MAESTRO, MAESTRI
QUASI ALTROVE
di Giusyrene Pellegriti
La figura del maestro ha spesso assunto toni contrastanti dando una immagine di se stessa a volte negativa, a volte positiva. Ma analizziamo l’etimologia della parola: “magistrum”, aggettivo derivante dal sostantivo latino “magister”, ha la stessa radice di “magnus” ovvero “grande”, da cui deriva “major”, “il più grande”, “il maggiore”. Quindi il maestro è colui che è maggiore in qualcosa, colui che eccelle in qualcosa e per questo è in grado di poter insegnare agli altri.
Il maestro era nel passato qualcuno di assolutamente indispensabile, qualcuno che, molte volte, non si limitava solamente a impartire insegnamenti riguardanti un ars (qualsiasi essa fosse) ma, tramite essa, ti insegnava la vita. Perché il vero “Maestro” non si limita al nozionismo teorico, ma ti trasforma dentro. È un essere umano che ti trasforma in profondità e perché no? trasforma anche la tua vita. Infatti quando qualcuno ti trasforma, o riesce a far emergere da te la vera essenza, anche la vita viene osservataa e assaporata con altri occhi e inevitabilmente a poco a poco ogni cosa che dici e fai assume una valenza diversa, totalmente insolita. E non è assolutamente detto che dopo ciò le cose rimangano invariate. Possono cambiare, anche radicalmente.
Non ho mai conosciuto nessuno che avesse incontrato un vero maestro e che, una volta venuto a conoscenza della notizia della sua dipartita, non avesse sofferto tanto quanto se avesse perso un padre. Perché un maestro è simile a un padre, solo che è su un altro livello. Ha il potere di trasformarti e nutrire il tuo spirito, anche se allo spirito non credi e pur non avendo con te un legame di sangue o parentela.
Non tutti i maestri purtroppo tirano fuori quanto di bello c’è nei loro allievi e le trasformazioni che essi attuano non sempre sono positive. Recentemente mi è capitato di sostenere una discussione con un ragazzo algerino, mio “amico” su Facebook, riguardo agli orientamenti sessuali e ai diversi percorsi spirituali. Lui molto chiaramente mi ha detto che per lui, sarebbe giusto che tutti gli appartenenti alla comunità LGBT morissero in quanto “malati e depravati” e che approva le leggi di tutti quei Paesi che a tutt’oggi li condannano a morte. La discussione si è conclusa con lui che mi minacciava di finire tra le fiamme dell’inferno se non mi fossi voluta convertire all’Islam. Non voglio aumentare l’ostilità e l’odio che ai giorni nostri molte persone hanno nei confronti dei musulmani. Ho amici appartenenti all’Islam, amici conosciuti anni fa in un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo a Comiso (RG), e non sono estremisti, non ho mai avuto problemi con loro tanto che a tutt’oggi ci sentiamo e se capita ci rivediamo. La reazione avuta da questo ragazzo non è comunque molto lontana dalle reazioni che, per mia esperienza, hanno molti cattolici fanatici. Ho scritto in breve questa mia piccola esperienza per fare comprendere quanto l’influenza negativa di alcuni cattivi maestri possa distruggere le persone che decidono di seguirli e, cosa a mio avviso più grave, possano contribuire anche a distruggere tutte le persone che stanno loro attorno. I cattivi padri-maestri delle religioni, soprattutto di quelle abramitiche, hanno spesso fomentato in alcuni individui stati d’animo quali: odio, intolleranza, misoginia, violenza, prepotenza, timore e diffidenza per il nuovo e il “diverso”. Concludendo vorrei citare un esempio molto positivo, al di là delle religioni. Roberto Bonaventura, in occasione del suo omaggio a Orazio Corsaro, ha dichiarato: “Il maestro è qualcuno a cui guardare, da cui imparare e da cui poi staccarsi definitivamente portando un po’ di lui dentro di sé. Ci si deve staccare da un maestro per non essere sempre e solo uno spettatore. È fondamentale riuscire, da un certo punto in poi, a camminare con i propri passi lungo il proprio sentiero personale.”