INTERVISTA AL MAESTRO MARIO RUFFINI
PRESIDENTE DEL CENTRO STUDI LUIGI DALLAPICCOLA
#APPROFONDIMENTIUNICI per ULISSE. L’ARTE DELLA FUGA – navigando da Bach a Dallapiccola
Intervista a cura di Vincenza Di Vita
Chi è Ulisse?
Partiamo da Borges, esistono poche storie archetipiche e Ulisse è una di queste su cui l’uomo ha puntato con variazioni estreme: Moby Dick ad esempio è una di queste. La figura di Ulisse è un paradigma, è sinonimo di una storia archetipica. Attraversa tutto il percorso umano: la giovinezza, il ragazzo che cerca la furbizia, l’inganno pur di ottenere ciò a cui ambisce, fase in cui non vi è ancora la coscienza dell’essere e l’imperativo morale è escluso. Poi vi sono le vicende umane, le “avventure di Ulisse” sarebbe meglio dire “la vicenda di Polifemo” da cui scaturisce l’ira di Poseidone e la libertà dello scrittore che può produrre nuove vicende fino a quando l’ira si placa e Omero può concludere il suo scritto. Ulisse attraversa varie fasi, la fase dell’incoscienza; la fase dell’attrazione per la bellezza con Nausicaa; la fase dell’attrazione della vita con una donna femminile come Calipso e infine la fase della creazione della struttura sociale con la famiglia e Penelope. Tutto torna nella ricostituzione della famiglia, nucleo da cui non si può prescindere. Il ritorno a Itaca non è solo il ritorno del re ma anche il ritorno a quella condizione di padre che è la condizione umana normale. Ulisse è il grande salto di Dante, è l’invenzione della “partenza” non del “nostos”: tutti i vent’anni lo hanno in effetti portato a percepire l’esistenza di una conoscenza superiore. Poi c’è l’Ulisse di Dallapiccola ed ecco che Itaca non basta più e bisogna ripartire e Dallapiccola trasporta Ulisse nel mondo cristiano intendendo la conoscenza come scoperta di Dio, essere superiore, prima della catabasi che lo condurrà nell’abisso del mare.
Cosa le evoca il titolo del testo che rispecchia la struttura in cui è stato costruito lo spettacolo ideato da Auretta Sterrantino?
Intuizione prima. Tutte le donne che hanno conosciuto biblicamente Ulisse lo chiamano per nome, tutte le donne che hanno aspirato a conoscerlo o lo hanno desiderato lo chiamano “figlio”, “straniero”, “mendicante”.
Intuizione seconda. Quesito agli spettatori: l’Odissea di Omero è composta da 24 libri, in quale libro arriva l’approdo a Itaca? Quasi tutti i miei studenti a questa domanda rispondono nella ventesima o ventiquattresima. In realtà esso avviene a metà. Questo è uno sfasamento temporale che rende infinita la narrazione. In fondo le avventure di Ulisse occupano solo la metà dei libri, il resto occupa la descrizione del ripristino della condizione originaria. Tutta la nostra condizione umana è fondata su questo.
Intuizione terza. Veggenza di Tiresia: ripartenza e Odissea dantesca a cui si rifà Dallapiccola.
Ulisse non ha mai considerato di vivere lontano da Penelope, le altre donne sono situazioni contingenti al momento in cui si trova nella fase della incoscienza.
C’è un che di transeunte in ogni situazione in cui lui vive, tranne quella originaria e familiare. Queste condizioni passeggere producono anche un figlio con Circe, che viene quasi sempre ignorato, in quanto sezione di passaggio, episodio passeggero che non fa parte della struttura regolare. Ulisse non dimentichiamo che si finge pazzo pur di non partire per la guerra di Troia, è un uomo pienamente soddisfatto della sua condizione di re.
Nel testo è evidente il rapporto con la donna e il suo attraversamento umano.
Primo passaggio: re-eroe-nessuno.
Passaggio secondo e consequenziale: nessuno-eroe-re.
E ancora: da re che non conosce a re che si spoglia di tutto pur di conoscere.
Sebbene Cacciari sostenga che Ulisse sarebbe infine giunto in mare aperto, io ritengo che il senso della partenza acquista un valore universale se essa è scelta pienamente ed è la conoscenza di ciò che si proietta verso il futuro di uomo moderno.
