«FENOMENALI POTERI COSMICI» #6
MONTAGNE RUSSE
#MINIMAMENTEBLU: RIFLESSIONI SULLE PROVE A CURA DELL’OSSERVATORIO CRITICO
di Giulia Cavallaro
Ci sono dei giorni che assomigliano a delle montagne da scalare o alle onde del mare che ti trascinano freneticamente con loro.
Giorni che pensi siano facili.
Giorni in cui pensi che ormai il luogo in cui sei è familiare.
Ma non avevo fatto i conti col punto principale: spesso, quando qualcosa diventa più vicina a noi, presuppone un mettersi in gioco maggiore. E non parlo soltanto dello spettacolo in sé, ma degli spunti che partono da un movimento, un momento, una suggestione, una riflessione.
Tutto ciò scava dentro (per volere tentare una mezza citazione al testo), in profondità. Tocca corde strane, tenute nascoste, fantasmi sopiti, una consapevolezza che ho paura di creare.
Ogni filata è diversa dall’altra perché risultato di giornate diverse di studio continuo e lavoro. E non parlo di differenze sostanziali nella messa in scena, ma di bagaglio emotivo che ci portiamo dietro dall’inizio della mattinata e che, personalmente, mi fa percepire lo spettacolo in maniera sempre diversa.
Sconquassata.
Discutevo con la regista, Auretta Sterrantino, sulla bellezza di questa parola.
Profonda, scura, spaventosa.
È la parola più adatta per descrivermi dopo le montagne russe di emozioni provate, reduce da una mattina di riflessione forte, di tanti pensieri, e un pomeriggio un po’ più di leggerezza che è culminato con il pugno allo stomaco della filata da cui, come di consueto, sono uscita un po’ ammaccata.
Mi è stato chiesto spesso di parlare o spiegare le mie sensazioni o le differenze notate tra una prova e l’altra, ma mi sono accorta di quanto mi sia difficile e complesso. Ogni volta il mio cervello entra in tilt e, nonostante la mia abituale parlantina, peso tanto le parole e cerco quelle più o meno giuste per descrivere qualcosa in cui il giusto esiste fino a un certo punto.
E mi ritrovo lì, sulla scaletta nera, accovacciata, con le ginocchia portate al petto, chiusa su me stessa, in silenzio, cercando di metabolizzare il tutto.
Con un enorme peso sul petto che non so descrivere, torno a casa dopo una giornata faticosa, che difficilmente dimenticherò.
Una giornata scomoda (non per colpa del gradino nero o del pavimento troppo duri).
Una giornata necessaria.
Una montagna russa.
MINIMA MENTE BLU
Accordi sintetici per una nudità d’essenza
II studio su V. Kandinskij e A. Schönberg
I capitolo della Trilogia sull’Arte
con Giulia Messina
regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche e progetto audio Vincenzo Quadarella
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regia Elena Zeta
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
produzione QA-QuasiAnonimaProduzioni / Nutrimenti Terrestri
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena