OPEN CALL: MASTERCLASS PER ATTORI E ALLIEVI ATTORI
A Messina, nell’ambito della programmazione 2016-2017 per la rassegna “Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena”, QA-QuasiAnonimaProduzioni ha organizzato tre masterclass per attori e allievi attori, intimamente legate al tema del cartellone in svolgimento e quindi agli insegnamenti dei grandi Maestri del teatro.
Si tratta di tre momenti di studio che avranno luogo tra febbraio e maggio e saranno dedicati rispettivamente: al Living Theatre; al teatro di parola e alla recitazione in versi; alla biomeccanica teatrale. È possibile scegliere di seguire le masterclass singolarmente o l’intero programma, per una visione più completa di tutto il percorso, volto a mettere l’attore nelle condizioni di confrontarsi con diversi modi di intendere e declinare il teatro e l’interpretazione.
Le masterclass si svolgeranno al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, che patrocina l’intera rassegna: una full immersion di 8 ore giornaliere per lavorare su corpo, testi e parola.
Di seguito il calendario:
6-12 FEBBRAIO | Craig PERITZ
Il Living Theatre e il processo di creazione collettiva
19-24 MARZO | Sergio BASILE
Leggere Pronunciare Vocalizzare
3-10 MAGGIO | Massimiliano CUTRERA
Dal movimento scenico all’azione fisica: la biomeccanica teatrale
Per partecipare alle masterclass si prega di inviare curriculum vitae e due foto all’indirizzo mail quasianonima@gmail.com con oggetto MASTERCLASS seguito dal cognome del maestro che volete seguire: MASTERCLASS PERITZ, MASTERCLASS BASILE, MASTERCLASS CUTRERA. Nel caso in cui decideste di seguire più di una masterclass indicate come oggetto: “Masterclass” e i cognomi dei due maestri scelti. Nel caso in cui decideste di seguirle tutte, attivando il percorso completo indicate come oggetto MASTERCLASS ALL.
Alla fine sarà rilasciato un attestato di frequenza.
È previsto un numero di max 5 uditori per masterclass.
COSTI
1 masterclass = 160 euro
2 masterclass = 320 euro 300 euro
3 masterclass = 480 euro 400 euro
COSTI PER UDITORI
1 masterclass = 50 euro
2 masterclass = 100 euro 70 euro
3 masterclass = 150 euro 100 euro
Deadline per invio candidatura
Tutte le masterclass = 31 gennaio
Masterclass Peritz = 31 gennaio
Masterclass Basile = 12 marzo
Masterclass Cutrera = 23 aprile
N.B.= Gli studenti del Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Messina accederanno gratuitamente in un numero non superiore a tre (un allievo attore, due uditori) per masterclass, dopo avere superato la selezione.
PROGRAMMI
IL LIVING THEATRE E IL PROCESSO DI CREAZIONE COLLETTIVA 1984
Creazione Collettiva sulla base del Romanzo di George Orwell
Condotto da Craig Peritz
Messina, Teatro Vittorio Emanuele
6-12 Febbraio 2017
8 ore al giorno orari da stabilire
Partendo da una lettura del testo il gruppo sarà guidato a creare un pezzo originale teatrale da mettere in scena alla conclusione dello stage. Inizialmente il gruppo sarà introdotto ad un vocabolario comune che attinge dal linguaggio del Living Theatre, ma anche dall’esperienza del maestro. Allo stesso tempo il gruppo inizierà ad analizzare il testo di base, ad identificare i temi di quest’ultimo e la loro rilevanza nel mondo di oggi. Verranno elaborate scene corali e scene elaborate da micro-gruppi, che analizzeranno a loro scelta un tema specifico del testo o una delle scene originali del testo.
1984 di George Orwell (in italiano) sarà il testo di base. I partecipanti sono incoraggiati a fare una lettura del testo prima dello stage e a prendere visione del film 1984 (con l’attore John Hurt).
Il Living Theatre è una compagnia teatrale sperimentale contemporanea. Ha creato un teatro organico e sociale che ha ispirato migliaia di persone in tutto mondo da quando è stato fondato nel 1947, nel periodo delle seconde avanguardie artistiche, da Judith Malina, allieva di Erwin Piscator, e Julian Beck, pittore e poeta esponente dell’espressionismo astratto newyorkese. Avvicinandosi alle idee della Biomeccanica teatrale di Mejerchol’d e del Teatro della Crudeltà di Antonin Artaud. Il Living Theatre ha creato un suo vocabolario personale al servizio dell’universo sociale e politico. La sua resistenza alla guerra, la pena di morte, la repressione politica ed economica ha fatto del gruppo un vero campione per i diritti umani in tutto mondo. Il suo stile, basato sulla creazione collettiva, rappresenta appieno l’ideale politico del movimento artistico, che riconosce in assoluto il valore dell’individuo nella società.
Craig Peritz (USA, 1968)
Ha lavorato nel campo teatrale da 30 anni come attore, regista, scrittore e insegnante. Ha ottenuto una laurea in scienze politiche all’Università del Maine e studiato presso la Juliard School di New York. Il suo lavoro e la sua vita sono stati fortemente influenzati dalla guida di Judith Malina, Hanon Reznikov, Joseph Chaikin e Mark Hall Amitin. Nel 1997 è entrato a far parte del gruppo storico newyorkese anarchico non-violento del Living Theatre, con cui crea dozzine di spettacoli mesi in scena in tre continenti diversi e in varie lingue. Nel 2010 ha cominciato a collaborare con il regista Alfonso Bergamo, con cui ha co-scritto 6 cortometraggi e 2 lungometraggi, incluso Il Ragazzo della Giudecca con Gigi Diberti, Giancarlo Giannini, Franco Nero e Tony Sperandeo. Come attore, è entrato nel cast di vari film, inclusi Ben Hur, Black Butterfly, e In Guerra per Amore (di Pif).
LEGGERE PRONUNCIARE VOCALIZZARE
INSEGUIMENTI, DISGUIDI, FORTUITI INCONTRI, SMARRIMENTI
Intermittenze del cuore ed altre erranze nell’ Orlando furioso Ludovico Ariosto
Condotto da Sergio BASILE
Messina, Teatro Vittorio Emanuele
19-24 MARZO 2017
8 ore al giorno orari da stabilire
«Nel 2016 è caduto il cinquecentenario della prima edizione ferrarese dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Per più di un secolo Ferrara fu la capitale della poesia epica. I tre maggiori poemi del Rinascimento l’Orlando innamorato del Boiardo, l’Orlando furioso di Ariosto, e pure la Gerusalemme liberata di Tasso, nacquero alla corte degli Estensi, in una società colta, portata al lusso, gaudente, raffinata. Questa ricorrenza è stata (per me) l’occasione per una riflessione sulla poesia epica italiana e sui suoi possibili utilizzi teatrali. La mia memoria va allo straordinario spettacolo di Luca Ronconi nel 1969 a Spoleto. Ronconi per primo si cimentò – aiutato da Edoardo Sanguineti (il quale ne operò una “mascheratura teatrale”) – con la trasposizione per la scena del poema ariostesco. Dunque – come ha dimostrato Ronconi – quella poesia può essere materia viva di recitazione e non di semplice declamazione, di studio per giovani attori.
L’ottava ariostesca (sei versi endecasillabi legati da una coppia di rime alterne e due a rime baciate) – che si presta a discorsi anche lunghi – consente l’alternarsi di toni sublimi e lirici con quelli prosastici e giocosi: si presta quindi allo studio della recitazione e delle sue variazioni. Come dice Italo Calvino nella prefazione al suo Orlando furioso di Ludovico Ariosto (rielaborazione di una serie di trasmissioni radiofoniche messe in onda dalla RAI nel 1968): “Il segreto dell’ottava ariostesca sta nel seguire il vario ritmo del linguaggio parlato… ma il registro colloquiale è solo uno dei tanti suoi, che vanno dal lirico al tragico allo gnomico e che possono coesistere nella stessa strofa…”
L’obiettivo di questa masterclass è quello di confrontarci con i versi di Ariosto e con la molteplicità dei personaggi partoriti dalla sua fantasia. L’Orlando furioso è uno straordinario e sterminato campo di esercitazione teatrale dove il giovane attore può cimentarsi con il recupero di una tecnicalità (ahimè smarrita) riappropriandosi di una lingua alta e duttile che gli consentirà progressi nell’espressività» S. Basile
Leggere, Pronunciare, Vocalizzare
«La scena italiana “tradizionale” (produce ancora quello che comunemente si definisce un “teatro di parola”; un teatro cioè dove la parola detiene saldamente il primato su altre modalità dell’espressione (del corpo, ad esempio). Vittorio Gassman già trent’anni fa, sosteneva che la scena nazionale era “stonata”, e benché siano passati più di tre decenni dall’allarme del Mattatore, mi sembra che la situazione non sia cambiata, anzi, se è possibile forse, peggiorata. La carenza tecnica delle giovani leve teatrali (e non solo…) è allarmante: sentire dire una battuta – anche breve – con un senso logico, con le giuste appoggiature, un corretto utilizzo dei mezzi vocali e del respiro, udibile fino all’ultima sillaba e a tutto il teatro, senza inflessioni dialettali, con le pause necessarie, accompagnata da una gestualità congrua, è assai raro.
Scriveva il critico Rodolfo di Giammarco nella prefazione alle Lezioni di Declamazione e d’arte teatrale di Antonio Morrocchesi pubblicate da Gremese (1991): “L’antidottrinismo, la creatività, la riabilitata intelligenza del corpo e le spinte progressiste degli anni `60-`70 del secolo scorso avevano infranto un modello di crescita attorale un po’ reso stagnante e acritico; certe formule spontanee fiorirono con l’unico meritorio esito di favorire situazioni aggregative, mentre andava legittimandosi l’utopia di un teatro che ormai doveva attingere solo all’autodidattica, al seminariato, al training e a tutto quanto derogasse insomma dalla pedagogia più o meno scolastica. Il risultato è stato un forte incremento di gestualità, di ritualismo e di sensorialità nelle pratiche del teatro, e ciò a cosciente scapito della parola, della finzione da recitare, con annessa progressiva disincentivazione a Leggere, Pronunciare, Vocalizzare secondo i presupposti del corrente trasmettere e percepire, affermandosi invece una palingenesi tutta inspirata all’antropologia”.
Considerato che la scena italiana odierna, mi pare assai lungi dall’essere quel luogo dell’Utopia realizzata di cui parlava di Giammarco, e nonostante siano passati più trent’anni dal “grido di dolore” gassmaniano ritengo ci sia ancora necessità ed urgenza di quel tirocinio formativo, di quella sorta di apprendistato formale (quello che in altre epoche era assolto dalla gavetta d’attore nelle compagnie a gestione familiare) teorizzato da Gassman nelle linee guida del suo manifesto fondativo l’esperienza della Bottega Teatrale di Firenze».
Sergio Basile
Nato a Napoli, attore, regista e drammaturgo. Dopo una formazione di studi classica, laureato in giurisprudenza, Sergio Basile si è diplomato in arte drammatica presso la “Bottega teatrale” di Firenze diretta da Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi. Da trent’anni è attivo sulle scene italiane come attore accanto ai più prestigiosi interpreti della scena nazionale e internazionale: Giorgio Albertazzi, Vittorio Gassman, Enrico Maria Salerno, Glauco Mauri, Elena Zareschi, Mariano Rigillo, Gigi Proietti, Jerzy Sthur, Pamela Villoresi, Irene Papas, Giulio Brogi. In ruoli anche da protagonista, e nelle più importanti compagnie teatrali private e pubbliche (Teatro Stabile di Roma, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Stabile di Palermo, Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Sardegna) è stato diretto da registi come Luigi Squarzina, Mario Missiroli, FrancoZeffirelli, Egisto Marcucci, Memè Perlini, Alvaro Piccardi, Roberto Guicciardini, Giovanni Testori, Pietro Carriglio, Claudio Collovà. Alla professione di attore abbina quella di autore; ha partecipato per alcuni anni al Festival di Montalcino Teatro con alcune scritture sceniche: Dipartimento d’oltremare (1988), Spettatori per un naufragio (1990). Come regista nel 2004 ha diretto insieme a Giorgio Albertazzi lo spettacolo La lingua pugnalata, nel 2005 come regista e interprete ha portato in scena al Festival Pirandelliano d’Agrigento, in prima nazionale, L’Esclusa di Luigi Pirandello, adattata per il teatro da Luciana Grifi. Sempre nel 2005 ha ricevuto il Premio Fondi La Pastora “Ulissidi del teatro” per la sua venticinquennale attività teatrale. Nel 1997 ha vinto il premio per la drammaturgia, bandito dal Teatro di Documenti di Luciano Damiani, con il testo Le Stanze di Faust e nel 2001, con il dramma La Torre di Baliano, ha vinto la VII ed. “Premio Enrico Maria Salerno per la Nuova Drammaturgia Europea”. Nel 2006 e nel 2007 ha diretto e interpretato gli spettacoli Il F(o)u Alfred Jarry e ElFaustodipessoa della drammaturga Luciana Grifi. All’attività di regista, drammaturgo ed attore unisce anche quella di didatta e teorico: ha insegnato recitazione e“tecnica della dizione del verso” presso l’Accademia del Teatro Bellini di Napoli e presso la scuola del Teatro Stabile di Palermo, presso la Scuola Enrico Maria Salerno e L’Officina dell’Attore di Roma.
Recentemente (2007) per Miraviglia Editore di Reggio Emilia ha realizzato il video film Appunti per un Amleto che non si farà e il libro-intervista Essere Albertazzi, entrambi sulla carriera teatrale di Giorgio Albertazzi.
DAL MOVIMENTO SCENICO ALL’AZIONE FISICA: LA BIOMECCANICA TEATRALE
Le tre sorelle e La proposta di matrimonio di A.P. Čechov
Condotto da Massimiliano CUTRERA
Messina, Teatro Vittorio Emanuele
3-10 Maggio 2017
8 ore al giorno orari da stabilire
Questo seminario propone il metodo che Nikolaj Karpov ha affinato negli ultimi anni e che, dopo la sua scomparsa, sua moglie Maria Shmaevich porta avanti e che rappresenta la combinazione dei principi fondamentali del lavoro sulla tecnica dell’attore e della sua applicazione al lavoro sul testo.
Il seminario si articola ogni giorno in due parti: la prima si concentra sul lavoro di preparazione del corpo dell’attore, la seconda sull’applicazione dei principi di questo metodo sul lavoro sul testo teatrale.
Training dell’attore
- Esercizi sulla flessibilità, coordinazione, tensione, equilibrio
- Esercizi con gli oggetti: sedia, tavolo, bastone, palline
- Acrobatica individuale e di coppia
- Esercizi per la percezione del partner, dello spazio, della velocità, del tempo
- Le cadute, gli impulsi, principi del combattimento in scena.
Acquisizione dei principi della Biomeccanica teatrale
- Il concetto di Posizione. La Forma del movimento.
- Il concetto di Otkaz (rifiuto): preparazione e percezione dell’inizio di un movimento
- Il concetto di Točka (punto): percezione della forma e del la tensione nella posizione
- Il concetto di Tormoz (freno): percezione della forza d’inerzia
- Il concetto di Posyl (spinta): la percezione della struttura del movimento nella forza, dell’ampiezza, nel disegno, nel carattere.
- Il concetto di Frase: il passaggio dal movimento all’azione.
- Lavoro con la musica.
Analisi del testo drammaturgico e applicazione dei principi incontrati
Le tre sorelle e La proposta di matrimonio di A.P. Čechov
- Il concetto di Situazione, Evento e Azione
- Il principio di suddivisione dell’Azione in Frasi
- Il gioco con l’azione nell’Otkaz
- L’espressione dell’azione con la parola e il movimento
- La caratteristica plastica del personaggio
- La costruzione del gioco dell’attore sui principi della biomeccanica teatrale
Suggerimenti
- Portare con sè abiti e scarpe adatti e comodi per il lavoro fisico
- Un abito (camicia, pantalone, volendo con giacca o impermeabile) e scarpe da uomo
- Un abito con camicia e gonna e calzature da donna
- Un bastone da passeggio o un ombrello
- Leggere le due pièce
- Oggetti che possano tornare utili nella seconda parte del lavoro
La Biomeccanica teatrale venne concepita dal regista russo V. E. Mejerchol’d a Pietroburgo tra il 1913 e il 1917. Si tratta di un sistema grazie al quale l’attore può allenare, migliorare e affinare il mezzo di creazione artistica e lo strumento di comunicazione più importante: il proprio corpo.
