OMAGGIARE BUTTITTA E RACCONTARE LA STORIA DI COLAPESCE
INTERVISTA A FILIPPO LUNA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 (PROMONTORIO NORD) – MESSINA
a cura di Giulia Cavallaro e Giulia C.
Da dove nasce l’idea di fare un Colapesce dedicato a Buttitta?
Io ho sempre avuto un grande amore per Buttitta, per le sue poesie. Questo amore qualche anno fa si è poi concretizzato in uno spettacolo, Pomice di fuoco, scritto e diretto da Vincenzo Pirrotta. Questo è stato un incontro bellissimo e vivo con la parola di Buttitta. Da qualche tempo continuavo a dire che volevo fare uno spettacolo dedicato a lui, però tornare sulle poesie non mi sembrava giusto perché in qualche modo le avevo già vissute. Per cui ho fatto una ricerca, scoprendo che aveva scritto per il teatro e tra le tante cose c’era Colapesce. Mi sono messo in contatto con la Fondazione Buttitta e loro mi hanno mandato il testo dell’opera (non più edito) in Pdf. Dopo averlo letto, mi sono innamorato della scrittura. Chiaramente lo spettacolo è frutto di un adattamento del testo originale, poiché il testo, complesso, prevedeva la presenza di tanti attori (il coro dei pescatori, il gruppo folcloristico, i consiglieri, la regina…). Ci sono delle parti molto poetiche che nel nostro testo abbiamo cercato di conservare, altre che chiaramente hanno subito delle modifiche durante le prove e sulla scena.
Nel suo adattamento non sono presenti i pescatori, la folla e il gruppo folcloristico. Come è nata questa scelta?
È stata una scelta pratica, perché nessuna produzione privata potrebbe oggi mettere in scena uno spettacolo con tanti attori e decidere di produrlo. Inoltre scenicamente mi piaceva l’idea di una compagnia più piccola che raccontasse i momenti più importanti della storia e che, a favore di tutto il barocchismo del testo, ci fosse più lavoro nell’intimità dei personaggi.
Che tipo di lavoro drammaturgico ha fatto sul testo di Buttitta?
Noi siamo partiti da un’idea: volere raccontare questa storia e volerla raccontare nei toni più emotivi possibili, anche per giustificare il percorso e la scelta di Colapesce, descritto spesso come lo scansafatiche che gioca nel mare e non vuole mai fare niente. Invece nella nostra lettura Cola è un ragazzo che fa la scelta consapevole di tuffarsi per sostenere la Sicilia. Quindi il sacrificio è una scelta maturata e voluta nel tentativo di mettere insieme più discipline, mi riferisco alla danza e non solo nelle parti più danzate ma anche nel movimento generale degli attori; abbiamo cercato di conciliare la musica e abbiamo fatto il teatro. Sicuramente abbiamo lavorato con una grande libertà per cercare di trovare l’umanità e la dimensione emotiva di questi personaggi per arrivare al pubblico. Inoltre la figura del contastorie, presente nel testo originale, che apre e chiude lo spettacolo, mostra che la storia un po’ si racconta da sé in dei quadri che sono l’evoluzione di quelli che offre Buttitta.
La lingua è uno dei punti di forza del testo originale. Come ha lavorato per mantenere la sua unicità?
L’obiettivo di partenza era fare un adattamento senza sostituire nemmeno una virgola delle parole, ma utilizzare esclusivamente le sue. Faccio un esempio: il monologo di Ninfa nel testo originale è una parte del contastorie, però io l’ho preso in prestito per raccontare l’emotività di Ninfa nello spettacolo. L’omaggio era questo, rispettando la sua matrice linguistica e le sue parole.
È già la seconda volta che quest’anno la vediamo al Cortile Teatro Festival nei panni di regista e attore. Come ha lavorato questa volta alla regia dello spettacolo e quali sono state le differenze rispetto a Le mille bolle blu?
Questa volta è stata un’impresa un po’ più grande che ho vissuto sicuramente con grande responsabilità ma anche con grande ansia perché non ero solo in scena, con me c’erano altri stimati professionisti di cui sentivo la responsabilità, perché quando ti intesti la paternità di un progetto con attori bravi, devi cercare di farli splendere il più possibile. In questo sicuramente un grande merito lo riservo a Manuela Ventura, Alessandra Fazzino, Rita Abela e Virginia Maiorana per la generosità con cui si sono date e per il coraggio con cui si sono fidate di me. In generale è stato un bellissimo lavoro corale in sala prove, in cui il dialogo e il confronto sono rimasti sempre vivi, anche se poi chiaramente l’ultima parola spettava a me perché tutto ciò che avevamo creato doveva convincermi ed essere il prodotto finale che avevo in mente: omaggiare Buttitta e raccontare la storia di Colapesce.
COLAPESCE
di Ignazio Buttitta
con Manuela Ventura, Alessandra Fazzino, Rita Abela, Virginia Maiorana, Filippo Luna
scene e costumi Dora Argento
scrittura fisica Alessandra Fazzino
musiche Virginia Maiorana
suono e luci Vittorio Di Matteo
adattamento e regia Filippo Luna
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
prodotto da Maurizio Puglisi – Nutrimenti Terrestri
locandina: bozzetto Dora Argento | design Angie Russo
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL di Messina
Diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho