LA RIVOLTA DEGLI UOMINI FRAGILI: “QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE”

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021 – MESSINA
di William Caruso

La rivoluzione è un atto di non ritorno. Ogni giorno la nostra vita è fatta di piccole lotte, di piccole rivoluzioni volte a non ritornare mai allo stato precedente. La rivoluzione, però, può essere anche un atto di fragilità. Inseguendola, finiamo spesso col perdere di vista la realtà e di conseguenza l’obiettivo a cui costantemente dovremmo mirare: il ritorno all’essere umani. Questo precario tentativo di tornare a qualcosa che non è più è il filo che lega i destini dei personaggi di Quadri di una rivoluzione, spettacolo scritto e diretto da Tino Caspanello, esponente della scena teatrale contemporanea, i cui testi sono stati tradotti e messi in scena in ambito internazionale. Dopo il debutto nel 2015 presso il Nuovo Teatro Sanità di Napoli, lo spettacolo è tornato sulle scene il 29 giugno all’Arena Iris-Ganzirri per la decima edizione del Cortile Teatro Festival.

Quadri di una rivoluzione si svolge in un mondo post apocalittico. Si respira paura, estraneità, aggressività. In uno stadio, una bandiera a strisce bianche e rosse, che si irradiano dal centro, copre una porta di calcio che fa da casa a tre rivoluzionari, che non hanno nomi, si chiamano per numeri e resistono per tenere in vita il loro sogno di rivoluzione. 892, il capo (Francesco Biolchini), 137, il più giovane (Tino Calabrò) e 584, il più anziano (Alessio Bonaffini) costruiscono uno spazio protetto, una bolla distante dalle minacce del mondo esterno: fuori sembrano esserci solo silenzio, morte, i resti di un mondo dimenticato. I personaggi, fin dalle prime scene, nei serrati ritmi dei dialoghi annullano la forza evocatrice delle parole. I silenzi di scena ci guidano in vuoti di esistenza dove neanche Dio ha posto.

In questo sogno dei tre rivoluzionari si inserisce l’elemento disgregante della realtà: la donna (Cinzia Muscolino). Scambiata per una mucca e catturata da 584 nel fuori, dopo un primo impatto violento, riesce a farsi strada lentamente nelle dinamiche del gruppo. La sua presenza corrode i legami, scopre vecchi dissapori, alimenta le fragilità umane della rivoluzione. Le distanze tra i personaggi si fanno incolmabili, con la sola Ballata di Mackie Messer – nei suoi diversi passaggi sonori all’interno dello spettacolo – a ricordarci il senso di un cambiamento ormai dimenticato.

Con una forte influenza brechtiana, Caspanello crea nello spettacolo una partitura a quadri che scorrono veloci. I titoli di tali quadri, mutuati da quelli di famose opere d’arte di celebri pittori del passato, vengono ‘sfogliati’ sulla spalliera della panchina in scena, contribuendo a dare senso di continuità alla storia. I tre rivoluzionari, traditi dai sottili meccanismi a veleno della donna si rivelano girasoli che inseguono la luce del sole su un campo di calcio. Quel sogno in cui tutti loro si erano rifugiati è ormai spento.

Alla fine si resta in attesa di una rivoluzione mancata, quel cambiamento che l’uomo sogna ma che annulla sempre nel suo essere vittima di sé stesso e delle proprie fragilità. L’ironia delle relazioni tra esseri umani risalta il senso di perdita di ideali comuni, di un pensiero di gruppo. Si resta sconosciuti, in attesa di rivedersi nell’altro, nell’atto incosciente e fragile del cambiamento.


Quadri di una rivoluzione

di
Tino Caspanello
con Cinzia Muscolino, Francesco Biolchini, Tino Calabrò, Alessio Bonaffini
costumi Cinzia Muscolino
scena e regia Tino Caspanello
Produzione: Teatro Pubblico Incanto
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena