LA CURA DELLE PICCOLE COSE
L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2020 – MESSINA
di William Caruso
4 agosto 2020
Penultimo appuntamento della quarta edizione del Cortile Teatro Festival presso il Palazzo Calapaj d’Alcontres di Messina è stato lo spettacolo Due passi sono, di cui Giuseppe Carullo e Cristina Minasi sono interpreti, autori e registi. L’opera, prodotta dalla compagnia Carullo-Minasi e dal Castello di Sancio Panza e vincitrice di diversi premi (Premio Scenario di Ustica 2011, In-Box 2012 e premio internazionale Teresa Pomodoro 2013), si riscopre attuale nelle sue tematiche all’interno del Cortile, in una seconda fase di post quarantena a causa del Covid-19.
Un pavimento a quadrati bianchi e neri evoca uno spazio ristretto, essenziale, una scacchiera con sole due sedie rosse, una lampada e una pianta con un fiore di lana. È una casa in miniatura per bambole, abilmente disegnata dalla scenografa Cinzia Muscolino e illuminata dalle luci di Roberto Bonaventura. Su questa scacchiera, su questo campo d’azione dell’esistenza, si muovono i due protagonisti, due vite legate l’una all’altra.
Pe è alle prese con una malattia ed è incapace di muoversi a causa delle gambe molli; Cri, invece, è costantemente sul filo della nevrosi nel prendersi cura di lui e nel muoversi nel loro piccolo spazio come una scheggia impazzita. Una giostra iniziale di movimenti ci presenta i due personaggi: entrambi, con un lavoro di partitura fisica ben misurato, costruiscono una ritualità giornaliera in questa loro bolla fuori dal mondo, in questo luogo da cui non possono uscire, da cui Pe non vuole uscire, da cui Cri non riesce a uscire.
I loro dialoghi si alternano a silenzi che dilatano il tempo e lo spazio. Nel prendersi cura l’uno dell’altro, hanno paura che i germi possano contaminarli e, per questo, usano guanti di lattice per (non) toccarsi.
Attraversando un’esistenza fatta di solitudine, si sostengono a vicenda con azioni quotidiane, come quella di commentare le notizie su giornali vecchi, oppure sognando nel guardare le stelle e il mare da lontano.
La paura della malattia è una costante, è filo sottile e fragile che attraversa lo spettacolo ma che, nonostante tutto, tiene uniti i due protagonisti.
In Due passi sono è proprio in questo bilico precario che ritroviamo uno dei motivi per cui la vita ha valore: la caducità che, tuttavia, ha una sua pienezza e un suo significato, e che nasce nel prendersi cura dell’altro. La malattia, nel suo percorso, ci porta alla comprensione della bellezza della libertà: l’uomo nel suo essere finito, nel suo essere piccolo con l’altro di cui si prende cura, scopre il suo senso.
Il finale porta al cambiamento sperato: Cri esce da questa loro gabbia, abbandona il palcoscenico e si trova di fronte alla vita, quella vera, e vede una bambina, la loro bambina. Anche Pe, con un cuscino impolverato tra le braccia, trova la forza per uscire dalla sua stessa prigione; e proprio quel cuscino impolverato diventa un velo da sposa per lei, per il loro matrimonio. «Cercherò di amarti di un amore particolare», dice Pe a Cri, trovando la salvezza nel loro rito d’amore, che eleva e nobilita la loro piccola vita.
Due passi sono, tra umorismo e diffidenza tipicamente meridionale, è delicato, vero ma anche surreale, poetico nelle sue piccole cose. I suoi protagonisti riescono a vivere la vita senza più scappare, riavvicinandosi con la delicatezza e la consapevolezza di chi ha attraversato la malattia e i limiti del vivere. Entrambi riescono a riscoprire il senso del finito, riassaporando il valore dell’essere nella poesia della quotidianità.
DUE PASSI SONO
di Carullo-Minasi
regia, testi ed interpretazione di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
scene e costumi Cinzia Muscolino
disegno luci Roberto Bonaventura
aiuto regia Roberto Bitto
produzione Carullo-Minasi e Il Castello di Sancio Panza
Premio Scenario per Ustica 2011
Premio In-Box 2012
Premio Internazionale T. Pomodoro 2013
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena