#ATUPERTU: GLI ATTORI DI NUDITÀ
RIFLESSIONI DI MARIALAURA ARDIZZONE
Nudità è un testo estremamente emotivo e molto complesso, un testo che già dalla prima lettura non ti attraversa la mente, non passa per le vie dell’intelletto ma ti prende direttamente alle viscere. Dopo la prima lettura del testo ricordo di essere stata molto confusa e quando la gente mi chiedeva: “allora su cosa stai lavorando? hai letto il copione? di che parla il testo è bello?” Io non sapevo davvero dare una risposta e mi limitavo a sussurrare un “boh!” Nudità non sta nella trama, va al di là delle parole. Nudità è tutto ciò che ci pulsa dentro, nudità è passione allo stato puro, una passione impalpabile, quella che ci spinge giù dal letto ogni mattina, è un’urgenza, è necessità, è pura forza vitale. E allora come si fa a parole a riassumere tutto questo? Come si può spiegare quel palpito, quella passione che ci arriva dritta allo stomaco come un pugno, quella spinta costante che ci fa agire e muovere alla ricerca di qualcosa di più alto? Nudità è una sensazione, nudità è un’emozione la stessa che abbiamo provato tutti quando ci siamo fermati a dire: “da grande farò…” Quel silenzio prima dell’inizio, della ricerca, del percorso per raggiungere il nostro obiettivo.
Tutti i personaggi che popolano questo testo sono estremamente complessi sono costantemente spinti da diverse emozioni che si muovono in parallelo. I tre personaggi, in modo diverso, seguono la passione, l’istinto, hanno una missione e investono la loro intera esistenza per portarla a compimento.
Sibilla, in particolare, è un essere talmente semplice da essere quasi enigmatico. Il primo atteggiamento che ho avuto verso questo personaggio dalla prima lettura è stato un senso estremo di protezione, un atteggiamento un po’ materno, forse perché in lei trovo le mie radici, le più grandi paure e passioni che hanno popolato la mia vita e quando ci si trova a combattere con in propri fantasmi la posta in gioco si alza e i rischi aumentano notevolmente.
Sibilla per me è l’emblema della purezza, dell’ingenuità chi si difende dai torti della vita non con rivalsa, non con odio ma con tanta curiosità, con la voglia di credere che una volta toccato il fondo si possa risalire puntando all’arte, cercando quel modo di esprimere il pieno che si ha dentro, cercando quel canale per buttar fuori e far vivere il proprio mondo interiore, le proprie passioni che una volta espresse diventano arte pura.
Sibilla passa dal dolore straziante alla più totale ingenuità, lei si fida totalmente di questi due “maestri” che la incantano, lei prova una grande inferiorità un timore, quasi reverenziale, di fronte a quelle che per lei sono due eccellenze: i” maestri” nel vero senso del termine, maestri di vita, maestri capaci di estrapolare l’arte che ti pulsa nelle vene e di elevare lo spirito, maestri capaci di modellare gli essere umani restituendone un’emozione.
Ogni fase del lavoro è stata estremamente complessa. Partendo dalla fase di lettura in cui avevamo sempre bisogno di tenere a mente il percorso, in cui era assolutamente importante seguire l’arcata totale e completa del testo per capire in fondo l’evoluzione del personaggio. Nudità è un testo che va letto tutto in un fiato senza pause, va seguito dall’inizio alla fine in quanto ogni parola, ogni silenzio, ogni singola nota risultano totalmente funzionali all’evoluzione della storia e del mondo interiore di ciascun personaggio. Dopo una lunga fase di analisi e di scambi costanti di visioni, sensazioni e percezioni è diventato assolutamente necessario mettersi in piedi, far vivere il testo nello spazio, dare corpo e voce e movimento a questi tre personaggi così vivi, così pieni di tutto. Sicuramente noi stessi sentivamo l’urgenza di lasciare la fase di lettura per far vivere il testo, in quanto parlando di passioni la lettura rischia di essere limitante. Tutto è funzionale al testo ogni singolo sguardo, ogni movimento. È un testo che, più di qualunque altro, va vissuto, consumato, sofferto con il proprio corpo, il proprio sguardo e le proprie sensazioni.
