LASCIARSI TRASPORTARE DA QUESTO VORTICE «PSICHEDELICO»
#SETTE – DAL TESTO ALLA SCENA: INTERVISTA A VINCENZO QUADARELLA, AUTORE DELLE MUSICHE ORIGINALI E DEL PROGETTO AUDIO DI SETTE
a cura di Giulia Cacciola, Sara C., Francisca Mangano, Maria Francesca Visalli
A seguito di una prima residenza a Malaga e tre successive prove aperte – a Coimbra, Valencia e Barcellona – arriva a Messina lo spettacolo SETTE.
Abbiamo intervistato Vincenzo Quadarella, Presidente della compagnia QA-QuasiAnonima Produzioni e autore delle musiche originali e del progetto audio dello spettacolo, in occasione del debutto del 28 e 29 novembre presso la Sala Laudamo in collaborazione con il Teatro Vittorio Emanuele di Messina.
Quali immagini sonore ti evoca il numero sette?
Non è il numero in sé che mi ha evocato immagini. Sette è riferito al numero dei guerrieri, alla guerra, alla contrapposizione tra fratelli, alla contrapposizione tra due modi di governare la città. Sono tutti argomenti estremamente attuali e di importanza fondamentale.
Il numero dunque racchiude in sé tutti questi fenomeni. Riassume l’essenza di alcuni comportamenti umani, non sempre coerenti e corretti, ma che fanno comunque parte dell’animo umano.
Per la realizzazione del progetto musicale di questo spettacolo sei partito da tracce che già avevi composto o hai lavorato ex novo?
Solo due tracce appartengono a un lavoro che avevo già cominciato e che prevedeva anche il testo cantato. Per il resto ho lavorato su nuove tracce e soprattutto sono partito da alcuni brani composti al pianoforte ai quali ho aggiunto poi elementi elettronici.
Durante il tuo soggiorno a Malaga c’è stato un ambiente che ti ha ispirato nella realizzazione del progetto musicale di SETTE?
Malaga ha rappresentato per me un cambiamento fondamentale. Penso che questo mio personalissimo cambiamento sia in qualche modo evidente dalle musiche per SETTE, ma quasi nulla ho composto a Malaga.
Negli ultimi anni che tipo di percorso stai seguendo come compositore?
In realtà sto seguendo un percorso umano, dunque anche le mie musiche ne sentono l’influenza: mi sto concentrando molto sul comporre con il pianoforte, musiche semplici ma emotivamente, credo, molto forti.
In che modo hai lavorato sui temi dello spettacolo e sulla sua drammaturgia sonora?
Come sempre ho letto il copione e ho composto. Non ho pensato alla “posizione” dei brani ma alla tensione generale del lavoro; la drammaturgia era già segnata: il testo è già una sorta di partitura musicale, quindi è stato semplice inserirsi nell’idea ben chiara che il testo mette in scena dei rapporti umani e dei rapporti politici e sociali.
In quanto Presidente di QA cosa pensi che questo progetto rappresenti nel percorso di ricerca della compagnia?
Questo progetto è una tappa importantissima, non solo perché ci porta fuori dall’Italia ma anche e soprattutto per il lavoro sul classico un po’ più evidente rispetto alle nostre ultime produzioni. Penso che il tipo di linguaggio che stiamo utilizzando in questa fase della nostra storia sia assolutamente innovativo: io lo definisco psichedelico. All’inizio della rappresentazione noi offriamo due pillole: una rossa e una blu. Sta allo spettatore scegliere: guardare passivamente o farsi trasportare dal nostro vortice psichedelico. Se lo spettatore “accetta” sarà un turbinio di emozioni, come in Matrix. Questo tentiamo di fare.