È una figura che ha forse una valenza pari solo in Cristo. La sua storia è così importante da stare alla base delle grandi variazioni umane. Quella di Bach è una vita di conoscenza che va avanti nelle piccole cose della vita. Dallapiccola e Bach sono uniti dalla matematica, saltano il periodo romantico per trovarsi nella variazione di ciò che è.
Bach, Dallapiccola, Ulisse e Mario Ruffini si sono incontrati perché?
Il corso di una vita in cui gli studi musicali mi hanno portato nell’ambito della matematica, della dodecafonia. Io studiavo con Carlo Prosperi e lui mi disse che meritavo di conoscere la vedova Laura Dallapiccola a cui ho portato ogni settimana una rosa gialla per quindici anni. La mia è stata una conoscenza attraverso la storia familiare e attraverso il mio Maestro. Quando mi sono trovato all’esame di composizione nella scelta delle tre buste dell’atto da comporre è uscita la scena dell’Ade dell’Ulisse di Dallapiccola. È questa una corrispondenza precisa tra le scene fino alla scena centrale che non ha corrispondenze dove a metà c’è la parola “madre”. Tutta l’opera di Dallapiccola si basa sulla dodecafonia, sulle strutture bachiane, le famose quattro note del tema di Bach creano una congiunzione assoluta con Dallapiccola, è veramente il figlio di Bach. Dallapiccola a otto anni si trova ad Ala, paesino della madre, il padre decide che vanno a vedere l’Odissea di Omero nel 1911, film muto (diretto da Giuseppe De Liguoro, Francesco Bertolini e Adolfo Padovan, Italia, Milano Film, 34’ndr). Da quel momento lui stesso prefigura se stesso come un Ulisse verso la conoscenza dodecafonica. Dallapiccola novello Ulisse si avventura in un percorso di ricerca al buio grazie all’ausilio della letteratura. Nel 1940 quando lui arriva al “Maggio musicale” con la sua prima opera, gli viene commissionato proprio l’Ulisse di Monteverdi; peraltro Massin gli aveva proposto un balletto sull’Odissea che Dallapiccola rifiuta perché il finale avrebbe visto Ulisse trionfante tra i proci, ma lui lo immagina solo nel mare aperto della conoscenza. Nel 1948 una poesia di Machado diviene fondamentale nel verso recitante: “son solo il mio cuore è il mare” “non più soli il mio cuore e il mare” ed è posta alla fine. Su queste frasi si gioca tutto. Una traversata simbolica, spirituale è nata grazie a Joyce, Proust, Thomas Mann che lo aiutano a capire la struttura dodecafonica. Percepisce la differenza tra mondo tonale e la dodecafonia (di recente Ruffini ha tenuto una lezione inaugurale su Dallapiccola, Manzoni e Joyce per l’apertura dell’Anno Accademico alla Normale di Pisa, ndr).
Il mito fugge? O “l’arte della fuga” è narrazione viva e presente?
Se alla parola “fuga” associamo l’idea di movimento è la parola perfetta per descrivere ogni persona che serva la conoscenza. Il pensiero della fuga è un percorso ricco di elementi: maschile e femminile, statico e dinamico, situazioni contrastanti che la fuga deve fare coincidere. La fuga è il massimo della possibilità dinamica che vi è nel pensiero dell’uomo. Nella fuga esistono sempre un soggetto e un controsoggetto che hanno sempre caratteristiche diverse da armonizzare per il compositore come in filosofia per Hegel essa è la lotta come unica occasione vitale. Ulisse fugge per trasformarsi, fugge ogni volta per unire in sé elementi diversi. La fuga stabilisce l’emblema di Bach, di Ulisse, del mondo dodecafonico, tema originario e retrogrado – letto al contrario, inverso – in letteratura è eccezionale, in musica è il modo consustanziale di procedere.
MARIO RUFFINI
Si dedica a Luigi Dallapiccola dal 1980, anno in cui il suo maestro di composizione, Carlo Prosperi, lo presenta a Laura Dallapiccola. Da allora la conoscenza del mondo dallapiccoliano si amplia sia sul versante musicale del Conservatorio che su quello privato, grazie all’assidua frequentazione di Casa Dallapiccola. È quello il luogo di formazione – guidato dal rigore di Laura –, in cui completa il suo impegno anche sul versante musicologico. Alla morte di Laura riceve un significativo lascito testamentario di musiche e ricordi personali del maestro.
Da studioso pubblica nel 2002, dopo sette anni di lavoro, L’opera di Luigi Dallapiccola. Catalogo Ragionato (Edizioni Suvini Zerboni) in cui per la prima volte si provvede alla sistematica catalogazione delle sue musiche, cui seguono oltre sessanta saggi sul compositore e la curatela degli attinenti volumi Mozart dodecafonico (Marsilio, 2007), Carlo Prosperi e il Novecento musicale a Firenze (Polistampa, 2008), Musica e Arti figurative. Rinascimento e Novecento (Marsilio 2008), La memoria di Ulisse di Romano Pezzati (Edizioni Suvini Zerboni, 2008). Sempre nel 2002 riporta alla luce i critofilm degli anni Cinquanta (Incontri con Roma e L’esperienza del Cubismo) dando avvio al “Progetto Luigi Dallapiccola” attivato a Casa Zuccari dal Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, che diventa il Dipartimento di Musica e Arti figurative, di cui è responsabile. Nel 2004 è segretario scientifico del Comitato Nazionale per le “Celebrazioni del primo centenario della nascita di Luigi Dallapiccola (1904-2004)”, curando con Fiamma Nicolodi il convegno internazionale di studi a lui dedicato (Luigi Dallapiccola nel suo secolo). La Rai gli affida, sempre nel 2004, un ciclo di dieci trasmissioni per Radio Tre Suite, Vita e opera di Luigi Dallapiccola. Nel 2005 scopre una trascrizione dallapiccoliana del 1940 da musiche seicentesche di Barbara Strozzi, sfuggita a ogni indagine precedente. Dopo quattordici anni di lavoro, pubblica nel 2016 Luigi Dallapiccola e le Arti figurative, un volume di grande formato con 1300 immagini e un DVD allegato che raccoglie film, documentari ed esecuzioni musicali intorno alla figura del compositore istriano-fiorentino: volume che per la prima volta affronta la genealogia famigliare di Luigi e Laura Dallapiccola, riunisce l’intera galleria di ritratti e completa l’organica e definitiva catalogazione delle sue opere.
Grazie alla sua attività di direttore d’orchestra, Tre Laudi (1937/MR 20) e Piccola musica notturna/b (1961/MR 61) trovano la loro prima incisione discografica solo molti anni dopo aver visto la luce, con il CD Compositori a Firenze dal dopoguerra a oggi /II (Diapason, 1989). Giudicate eccellenti da Sandro Materassi, quelle esecuzioni determinano, grazie a Laura Dallapiccola, l’incarico di direttore ospite stabile al Teatro Nazionale di Opera e Balletto M.P. Musorgskij di San Pietroburgo, che lo tiene sei anni nella città russa, dove dirige fra l’altro la prestigiosa Filarmonica di Leningrado nella Sala Grande Filarmonica di San Pietroburgo, realizzando nel 1994 la prima esecuzione in Russia di Due pezzi per orchestra (1947/MR 38) e di Variazioni per orchestra (1953/MR 49).
Negli A.A. 2015-2017 promuove e cura il Progetto biennale Luigi Dallapiccola presso il Conservatorio di Musica “G.B. Martini” di Bologna che coinvolge circa cento giovani musicisti e nel cui ambito viene realizzata l’esecuzione dell’integrale della musica vocale e strumentale da camera, il Piccolo Concerto per Muriel Couvreux per pianoforte e orchestra, una nuova versione dello spartito per due pianoforti de Il Prigioniero e una Giornata internazionale di studi.
Il 28 aprile 2017, in occasione della presentazione a Palazzo Vecchio del suo volume Luigi Dallapiccola e le Arti figurative, viene costituito il Centro Studi Luigi Dallapiccola, di cui è nominato Presidente. Il 2 febbraio 2018 chiama a raccolta musicisti da tutta Italia e anima, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Firenze, il Buon Compleanno Dallapiccola, con una maratona di parole e musiche che inizia nel primo mattino e finisce a tarda sera. Il Maggio Musicale Fiorentino, per il suo LXXXI Festival, gli affida la direzione di un concerto da camera, la cura di una Giornata di studi e affida al Centro Studi Luigi Dallapiccola la realizzazione di un grande evento, Dallapiccola torna in città, che coinvolge l’intera città e le sue più prestigiose istituzioni attorno alla figura di Luigi Dallapiccola e alla sua opera Il Prigioniero. Una “Dallapiccola Renaissance”.
Biografia tratta da http://www.centrostudidallapiccola.it/il-presidente/