UN MARE DI STORIE

L’OSSERVATORIO DI QA SU TRA SCILLA E CARIDDI, UN PROGETTO DI GIULIA DROGO E ANGELO CAMPOLO
di Giulia Cavallaro

A rompere la monotonia dei fine settimana ottobrini è arrivato il Festival degli Aquiloni che per il quarto anno ha colorato i cieli di Torre Faro da venerdì 21 a domenica 23 ottobre. In questi tre giorni di divertimento e risate, a Capo Peloro arriva anche il furgoncino della compagnia Daf Project, ideato da Angelo Campolo e Giulia Drogo, che ha permesso, permette e permetterà ad Antonio Previti e Nunzia Lo Presti di girare con lo spettacolo Tra Scilla e Cariddi per le periferie messinesi per il progetto Periferie Artistiche. Un tour in fase di continua costruzione che va avanti grazie alle richieste dei cittadini e che sabato 22 ottobre ha fatto tappa presso l’Horcynus Orca.
Uno spettacolo adatto a tutti, costruito a strati, che permette di avere tra il pubblico bimbi piccoli e adulti allo stesso tempo, consentendo a tutti di trovare il proprio posto. È la storia di Antonio Scilla e Nunzia Cariddi a essere portata in scena: un calabrese e una siciliana discendenti direttamente dai due mostri marini che abitano lo Stretto e figli di due famiglie rivali. Ma, così come la tragedia shakespeariana ci insegna, non basta una faida familiare per evitare lo sbocciare di un amore. La giovane è incinta e i due necessitano di trovare un porto sicuro in cui stare senza che nessuno possa rompere il loro legame perché, come dice la tartaruga Jonny a fine spettacolo, «il mare, anziché unire i popoli che stanno sopra e sotto, finisce per dividere, smembrare, inghiottire».
Tra Scilla e Cariddi si struttura su più livelli: una storia epica e rivisitazione del mito per i più piccoli; un buffo racconto di traghetti che ritardano e una piccola striscia di mare che separa più delle montagne più alte; un racconto che parla di famiglie, di lotte, di apparenti scappatoie e di soluzioni alternative.
E l’attenzione del pubblico si mantiene sempre viva grazie al fare degli attori: non si limitano infatti a interpretare i due giovani innamorati, ma conducono anche lo svolgersi degli eventi da veri e propri narratori, entrando e uscendo dal personaggio con disinvoltura. Inoltre, a fine spettacolo, si trattengono con gli spettatori perché siano loro stessi a diventare i protagonisti ponendo domande o tirando fuori le curiosità più bizzarre di grandi e piccini.
Che poi, lo Stretto di Messina è davvero una barriera così invalicabile? O siamo solo noi, siciliani e calabresi, a vedere rivalità e differenze che in realtà non esistono?
Alla fine dello spettacolo, andato in scena in doppia replica il 22 e il 23 ottobre presso l’Horcynus Orca, abbiamo posto qualche domanda ai due interpreti, Nunzia Lo Presti e Antonio Previti circa il loro lavoro e il valore sociale del loro operato, in questo caso reso possibile grazie al bando per gli spettacoli nelle periferie promosso da Ministero della Cultura e dal Comune di Messina, vinto da Daf Projects.

Com’è stato per voi lavorare a questo progetto?
N.L. Senza volere essere troppo scontata, direi molto bello. Si sono incrociati vari fattori che sono diventati insieme virtuosi: è stato vinto il bando Periferie Urbane, il teatro sta andando con grande semplicità incontro alle persone spesso nei quartieri più difficili e incontriamo tanti ragazzini che non hanno mai visto uno spettacolo teatrale. Con Angelo Campolo è stato per me un nuovo incontro, ci conosciamo da tanti anni e dopo varie esperienze ci siamo ricongiunti in questa; invece Antonio Previti non lo conoscevo. Trovo che sia stata una bella avventura, soprattutto perché la risposta del pubblico è stata veramente eccezionale. Siamo partiti con un programma di repliche, ma sono diventate sempre di più grazie al passaparola, che è stata la più grande soddisfazione per noi. Evidentemente il progetto e la storia per come è stata raccontata hanno funzionato e toccato le corde degli spettatori.
A.P. Anche per me è stato molto bello. Il testo parla della Sicilia, una Terra che conosciamo, con tutte le insidie che un ragazzo della mia età può incontrare. Angelo Campolo, conoscendoci, ha esaltato alcuni dei nostri lati caratteriali, creando gli alter ego Antonio Scilla e Nunzia Cariddi, che poi noi abbiamo portato in scena giocando molto a fare noi stessi. Non credevamo che lo spettacolo potesse essere seguito da bambini molto piccoli, ma in realtà la prima replica è stata davanti a un pubblico di bimbi di 10 anni massimo. Qualche giorno fa, però, abbiamo fatto una replica al Tribunale con persone grandi: sono parole che in qualche modo arrivano a tutti in maniera diversa.