La relazione con lo spazio è stata utile a modellare le linee del personaggio, capire il modo di stare, di ascoltare. Ho scoperto molto sul corpo di Sibilla, sentirsi forse a volte poco all’altezza e un po’ di impaccio, l’essere controllata nei movimenti, il modo attento di aggirarsi in questo luogo così delicato, in questo vero e proprio laboratorio di arte. Le musiche sono in questo spettacolo una cornice essenziale, musiche talmente energiche e a tratti aggressive da sembrare avulse allo spettacolo stesso ma fondamentali nel restituire il tormento, quel calderone di impulsi in cui ogni singola nota diventa specchio del tormento interiore di ogni singolo personaggio.
Nudità è un testo difficile, un testo dalle molteplici interpretazioni, ma è un testo che affronta la tematica della ricerca, dell’ossessione nel raggiungimento della perfezione. Tratta dei limiti umani, della capacità di rialzarsi davanti a un dolore troppo forte da sostenere, della solitudine, del sentirsi talmente pieni di qualcosa da non trovare la via più diretta per esprimersi. Forse nella mia chiave di letture ciò che maggiormente mi ha colpito è stato il tentativo dei personaggi di credere, credere fortemente in qualcosa cercando in questo la forza di andare avanti nonostante tutto. Non so cosa arriverà agli spettatori, non ho aspettative particolari, ciò che mi auguro è che possano ricevere un brivido, un palpito, un’emozione che possa colpirli direttamente alle viscere niente altro.
Nudità, seppur molto diverso dai precedenti, segue una linea con gli altri spettacoli. Lavoro da poco con QA ma ho avuto modo di notare come si dia molto spazio al mondo interiore, come ogni singolo personaggio sia talmente complesso da poter vivere di vita propria. I personaggi dei testi di Auretta mi rimandano sempre alle anime dannate del girone dantesco. Covano un dolore, una sofferenza che li ha portati in quel preciso momento, in quell’esatto punto fino allo snodo della matassa che in automatico chiude il cerchio per poi riaprirlo. Il continuo ritornare a un punto che possa essere allo stesso tempo un nuovo inizio o la fine di tutto. Personaggi fuori dal tempo e dallo spazio condannati a rivivere in eterno quelle passioni, quelle emozioni.
Questo preciso testo (frutto interamente della creatività di Auretta) raggiunge un livello superiore sul piano della scrittura, è un ingranaggio perfetto, non solo per quanto concerne la trama ma soprattutto per la scelta accurata di ogni singola parola, di ogni silenzio, per creare quella musicalità quella melodia che permetta ad ogni concetto di arrivare chiaro alle orecchie di chi ascolta.
RIFLESSIONI DI LIVIO BISIGNANO
“Nudità” è un testo molto forte, la summa del pensiero di Auretta su cosa significhi l’Arte e su ciò che deriva dalle estreme interpretazioni della stessa. Un copione complesso, che ha avuto bisogno di tempo per poter essere capito appieno nelle sue sfumature e metabolizzato da noi attori.
Il personaggio che interpreto si chiama Maestro Esse, (figura ispirata al compositore Schonberg, grande amico di penna del pittore Kandinskij), musicista che vive e lavora da moltissimi anni insieme al Maestro Kappa.
I due sono uniti dalla spasmodica ricerca del concetto di “opera totale”, e si fanno aiutare in questo compito dall’eterea Sibilla, assistente a cui assegnano mansioni di vario tipo.
Esse è un uomo affascinante e curato e ha anche un animo incline alla seduzione, al contrario di Kappa, che non si fa distogliere da distrazioni tanto terrene.
