SESSO, SCOTCH E RAPPORTI DI COPPIA
L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 – MESSINA
di Francisca M.
Quest’anno ad aprire l’XI edizione del Cortile Teatro Festival è stato Shots di e con Francesco Bernava e Alice Sgroi, andato in scena l’11 luglio al Cortile Calapaj-d’Alcontres. Uno spettacolo che, ispirandosi ad alcuni racconti di Bukowski, accompagna lo spettatore all’interno della schietta e dissacrante poetica dello scrittore americano. A ogni scena corrisponde una storia (Time-lapse, Trenta centrimetri e La ragazza più bella della città) e a ogni cambio storia corrisponde una musica diversa. Ogni musica dialoga con le luci che si alternano tra colori caldi, come il rosso per il rito della seconda storia in cui sono presenti anche musichette buffe, e colori freddi, presenti in particolare nell’ultima parte dello spettacolo. L’allestimento scenico è essenziale, semplice: un tavolo, due sedie, due bicchieri di scotch e un lenzuolo nero che attraversa come un filo conduttore le tre scene cambiando significato diverse volte: rifugio per gli amanti ma anche, attorcigliato intorno alla vita, la pancia grassa di un uomo. Il fulcro delle tre storie è il rapporto uomo-donna: nella prima storia viene presentata al pubblico una coppia sposata in crisi, l’amore inizialmente acceso, in fiamme e passionale, ora è spento. Per provare a riaccenderlo, i due ripensano al loro primo incontro, in un bar, davanti a un bicchiere di scotch e finito sotto il lenzuolo nero. In un bar puoi incontrare l’amore della tua vita o più semplicemente avere un’avventura da una notte, dicono i protagonisti e, un po’ per fortuna o un po’ per sfortuna, ai due è toccata in sorte la prima opzione. Non molto tempo dopo subentra la routine, e neanche i ricordi bastano ad aggiustare ciò che è stato rotto. Infatti, la prima scena finisce con le voci litigiose dei due che lentamente vengono coperte dalla musica, segno che la storia sta cambiando.
Gli attori spostano le sedie ai lati della scena, indossano delle parrucche e storpiano la loro voce con l’intento, forse, di far ridere e alleggerire l’atmosfera. La seconda coppia di cui il pubblico è spettatore, infatti, è un po’ buffa ma indubbiamente più felice della prima. Lei, moglie premurosa, gentile e brava cuoca, con l’intento di aiutare il marito a dimagrire, lo invita a muoversi insegnandogli balletti bizzarri, eccedendo nell’ironia ed esasperando un po’ la situazione. Il lenzuolo nero, attorcigliato intorno alla vita dell’uomo a rappresentarne il grasso, viene srotolato a poco a poco, parallelamente ai chili persi. Appena gli viene tolto completamente la cura dimagrante continua, ma l’uomo nota che non perde più peso, piuttosto comincia a rimpicciolirsi, come se fosse vittima di una stregoneria, fino ad arrivare a un’altezza di trenta centimetri, l’altezza perfetta per il “gran finale”: l’atmosfera si incupisce, le luci diventano rosse, la moglie sistema delle candele ai lati della scena. A quel punto il pubblico comprende le parole che un collega dell’uomo gli aveva rivolto a inizio scena: «Quella donna è una strega!». Lei, dopo essersi seduta sul tavolo, si copre le gambe con il lenzuolo nero, tira fuori un bambolotto, il rimpicciolito consorte, mentre l’attore si accovaccia sotto le sue gambe, nascondendosi. Con la sacralità che ormai contraddistingue la scena, la donna ricaccia con felicità il bambolotto sotto al lenzuolo, mentre l’attore si lamenta: là dentro è umido e buio, sente puzza, non vede niente e non riesce e muoversi, in balia dei desideri della moglie. A conclusione della storia però, dopo tutte le lamentele, l’uomo si rende conto che, in fondo, quella “stregoneria” è piaciuta anche a lui.
Cambia la musica, cambia la storia: i due si tolgono le parrucche e le sedie vengono rispostate, l’ambientazione diventa nuovamente quella di un bar. Lui è seduto a bere, quando lei irrompe nel locale e lo nota immediatamente: si dice che sia la ragazza più bella della città, lei, che però per sfregiare il proprio fascino va a letto con uomini brutti, si procura dei tagli in viso e sulle braccia, rappresentati in scena segnandosi la pelle con un rossetto. Cerca di annullarsi: vorrebbe essere vista per ciò che realmente è, ha paura di essere usata e di attirare l’attenzione della gente solo per la sua bellezza, e vive una condizione difficile in cui il suo corpo e la sua mente sono in lotta. L’uomo, però, la nota per quello che è e la rimprovera per le ferite che si procura: le cancella spesso i segni che si fa in viso, le chiede più volte di non mettersi addosso quegli «spilloni», ricordandole di non rovinare il suo essere incantevole. L’attenzione e la premura che le dedica vanno oltre la superficie, è qualcosa che si muove da dentro e che sicuramente è amore. Tant’è che quando lei gli chiede di andare al mare lui la porta e, mentre le luci diventano blu e si sentono i versi dei gabbiani, le chiede di sposarlo. Lei rifiuta e, nei giorni successivi, scompare. Adesso sono entrambi seduti, lei sul tavolo al centro e lui lateralmente, sulla sedia del solito bar, alla solita ora, che la aspetta, mentre lei, chissà dove, si taglia la gola, ponendo fine alla sua vita. Quando l’uomo apprende la dolorosa notizia dal barista è disperato: con una leggerezza fino a quel momento assente durante tutto lo spettacolo, l’attore si avvicina al corpo dell’amata e con lo stesso rossetto che durante l’intera scena è stato un’arma letale, le disegna sulla guancia un fiorellino, segno di una bellezza ormai sfiorita. Si ritrova di nuovo nel bar, dove suona una musica allegra, come quella dei loro primi incontri, che stona con l’umore del protagonista che, infatti, grida improvvisamente e con una violenza che fino a ora non aveva mostrato, di spegnerla. Bruscamente se ne va la musica e arriva il buio, e così termina Shots. Uno spettacolo interessante nell’insieme, al quale forse si poteva conferire una maggiore semplicità così che l’ironia della messa in scena non sovrastasse le storie a cui si ispira, come in alcuni punti è capitato. Shots, tuttavia, incuriosisce il pubblico e lo accompagna in un tunnel fatto di sesso, amore e dolore, argomenti portanti delle tre storie a cui si ispira.
SHOTS
di e con Francesco Bernava e Alice Sgroi
assistente alla regia Giada Caponetti
disegno luci Carmelo Lombardo
organizzazione Filippo Trepepi
produzione MezzARIA Teatro
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena