UNA PROSPETTIVA DIVERSA
L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA INTERVISTA ANGELO CAMPOLO E GIULIA DROGO
a cura di Giulia Cavallaro e Giulia C.
Dopo aver assistito allo spettacolo Tra Scilla e Cariddi, andato in scena il 21 e il 22 ottobre al Festival degli Aquiloni di Torre Faro, abbiamo avuto modo di intervistare l’autore e regista Angelo Campolo e Giulia Drogo che, oltre a essere co-ideatrice del progetto, ha curato le scene e i costumi.
Perché avete deciso di realizzare un teatro itinerante a bordo di un furgoncino?
A.C.: La decisione nasce a seguito del bando di Periferie Artistiche, promosso dal Ministero della Cultura e dal Comune di Messina. Dovendo organizzare un’attività che coinvolgesse tante circoscrizioni, accanto ai laboratori che si sono realizzati principalmente nel quartiere CEP, ci è sembrato interessante unificare il percorso, creando uno spettacolo che potesse girare. Questa è una formula utilizzata anche in altre città, penso a Bolzano, dove è stato realizzato l’Ape teatrale proprio al Fringe Festival su un furgone.
G.D.: Volevamo nel nostro caso che l’idea di un teatro a bordo di un furgone non fosse solo un contenitore esterno allo spettacolo, ma avesse a che fare con un perché legato alla storia che si porta in scena.
A.C.: Ci siamo divertiti con l’idea di voler creare uno spettacolo popolare ma raffinato, che parlasse al pubblico grazie a due archetipi, i miti di Scilla e Cariddi, protagonisti dello Stretto. Abbiamo provato a giocarci con ironia e leggerezza e a guardare da una prospettiva diversa.
G.D.: I protagonisti della storia, interpretati da Nunzia Lo Presti e Antonio Previti, sono due ragazzi di oggi, pendolari dello stretto, che decidono di rinviare la loro partenza al Nord per attraversare i quartieri della città e raccontare i miti dello Stretto secondo una prospettiva nuova che ridia speranza e coraggio a una terra come la nostra.
Quale pensate possa essere l’impatto e la reazione emotiva del pubblico a questa nuova prospettiva?
G.D.: Sorpresa, meraviglia e poi ascolto. Chiediamo un’attenzione e una partecipazione importanti agli spettatori piccoli e grandi.
A.C.: Nella nostra intenzione volevamo che in qualche modo chi fruisse dello spettacolo, principalmente i ragazzi e gli abitanti del quartiere, percepisse da subito una cura della proposta che stavamo offrendo e che in qualche modo rispettasse la loro intelligenza, il loro punto di vista, la loro ironia, la loro sensibilità. Spesso si fa l’equazione di portare in periferia proposte più semplificate, si pensa di semplificare il linguaggio lì dove si fa teatro di strada o teatro itinerante. Alla fine quello che portano in giro i nostri due attori è un racconto di parola, basato sulla forza evocativa della parola; questa era una sfida perché non è quello spettacolo di semplice fruizione che uno si immagina parlando di quartieri. E invece sono contento che abbiamo avuto un buon riscontro.
Come avete lavorato per definire un linguaggio adatto ai giovanissimi?
A.C.: Abbiamo cercato di non abbassare il registro, che è abbastanza non comune; più che altro ci siamo riferiti al pubblico dei più piccoli interrogandoci sulla struttura della fiaba. Nello specifico, nel percorso dell’eroina, comune a tante serialità di oggi e a tanti cartoni animati ‘per adulti’, abbiamo cercato di seguire quelle traiettorie perché proprio in quelle formule c’è la chiave di comprensione universale. Nel nostro caso, la protagonista Nunzia Cariddi compie un percorso iniziatico verso l’indipendenza, verso il distacco dalla propria famiglia, alla scoperta di quelle che sono le proprie origini e, senza volere spoilerare, scopre che quelle che credeva fossero le proprie origini sono in realtà un’impalcatura tenuta in piedi da altro tipo di interessi.
I due interpreti, Nunzia Lo Presti e Antonio Previti, hanno parlato di personaggi molto vicini caratterialmente al loro modo d’essere. Perché la scelta di avvicinare il personaggio all’attore?
A.C.: Per me è irrinunciabile partire da un dato reale, biografico. In questo caso avevo la fortuna di conoscere questi due giovani attori e sapevo che erano estremamente disponibili a entrare in questo gioco, che poi è il gioco scenico, in cui sono al contempo narratori e interpreti della storia che raccontano. Ho chiesto di giocare con le loro vite. Infatti soprattutto la protagonista, Nunzia Lo Presti, è in attesa di una bimba al contempo come personaggio e interprete, e questa mi sembrava una cosa estremamente interessante da portare in scena con tutta la sua verità.
Qual è stato il processo creativo di scena e costumi dall’inizio della preparazione alla messa in scena dello spettacolo?
G.D.: Tutto inizia con un concept che abbiamo realizzato insieme alla scenografa e disegnatrice Elena Nassi, basato sull’idea del progetto ideato con Angelo Campolo. Poi sono iniziate le prove e, preso possesso del furgoncino, dieci giorni prima del debutto, sono passata alla parte di realizzazione delle scene e dei costumi seguendo il testo, costruito sugli e con gli attori/narratori durante le prove. Mi sento particolarmente fortunata perché in questo caso si è creato un gruppo di lavoro collaborativo e creativo insieme.
TRA SCILLA E CARIDDI
progetto di Giulia Drogo e Angelo Campolo
con Nunzia Lo Presti e Antonio Previti
assistente Christian Basile
scene e costumi Giulia Drogo
testo e regia Angelo Campolo
produzione DAF Projects
visto al Festival degli Aquiloni di Torre Faro il 22 ottobre 2022