«VIA CRUCIS» DI PROTESTA
L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 – MESSINA
di Giulia Cavallaro e Francisca M.
«Hotel Pace».
Sono queste le parole che si ripetono continuamente durante lo spettacolo Che l’A. Pace sia con voi, di e con Luca D’Arrigo, che il 4 agosto all’Area Iris ha aperto la seconda parte del Cortile Teatro Festival 2022.
Le luci si spengono e inizia lo spettacolo: si sente una voce registrata che, ricordando il tono del Grande Fratello di 1984, dichiara dopo un lungo discorso che «in un mondo senza leggi non c’è ingiustizia». L’attore fa la sua comparsa dalla platea, con uno zaino in spalla e trascinando sulla ghiaia un appendiabiti a cui, una volta salito sul palco, appende una stella luminosa, cominciando il suo monologo.
Nella prima parte, l’attore, che alterna momenti in cui interpreta i personaggi della storia ad altri di narrazione, dà voce ai due protagonisti e racconta del loro incontro: ci troviamo davanti a un ragazzo, esausto dalla giornata appena trascorsa, che vede una ragazza ipovedente e con il disperato bisogno di raggiungere a tutti i costi l’Hotel Pace. L’uomo si trova a un bivio: tirare dritto e ignorarla oppure aiutare la ragazza che, tra le lacrime, ripete incessantemente il nome dell’albergo che deve raggiungere per ricongiungersi al suo fidanzato. «Sembrerebbe», come dice più volte il protagonista, che la ragazza non abbia gli occhiali perché il fidanzato glieli ha rotti durante una litigata e «sembrerebbe» che ora sia stato accoltellato e alloggi proprio all’Hotel Pace. A questo punto il protagonista, non riuscendo a rimanere indifferente, chiede aiuto a un poliziotto per trovare una soluzione veloce ed efficace. L’unica possibile si rivela però che sia lui stesso ad accompagnare la ragazza all’albergo: inizia una buffa corsetta sulle note di The Passenger di Iggy Pop, che permette ai due di arrivare finalmente alla meta. Neanche qui però i problemi finiscono: quando i due chiedono informazioni sulla stanza in cui alloggia l’uomo, il receptionist si rifugia dietro le clausole della privacy, non venendo minimamente incontro alla loro difficile situazione. Il non riuscire ad aiutare la ragazza visibilmente sconvolta, provoca nel protagonista un’accesa rabbia, frutto della situazione di impotenza in cui si trova, data la scarsa collaborazione di chi lo circonda. Nonostante il suo intento sia di aiutare, alla fine lascerà che sia un’ambulanza a portare via e soccorrere la giovane. Nella seconda parte della pièce, si assiste a un’accesa protesta contro lo Stato, risultato del deludente esito del tentativo di aiuto verso la ragazza.
Inizia un susseguirsi di stazioni, una «Via Crucis», come viene definita nelle note di regia, in cui il protagonista, su una musica ritmata, recita il primo articolo della Costituzione e dichiara quanto non sia coerente con la vera Italia. Continua per cinque stazioni in cui, tra gli altri, parla di crimini e ingiustizie che ogni giorno si consumano impuniti: dai numerosi femminicidi passati in sordina ai provvedimenti mai presi riguardo allo sfruttamento sul lavoro. Comincia a recitare il Padre Nostro, sostituendo alla parola ‘Padre’ la parola ‘Stato’ con l’intento di criticare uno Stato che si pone come un Dio, elevandosi a entità suprema a cui si può solo obbedire e che si deve ringraziare per tutto ciò che fa. Egli stesso si dichiara «santo», si erge a paladino della giustizia, per essere stato l’unico ad aver provato ad aiutare la ragazza, dimostrandosi però uguale a tutti gli altri nel momento in cui la spinge a salire sull’ambulanza contro la sua volontà, proseguendo successivamente per la sua strada.
Nel complesso il progetto luci si fa più interessante nella seconda parte: da un alternarsi di luce e buio nella prima parte, si passa al susseguirsi di verde, rosso e bianco, che richiamano la bandiera italiana proiettata poi a chiusura dello spettacolo: Luca D’Arrigo sulle note dell’Inno d’Italia spegne la stella, fino a quel momento luminosa, e ripreso l’appendiabiti lo trascina fuori dalla scena.
Lo spettacolo, nonostante ruoti attorno a un unico tema, appare come l’unione di due parti separate: nella prima parte la narrazione della vicenda è lineare e non c’è traccia delle proteste avanzate nella seconda, che invece mette in luce tutte le magagne di un sistema ormai radicato, denunciando apertamente tutte le malefatte di cui lo Stato si è macchiato, abbandonando il tono narrativo.
Nel complesso, Che l’A. Pace sia con voi è un monologo che, nonostante cerchi di mettere in luce le zone d’ombra della società italiana, si ferma alle parole, senza trovare una vera soluzione alle storture dello Stato, troppo sedimentate per essere sradicate.
CHE L’A. PACE SIA CON VOI
di e con Luca D’Arrigo
luci e suoni Teresa Palminiello e Francesco Lascialfari
video e foto Cristina Giaquinta
produzione Chille de la balanza
Il primo studio risultò vincitore dell’edizione 2021 di Storie Interdette
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena