IL MAESTRO È NELL’ANIMA

MARCHETTI RICORDA PUPETTO E «QUEL TEATRO CHE NON C’È PIÙ» PER ATTO UNICO

“Pupetto ed io” ha debuttato in prima assoluta sabato 4 marzo, con replica domenica 5, alla Sala Laudamo di Messina, in seno alla rassegna “Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena”, prodotta da QA-QuasiAnonimaProduzioni.

Uno spettacolo di Maurizio Marchetti dedicato a Pupetto, l’attore e Maestro Donato Castellaneta, scomparso alla fine di novembre nel 2014. Pupetto, grande amico di Marchetti, aveva trascorso molto tempo a Messina, «la città delle blatte» la definiva, per la quale nutriva un sentimento di «amorodio», termine di sua coniazione, come ci racconta Marchetti. Una carriera lunga e costellata da collaborazioni importanti, sia in cinema che in teatro, come l’incontro con Leo De Berardinis, Elio Petri (“La classe operaia va in paradiso”, 1971), Roberto Benigni (“Pinocchio”, 2002 e La tigre e la neve, 2005).

Lo spettacolo si snoda attraverso i racconti di vita vissuta che hanno accomunato Marchetti e Pupetto e contributi video di artisti e allievi che attraverso le loro parole arricchiscono il ritratto di un uomo pieno di energie, arguto, irascibile, sincero e integro, serio ma pieno di voglia di giocare. Un uomo che ha amato il suo mestiere e lo ha rispettato fino in fondo, credendo nel teatro come valore irrinunciabile.
“Pupetto ed io” è diventato inevitabilmente un omaggio al teatro, come ha sottolineato più volte Marchetti, un teatro che non c’è più. La storia di Pupetto, infatti, si è incrociata con quella dei più grandi artisti italiani e i racconti di Marchetti hanno coinvolto richiami a Glauco Mauri, Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Gianni Cavina, Flavio Bucci, Renzo Montagnani, Gian Maria Volonté. Racconti di un teatro che permetteva a una compagnia giovane di entrare in un cartellone in abbonamento al Parioli ed essere ospite di Maurizio Costanzo. Un teatro in cui le tournée duravano mesi e si riuscivano a fare, «un teatro in cui a teatro si faceva teatro, ogni sera». Un teatro le cui operazioni commerciali erano costituite dall’adattamento de “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, portato al cinema da Luchino Visconti. E proprio dal romanzo, Marchetti legge il celeberrimo brano sulla Sicilia e i Siciliani.

In omaggio a Pupetto, viene poi recitato il quinto canto della Divina Commedia, citando anche Gassman, che entrambi amavano molto. Poi un’incursione di Achille Campanile con “La quercia del Tasso”, per cui entrambi hanno sempre coltivato un’autentica passione. Infine un momento più duro e intimo con uno stralcio da “Il vento va e poi ritorna” di Vladimir Bukovskij.

La “maratona”, come la definisce Marchetti, è accompagnata da due musicisti come Tony Canto alla chitarra e Giancarlo Parisi al flauto basso e sax, che aiutano a serrare i ritmi nei racconti più divertenti e a dilatarli verso un respiro poetico ove necessario.

Sullo schermo passano video dello stesso Pupetto che recita il famosissimo monologo dell’Amleto di Shakespeare, “Essere o non essere” o racconta la sua “grande utopia” sul teatro, ipotizzandone la distruzione totale perché possa poi rifiorire. Non ha peli sulla lingua Pupetto. «Tra le tante cose, Pupetto mi ha insegnato che non si deve resistere alle tentazioni» ripete Marchetti, raccontando episodi che coinvolgono il pubblico riempiendolo di meraviglia o facendolo esplodere in sonore risate.

Marchetti si siede accanto a Pupetto sul finale a guardare la grande utopia, canticchiando “Il maestro è nell’anima” di Paolo Conte. Lo abbraccia e sulle note del sax di Parisi cala il buio.

Il Pupetto sulla scena è stato realizzato da Francesca Cannavò, le luci da Stefano Barbagallo, Oreste De Pasquale è stato assistente oltre ad aver partecipato con un contributo video insieme con Antonio Alveario, Vincenzo Bonaventura, Gianni Cavina, Elio Crifò, Andrea Florio, Cecilia Foti, Antonio Lo Presti, Giovanni Renzo, Maria Serrao.

Dopo lo spettacolo è stato proiettato il corto “Raoul not making” realizzato nel 1994, dal regista palermitano Salvo Cuccia che di Ruiz è stato aiuto regista. Si tratta del making of de “Il viaggio clandestino – Vite di santi e di peccatori”, tratto da “La vita è sogno” di Calderon de la Barca, girato da Ruiz in Sicilia nel 1993, prodotto da Fiumara d’arte di Antonio Presti, e interpretato da Pupetto insieme con Marco Cavicchioli, Enzo Moscato ed Enzo Vetrano. Tra le musiche di Gianni Gebbia un pezzo è intitolato “Pupetto’s dance”.

Lo spettacolo, prodotto da QA-QuasiAnonimaProduzioni, ha inaugurato la seconda parte della IV edizione della rassegna Atto Unico che si svolgerà alla Sala Laudamo del Vittorio Emanuele. Il Teatro, che già patrocinava l’intera rassegna, ha deciso di accogliere il progetto all’interno della Sala Laudamo, premiandone la programmazione e trovando ragionevoli accordi. Un passo importante per QA-QuasiAnonimaProduzioni, al quarto anno consecutivo della sua rassegna interamente autoprodotta.

Prossimo appuntamento sabato 25 Marzo alle 21.00 e domenica 26 marzo alle 18.00 con “Sincopi Deliqui Infarti e Altri Mancamenti (Ceco’v fa male…)” di Sergio Basile, l’anno scorso in rassegna come Leopold Bloom nel Bloom’s Day diretto da Claudio Collovà e tratto dall’Ulisse di Joyce. Chiuderà la rassegna una nuova produzione di QA, scritta e diretta da Auretta Sterrantino, “Prometheus”, previsto in cartellone il 9 aprile e rimandato, a causa dello spostamento alla Laudamo, a sabato 13 e domenica 14 maggio.

 

Foto di Domenick GILIBERTO