ULISSE. L’ARTE DELLA FUGA

NOTE A MARGINE

Ulisse
è il viaggio.
Il punto di domanda che si sposta sempre di pensiero in pensiero.
Il cerchio di fumo che si allarga per accogliere il successivo.
Sete d’acqua. E di sale.
Ulisse ascolta anche il silenzio.
Ulisse è il silenzio o la voce della solitudine.

Ulisse è il dissidio super-contemporaneo tra essere e agire o ancora meglio tra essere in stasi ed essere in movimento.
Forse una ricerca che coincide con un ritorno a sé stessi e un successivo superamento.
Il ritorno è un inganno, come il canto della sirena.
Ogni donna è sirena.
Ogni onda è sirena.
La memoria è sirena.
Il punto è non fermarsi di fronte al limite estremo.
Essere oltre il limite estremo.
E spostare il limite estremo, che come ogni cosa è squisitamente soggettivo.

 

Ulisse. L’arte della fuga nasce nel 2019 dall’idea di riflettere sul legame che evidentemente Dallapiccola sentì nei confronti di Bach, ragionando sull’opera Ulisse di Dallapiccola e su L’arte della fuga di Bach.
Inizialmente, tutto era partito dall’idea di unire all’esecuzione di brani di Bach e Dallapiccola – scelti e strutturati in modo da metterne in evidenza la relazione, la linea di continuità e l’attraversamento – testi originali di autori eccellenti che da Omero a oggi si fossero occupati di Ulisse, anche in questo caso tentando di rendere chiari la linea di relazione, l’ipotesi di continuità, il senso dell’attraversamento che lega l’antico al moderno. Questa operazione è stata fruttuosa e confortante fino al momento della scelta del percorso musicale che prevede in apertura e chiusura dell’opera, con tecnica di ringkomposition con variatio in chiusa, parti dell’Ulisse di Luigi Dallapiccola, destinate all’adattamento o alla riscrittura dal momento che le nostre esecuzioni in un primo momento sono state dal vivo e tutte al pianoforte. Per la ripresa del 2024 le musiche non sono più eseguite dal vivo: per questo motivo si è ulteriormente lavorato per riorganizzare la partitura musicale in modo che dialogasse col testo.
Il quesito era, dunque, tornare a Dallapiccola per superarlo, risentirlo, ripensarlo?

Si è fatto in strada in me un pensiero che lentamente si è trasformato in un assillo: perché Dallapiccola ha scelto di firmare lui stesso il libretto del suo Ulisse? Perché non ha scelto le parole di autori e poeti che ben conosceva e apprezzava? Una pratica che per altro non gli era estranea, anzi.
L’Ulisse di Dallapiccola popola un altro universo e, rimanendo in stretta relazione con Omero principalmente e accogliendo in sé la traccia di un universo letterario vastissimo e articolato, si propone autonomo e porta con sé il dramma di una solitudine insanabile che è forse quella dello stesso musicista e della sua solitudine nel navigare in acque sconosciute.
Questo mio “nuovo” Ulisse doveva avere dunque una propria autonomia, tentare di attraversare il portato di tutti gli Ulisse di tutti i tempi, lasciarlo “intrasentire”, ma essere sé stesso.
Da dove partire?
Come sempre dalla musica.

Ma la musica scelta per questo spettacolo non ha carattere unitario né è stata scritta per il tema scelto. E in più ondeggia tra Bach e Dallapiccola, in un oceano che può facilmente portare al naufragio.
Quale allora, al di là di tutte le riflessioni stilistiche, poteva essere per me la cifra?
Ho trovato la risposta nello stesso titolo, laddove il sottotitolo, L’arte della fuga, nel porsi a metà tra Bach e un possibile giudizio di merito (discutibilissimo) sul personaggio, ci fornisce già un’indicazione chiara.
Per questo motivo ho deciso di pensare al testo cercando di lavorare sulla struttura musicale della fuga, proponendo tema e controtema, ampliandoli, avviluppandoli, scambiandoli e continuando a far dialogare il dissidio che anima questo personaggio senza soluzione:
andare o tornare?
viaggiare o fermarsi?

A questa struttura ho cercato di abbinare la sequenza di episodi come trattata da Omero e Dallapiccola di conseguenza, ragionando su una base di 12 che è il numero cardine della dodecafonia e l’esatta metà del poema omerico, i cui primi dodici canti sono dedicati al nostos e i successivi all’arrivo a Itaca e la vendetta dell’eroe.
All’interno del mio Ulisse i 24 canti omerici sono così dati dalla somma tra le 12 porzioni di testo e i 12 brani scelti, ovvero dalla somma tra musica e parola che divengono consustanziali, concentrandosi sul senso del viaggio della prima metà del poema omerico e trasferendolo anche sulla parte dedicata all’arrivo.
Non potevo non immaginare un ritorno pavesiano, infatti, laddove non vi è riconoscimento nel luogo della memoria che, in quanto luogo del passato, non appartiene al tempo presente e in questo contrasto tende a distruggere chi si muove tra l’anelito all’uno e la realtà dell’altro.

Il tempo inganna.

Ci troviamo così di fronte a un testo suddiviso in 12 parti, con una struttura 1+5+5+1, o anche 6+6, secondo la seguente scansione: 


OMERO

DALLAPICCOLA

MUSICA
ULISSE.
L’ARTE DELLA FUGA
PROLOGO

 

01a – DALLAPICCOLA
Ulisse, Act II, Scene 1 Prologo0
1b – DALLAPICCOLA
Ulisse, Act I, Intermezzo sinfonico (Posidone)
I – Guardare (Tempesta)

     [PROLOGO]

V I EPISODIO – Calipso

 

02 – BACH
Piano Concerto D minor
BWV 1052 – II Mov.
II – Seduzione (Calipso)  

 

 

 

 

M

E

R

A

V

I

G

L

I

A

R

S

I

 

VI III EPISODIO – Nausicaa 03 – DALLAPICCOLA
Sonatina Canonica su Capricci di Niccolò Paganini – III mov.
III – Io
VII-XII

 

 

 

 

IX

 

 

X

I ATTO, I SCENA

Alcinoo

04 – DALLAPICCOLA
Quaderno Musicale di Annalibera
IV – Erranze
I ATTO, II SCENA

LOTOFAGI

05 – DALLAPICCOLA
Balletto Marsia, 1, Angoscioso
V – Dimenticanze
I ATTO, III SCENA

CIRCE

06a – BACH
Suite per violoncello 5.1 – Preludio, Recomposed by P. Gregson0
6b – BACH
Suite per violoncello 5.3 – Courante, Recomposed by P. Gregson0
6c – BACH
Suite per violoncello 5.5 – Gavottes, Recomposed by P. Gregson
VI – Incantamenti
XI I ATTO, IV SCENA

ADE

07 – DALLAPICCOLA
Balletto Marsia, 2, Ostinato
VII – In limine
XIII-XXIV II ATTO 08a – BACH
Suite per violoncello 2.2 – Allemande, Recomposed by P. Gregson0
8b – BACH
Suite per violoncello 2.3 – Courante, Recomposed by P. Gregson0
8c – BACH
Suite per violoncello 2.2 – Allemande, Recomposed by P. Gregson
VIII – Delirio del nostos
II ATTO 09 – DALLAPICCOLA
Balletto Marsia, 3, Sereno
IX – Non più io
II ATTO 10 – BACH
Goldberg Variations Aria
X – Nostalgia
II ATTO 11a – BACH
Suite per violoncello 4.1 – Preludio, Recomposed by P. Gregson
11b – BACH
Suite per violoncello 2.5 – Minuetto, Recomposed by P. Gregson
XI – Smarrimenti
EPILOGO 12a – DALLAPICCOLA
Ulisse, Act II, Scene 1 Prologo
12b – DALLAPICCOLA
Ulisse, Act I, Intermezzo sinfonico (Posidone)
12c – DALLAPICCOLA
Ulisse, Act II, Scene 5, Intermezzo sinfonico
Ulisse, Act I, Intermezzo sinfonico (Posidone)
XII – Tornare a guardare

[EPILOGO]

 

La scelta è di negare epos alla parola e creare un’unica lirica di suggestioni che evochi immagini e suggerisca gli episodi fondanti di questo nostos, attraverso un immaginario fatto di eco ed evocazioni e non di fatti e narrazioni.
Citazioni e riferimenti sparsi da Dallapiccola, Omero, Dante, Nietzsche, Tennyson, Pascoli, Joyce, D’Annunzio, Platone, Leopardi, Holderlin e chissà da quanti altri autori ormai parte integrante di me, sono rintracciabili all’interno di un testo originale che prova però a restituire una tradizione ben più grande di chi scrive, nel tentativo di comunicare un sentire “universale” e quindi classico e contemporaneo insieme.
La scrittura ha seguito la metrica dei brani su cui è stata “pensata” o forse direi meglio usando il termine “sentita”. Si rintracciano in alcune parti le annotazioni per attacchi e passaggi, studiati con estrema precisione.
Inoltre la parola cerca di rispettare stilemi, umori e atmosfere degli autori a cui è dedicata, ancora meglio con i quali tenta di entrare in comunione.
Grandi respiri e infiniti avviluppamenti fondati su ripetizioni per Bach.
Una struttura circolare che cerchi, nel suo essere etereogenea, simmetria ove possibile, coerenza ed equilibrio: in una parola ARMONIA.
Una costruzione fondata su una chiarezza geometrica nel tentativo di restituire quello stesso sforzo che Amalia Collisani riconosce a Luigi Dallapiccola.

Le figure retoriche sono fondamento di questa che vorrei definire – come già in precedenza almeno il mio Naufragio. Un preludio, quattro movimenti, una fuga – una “partitura testuale”: anafore, ripetizioni, variazioni, inversioni, ellissi, enjambement, chiasmi, litoti, sinestesie, assonanze e quante altre se ne possono rintracciare sono state usate alla ricerca delle stesse qualità estetiche cercate da Dallapiccola, sulla scorta di quanto trovato in Verdi in unione con i principi cardine della dodecafonia di Schönberg e Webern: unità, consonanza e chiarezza.

Costante è, come ormai sempre nel mio lavoro, la ricerca di una relazione profonda tra suono e senso – laddove a volte la parola stessa è suono e la musica senso e viceversa – in cui l’elemento ritmico è elemento costitutivo e caratteristico: l’alternanza di ritmo crescente e discendente su unità stabilite consente di muovere il pathos, esaltando in uno l’essere e il significare.

Il testo rappresenta momenti, impressioni, tempi che si fanno e si disfano sommersi da un’ondata successiva sempre più forte della precedente, mentre il personaggio è mosso dall’imperativo dell’Ulisse di Dallapiccola: «Guardare, meravigliarsi, tornare a guardare».

Auretta Sterrantino