Mejerchol’d aveva visto e compreso la straordinaria forza del movimento espressivo dei Comici dell’Arte. Egli quindi cercò, attraverso la biomeccanica, di fissare questa espressività nelle regole generali del movimento di un corpo vivo e di portarla al massimo ‘rendimento’ sulla scena, cioè, in sostanza, alla massima espressività con la minima perdita di energia.
Nel tempo la Biomeccanica teatrale ha conosciuto alterne fortune. In Italia, due sono stati gli esperti che l’hanno fatta conoscere nel suo aspetto pratico, Nikolaj Karpov e Gennadyj Bogdanov. È grazie a questi due maestri che la Biomeccanica teatrale ricevette una grossa spinta e diventò materia di rinomate accademie in Russia e all’estero. Tuttavia mentre Bogdanov si concentrava soprattutto sul recupero degli studi effettuati da Mejerchol’d, Karpov partendo da quelli, cercava di evolverli in una vera e propria metodologia tecnica che aiutasse l’attore nel lavoro sul ruolo.
Entra in gioco una regola del teatro: esso deve essere espressivo, interessante, originale, inaspettato; per questo si pretendono dall’attore, per la sua azione, sforzi significativamente maggiori che nella vita reale. Questa è una mia deduzione, a cui sono arrivato attraverso la pratica (ma ha a che fare pienamente con Mejerchol’d): sulla scena non servono sforzi effettivi minimi, ma ottimali.
Massimiliano Cutrera
Attore, regista, pedagogo, si è formato artisticamente presso il GITIS di Mosca e grazie a numerosi seminari di molti maestri di livello internazionale (A.A. Vasilev, N.V. Karpov, P.N. Fomenko, Y. Öyda. C. Boso, F. Soleri). Si è specializzato nel movimento scenico, nella Commedia dell’Arte e nella scherma scenica (Istruttore di I livello FIS), che insegna attualmente presso diverse strutture accademiche (EUTHECA, Accademia dell’Aquila, La Cometa). Ha collaborato frequentemente con Nikolaj Karpov e Maria Shmaevich nei loro seminari in Italia e anche il M° Carlo Boso nei suoi corsi di commedia dell’arte. Attualmente dirige una giovane compagnia di commedia (Sasiski!), insieme alla quale ha ricevuto molti riconoscimenti in Italia e all’Estero.
Ha lavorato in diversi film per cinema e tv in Italia e all’estero (El Alamein, Samo życie, Intelligence, La squadra 8, E poi c’è Filippo, Don Matteo IV), ha prestato la sua voce per diversi film come Sacro e profano, The Simpsons, (vers. polacca), Ogni cosa è illuminata, Onirica e ha recitato in numerosi spettacoli teatrali (Caligola, A. Camus, regia di P. Micol; Gli amanti della rocca, regia di C. Boso; Maskarad, M. Ju. Lermontov, regia di M. Shmaevich; Le allegre comari di Windsor, regia di L. Orfeo; Il giardino dei ciliegi, A.P. Čechov, regia di R. Keradman; Antigone, Sofocle, regia di A. Vantini; Capricci d’amore, A.P. Čechov, regia di N.V. Karpov; Paristoria, regia di G. Angei; Pugačëv, di H. Taheri; Destinatario sconosciuto, K. Kressmann Taylor, regia di E. Rossi. Tra il 2009 e il 2011 ha collaborato con Vinicio Capossela nella registrazione di una fiaba radiofonica Il Gigante e il Mago e dell’album Marinai, profeti e balene, partecipando alla tournée nazionale.