Calarsi in Esse e vivere la moltitudine di sensazioni che si avvicendano durante il dipanamento dello spettacolo non è stato facile, ma giorno dopo giorno ho sentito crearsi una connessione sempre più forte che mi ha permesso di comprenderne (almeno spero!) le sfumature più sottili.
Finora è il testo di Auretta in cui abbiamo lavorato di più a tavolino, ed è stato un lavoro assolutamente necessario, dovuto alla ricchezza del linguaggio e delle emozioni, che esplodono come in un turbine di colori.
Come se non bastasse, tutti i movimenti che vengono fatti in scena sono studiati uno ad uno e la connessione con le splendide musiche è sempre profonda e mai banale, quasi misurata al secondo.
Tutto ciò ha richiesto ore e ore di prove, che però non sono mai state troppo pesanti da sostenere, in quanto si è lavorato in un gruppo ormai affiatato che si muove nel massimo rispetto dell’equilibrio l’uno dell’altro.
Da questo spettacolo mi aspetto che lo spettatore possa recepire delle emozioni forti, come un pugno nello stomaco; che possa essere da spunto per una riflessione seria su un tema vasto e interessante quale è quello dell’Arte e su quali possono essere le conseguenze di una ossessione.
Perché in fondo è questo quello che cerca di fare il Teatro di Auretta, aprire la mente ai pensieri più profondi che si nascondono in ognuno di noi, sommersi dalla superficialità del vivere moderno, il tutto non con la mera e vuota boria dell’intellettuale, bensì accompagnato sempre da una storia, un mistero che coinvolge e nutre lo spettatore, conducendolo per mano alla fine.
RIFLESSIONI DI ORESTE DE PASQUALE
Nudità è, come tutti gli spettacoli scritti da Auretta Sterrantino, molto complesso. Si può leggere su più piani, dalla storia pura e semplice al livello più profondo. È quindi uno spettacolo che necessita di parecchio studio, per poterne cogliere tutte le sfaccettature. Per chi lavora con l’arte e per l’arte, come noi, è una sfida molto stimolante metterla direttamente in scena l’arte, parlare di arte. Per questa ragione il coinvolgimento emotivo è molto forte, io personalmente ma anche i miei amici e compagni di viaggio, ci riconosciamo spesso e volentieri in ciò che diciamo.
Il mio personaggio, il Maestro Kappa, è una figura ispirata a quella di Kandinskij, e già solo per questo si tratta di una sfida al tempo stesso stimolante e difficile. Un artista, un pittore, alla costante ricerca di qualcosa. La perfezione, “l’opera totale”, ciò che sta al di là di quel velo che normalmente ci copre gli occhi, quel velo che ci separa dalla Verità. È spinto da un desiderio, da un fuoco, talmente forti da distruggere quasi la sua umanità. O meglio, i suoi rapporti con gli altri. E per una persona particolarmente empatica come me, questa anaffettività è davvero difficile da realizzare sulla scena. Difficile e naturalmente parecchio stimolante. Al tempo stesso dare voce a Kappa è stato per me molto naturale, quando si perde nella assoluta bellezza dei colori o della musica.
In questo percorso è stato fondamentale il lavoro di lettura a tavolino, essendo questo un testo davvero difficile, scritto con un registro alto. Ogni parola ha il suo peso, la sua importanza e il suo significato, da questo punto di vista credo sia lo spettacolo più bello scritto da Auretta fino ad ora.
Nudità si inserisce perfettamente nel percorso che da diverso tempo abbiamo intrapreso con QA. Si trovano elementi di “InSomnium”, “Quando, come un coperchio”, “Matrioska”, nei significati, nei personaggi e naturalmente nella regia. È una nuova tessera che entra a far parte di un mosaico più grande che piano piano prende forma, e che al tempo stesso non sta mai fermo, ma si muove di continuo, alla ricerca sempre di qualcosa di nuovo. Perché la vita è ricerca. Smettere di cercare equivale a smettere di vivere.