, si vergogna e ha paura. Lei crede che la nudità a cui Kappa ed Esse si riferiscono sia una nudità fisica, ma in realtà si tratta della sua nudità interiore. La giovane ragazza, quindi, convinta dalle parole dei due Maestri, accetta di sottoporsi all’esperimento e nel momento in cui viene analizzata inizia a provare una strana sensazione, quasi di vuoto. Sibilla è dentro sé stessa e fuori è pieno di rumori: è turbata, tormentata dapprima da frammenti di immagini che la bombardano, poi da un mare in tempesta e, infine, da «corpi olocausti». Ma, a seguito di queste fasi, Sibilla trova la sua Nudità, trova la pace e la quiete. E, questa volta con tono calmo e sereno, pronuncia le stesse parole che hanno dato inizio allo spettacolo.
Minima Mente Blu è uno spettacolo capace di far riflettere lo spettatore, generando in lui nuovi dubbi e nuove domande, proprio come accade a Sibilla. È un’esperienza che suscita nel pubblico il pensiero della ricerca della propria Nudità, del proprio essere, un’esperienza attraverso la quale ognuno di noi può scavare in fondo a sé stesso per trovare ciò che prima era nascosto, offuscato.
È stato sicuramente uno spettacolo molto apprezzato, che ha lasciato un segno tanto profondo nel pubblico, dono ricambiato dagli spettatori con un lungo applauso.

 
MINIMA MENTE BLU
Accordi sintetici per una nudità d’essenza
II studio su V. Kandinskij e A. Schönberg
I capitolo della Trilogia sull’Arte
con Giulia Messina
regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche e progetto audio Vincenzo Quadarella
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regia Elena Zeta
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
produzione QA-QuasiAnonimaProduzioni / Nutrimenti Terrestri

visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL di Messina
Diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena