«FENOMENALI POTERI COSMICI» #4
CITTÀ FELICE, CITTÀ INFELICE
#MINIMAMENTEBLU: RIFLESSIONI SULLE PROVE A CURA DELL’OSSERVATORIO CRITICO
di Giulia Cavallaro
Tornata nel luogo dei «fenomenali poteri cosmici», ci ho messo un attimo prima di rientrare nel flusso.
Una stanza tutta nera. Noi tutte vestite di nero. Il sole che se ne andava ogni volta che Giulia cominciava a parlare, come se fosse un complotto.
Oggi, però, è stato diverso: a un certo punto c’eravamo solo io e Sibilla. Io con le mani a tenermi la testa, raggomitolata sulla scaletta nera, lei più distante che, invece, non toccava mai terra. Io e lei così diverse, entrambe però nel flusso, entrambe stiamo cambiando, ci sta succedendo qualcosa. Niente risposte, solo domande.
Calvino scrive che «la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa d’esistere». Io all’inizio avevo paura della stanza nera… ma poi Sibilla mi ha presa per mano e mi ha scosso forte, facendomi arrivare faccia a faccia con la polvere che da troppo tempo era sotto al tappeto. Sento la sua storia addosso, sento la sua voce, sento i suoi movimenti e il mio corpo li registra per replicarli goffamente chiusa nella mia cameretta.
Io sono «città felice» quando entro nel «minuscolo spazio vitale», lì, seduta sul gradino che tutti sostengono sia l’unica a definire comodo. E confesso che quel gradino non è comodo neanche per me, alla fine ho sempre mal di schiena. È però un mio modo per tenermi all’erta, per non adagiarmi a una sedia più comoda, per non rilassarmi. E credo che per guardare il teatro ed esserci dentro si debba stare un po’ scomodi, si debba avere un sassolino nella scarpa che ci ricordi di avere quel piede ancora lì, ancora vivo. Il mordente, dello scotch attaccato al dorso della mano che pizzica; niente di aggressivo, solo qualcosa che dia un po’ fastidio. Così, quando mi alzo dopo ore sullo scalino nero, la mia schiena ricorda bene dov’è stata, non riesce a dimenticarlo (e si pentirà amaramente di quella scelta).
Continuo a essere la bimba meravigliata che entra nel negozio di giocattoli, ma che ancora è troppo piccola per afferrare i peluche giganti, nonostante ne sia davvero affascinata e rapita. Il teatro è il mio peluche gigante, chissà che un giorno non possa riuscire ad afferrarlo un po’ meglio… Nel frattempo, però, tento di acchiappare questo orso gigante da una zampa!
MINIMA MENTE BLU
Accordi sintetici per una nudità d’essenza
II studio su V. Kandinskij e A. Schönberg
I capitolo della Trilogia sull’Arte
con Giulia Messina
regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche e progetto audio Vincenzo Quadarella
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regia Elena Zeta
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
produzione QA-QuasiAnonimaProduzioni / Nutrimenti Terrestri
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena