C’ERA UNA VOLTA… #2
DIARIO DI GIORNATE DI PROVA DI CAINO, QA-QuasiAnonimaProduzioni
A CURA DI ELENA ZETA
PH. FEDERICA DE FRANCESCO
C’erano una volta,
Caino o Abele.
Caino si finge vittima, ma fa il carnefice.
Abele si finge altruista, ma fa il carnefice.
Finzione, realtà.
Giusto, sbagliato.
Sacrificio e sacrificato.
Di chi è la colpa?
Entrambi i fratelli hanno un fondo di piacere nel tormentare l’altro: «Perché? Perché è così? Perché è diverso?»
Una sordità reciproca, mischiata alla presunzione di sapere cosa l’altro vuole dire o, peggio, cosa l’altro è.
Come al solito, è tutta una questione di percezione, di “prendere coscienza di una realtà che si considera esterna”.
È una questione di percezione di sé.
Ed è una questione di percezione dell’altro.
Ed è anche una questione di percezione della restituzione di sé all’altro.
Di far stare in equilibrio il “come gli altri ci vedono” con il “come vorremmo essere visti”, di far danzare insieme pensiero e immagine.
L’altro sta sempre nell’ombra. Possiamo illuminarlo solo attraverso i nostri occhi.
«Non mi vedi?» chiediamo all’Altro. Spesso siamo fortunati se riceviamo un «No». Nella maggior parte dei casi, ci sentiamo rispondere «Sì». Anche noi, nella maggior parte dei casi, rispondiamo «Sì».
Io penso di guardarti, tu pensi che io ti stia spiando. Tu pensi di consigliarmi, io penso che mi stai influenzando.
Sembra che parliamo tra noi, ma ognuno parla a se stesso.
Alla fine, su una cosa siamo d’accordo: «Sei tu che mi riduci così».