Qual è stato il processo creativo che avete attraversato durante la costruzione e messa in scena dello spettacolo?
N.L. Sicuramente ci sono state varie fasi: l’autore del testo (e regista, NdR), Angelo Campolo, aveva una sua idea che poi ha rimodulato sui corpi e sull’indole degli attori. I nostri personaggi, Scilla e Cariddi rivisitati, sono un pretesto per parlare non solo del mito, ma anche del rapporto con la tradizione, del futuro fino anche allo Stretto di Messina, che è un qualcosa che divide e lega allo stesso tempo. È chiaro che farlo su un furgoncino in giro per la città ti mette di fronte a vari impedimenti concreti.
A.P. Il processo creativo è nato al CEP, ospiti di Padre Sergio; ci vedevamo tutti i giorni cercando di costruire la storia passo dopo passo. Angelo scriveva il testo, lo leggevamo insieme e si iniziava a provare. Siamo poi arrivati al debutto in quel luogo, all’interno perché quel giorno pioveva. Ecco, quel giorno è stato molto bello perché fino a quando non mostri lo spettacolo al pubblico hai sempre il dubbio che possa piacere o essere seguito; quando però vengono da te i bambini e ti dicono che vogliono fare teatro e ti chiedono dove possono farlo, resti soddisfatto.

Dopo le ormai numerose repliche fatte finora, qual è stata la risposta del pubblico e quale pensate possa essere l’impatto sociale del vostro spettacolo sui luoghi periferici tra cui vi muovete?
N.L. Per me la risposta è stata molto buona. Abbiamo avuto un pubblico piuttosto variegato, persone di tutte le età, da bambini veramente piccoli a nonni che accompagnavano i nipoti e il riscontro è stato molto positivo. Il contatto con il pubblico è per me la parte più bella e che più mi è mancata in questi anni, nonostante per un attore non sia sempre facile sostenere lo sguardo diretto dello spettatore. Inoltre, soprattutto i non adulti sono ancora spregiudicati nei confronti dello spettacolo e degli attori, per cui fanno osservazioni di ogni tipo e tu da attore devi saperle accoglierle, da un lato, ma dall’altro dettare le regole del gioco. Noi vogliamo stimolare l’ascolto dei ragazzi, allenarli alla relazione con un qualcosa che probabilmente non sono abituati a vedere. Spesso nessuno li porta a teatro o magari i genitori non ne hanno la possibilità; o ancora il teatro viene spesso percepito come un qualcosa che non è per tutti, qualcosa per pochi.
A.P. La risposta del pubblico è sempre diversa: ci siamo scontrati anche con i più duri che all’inizio sembra non vogliano ascoltare. È compito nostro, però, adattarci a chi abbiamo davanti. A Castanea abbiamo ritardato di 40 minuti il rientro perché abbiamo ricevuto tantissime domande a fine spettacolo. E tante volte sono domande belle di ragazzini che seguono la storia e ci regalano la soddisfazione più grande. La cosa bella è essere la rottura all’interno di un quartiere… si cerca di andare lì dove il teatro probabilmente non arriverebbe seguendo strade comuni, rappresentando quindi una sorta di rottura mettendo in scena la storia che portiamo in giro. Io faccio teatro in carcere e lì come in questo progetto non mi professo educatore o salvatore della patria. Probabilmente siamo più dei semini che potranno fiorire un giorno, anche per sbaglio, anche in una sola persona.

 

TRA SCILLA E CARIDDI
Progetto di Giulia Drogo e Angelo Campolo
Con Nunzia Lo Presti e Antonio Previti
Assistente Christian Basile
Scene e costumi Giulia Drogo
Testo e regia Angelo Campolo
Una produzione DAF Project
nell’ambito di Periferie Artistiche – Spettacoli a Messina
Progetto vincitore del bando per gli spettacoli nelle periferie promosso da Ministero della Cultura e dal Comune di Messina

visto al FESTIVAL DEGLI AQUILONI
organizzato da PRO LOCO CAPO PELORO
22 ottobre 2022, Torre Faro – Messina