«UNO DI FRONTE ALL’ALTRO»
L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER SETTE
di Sara C.
«Noi, insieme.
Nemici e fratelli.»
Ormai un anno fa la compagnia teatrale QA-QuasiAnonimaProduzioni si cimentava in un nuovo progetto, nato a partire dallo studio di una tragedia di Eschilo, Sette contro Tebe. Si tratta di un disegno assai ampio, che ha visto la compagnia impegnarsi non solo qui in Italia, ma anche all’estero. A seguito di un lungo lavoro effettuato in Spagna e in Portogallo e alle successive prove aperte, lo spettacolo ha debuttato a Messina il 28 e il 29 novembre 2023, presso la Sala Laudamo del Teatro Vittorio Emanuele. SETTE, frutto del lavoro della regista e drammaturga Auretta Sterrantino, in collaborazione con Nutrimenti Terrestri, mette in scena il rapporto tra due fratelli, Eteocle e Polinice, figli di Edipo, in un conflitto che li porterà a dover combattere l’uno contro l’altro. A seguito di una prima residenza creativa a Messina durante il mese di agosto del 2023, la compagnia si è spostata a Malaga, in Spagna, ospite dell’università della città, per l’allestimento scenico. Dunque, si sono tenute diverse prove aperte a Coimbra, a Valencia e a Barcelona. In questo progetto ricco di spostamenti, la compagnia è stata in grado di realizzare uno spettacolo dal significato intenso, in cui parola, movimento e musica, così come negli ultimi spettacoli della Sterrantino, creano un’armonia perfetta.
Preso posto in sala ci si trova di fronte allo spazio scenico, di forma quadrata, delimitato dal nastro carta. L’atmosfera è buia e a essere illuminati, mediante una luce soffusa, sono i soli due personaggi presenti in scena. Attraverso dei movimenti ripetuti e sincronizzati si assiste al momento della preparazione allo spettacolo, momento in cui gli attori si predispongono a diventare i personaggi che devono rappresentare con voce e corpo. A seguito di tale preparazione, delle voci registrate paragonano la vita a delle piccole pietre, «consacrate al movimento in divenire», per poi ripetere in lingue diverse, tra cui il greco, lo spagnolo, il francese e l’inglese, i termini evocativi «Adesso, qui, ora». In questa parte iniziale i personaggi continuano a eseguire movimenti decisi, senza mai toccarsi. Ora la scena è bagnata da luci calde, mentre un suono di campane e quello di un organo creano un’atmosfera di tensione. I due iniziano così a parlare, pronunciando ripetutamente, in lingua greca e italiana, «rocca di Cadmo, città dei sette», dunque Tebe. Solo adesso possiamo effettivamente conoscere l’identità dei personaggi, che, bagnati da luci bianche, affermano di essere figli di Edipo, il quale, «cieco nella mente», seminò Giocasta generando due figlie e due figli, che poi maledisse. Eteocle e Polinice — rispettivamente interpretati dalle attrici Giulia e Carlotta Messina — avrebbero dovuto governare, secondo quanto stabilito, un anno ciascuno. Ma Eteocle, spinto dal desiderio di continuare a governare la città, non vuole cedere il regno. Così i vincoli dei giuramenti vengono infranti e le promesse sacre vengono rotte.
«La guerra è alle porte». Ciascuno dei due fratelli sa che quella notte andrà incontro alla vittoria o alla morte. Tale consapevolezza viene espressa su un’alternanza di musiche cupe e momenti di silenzio, mentre i due sono bagnati da luci rosse, molto calde. Sulla scena assistiamo adesso alle sette ore che precedono il duello, ore scandite dai rintocchi di una campana. Durante la prima ora Eteocle chiede che ci sia silenzio, «silenzio ininterrotto», poiché è questo ciò che serve. Sente, infatti, «un frusciare di foglie», «un sottile sussurro di vento», e si chiede se ci sia qualcuno. A rispondere è Polinice. Sono entrambi lì, soli, in armi. I due riconoscono, nella seconda ora, di essere fratelli, figli dello stesso padre, fratelli delle stesse sorelle, ma conoscono già il destino a cui andranno incontro. Dopo tre rintocchi, Polinice afferma di venire «dal buio di un recesso profondo» e di essere stato dimenticato dal fratello stesso. Per questo ha deciso di incontrarlo. Ma Eteocle sa che, in realtà, non è questo il vero motivo. Polinice vuole solo giustizia, poiché il giuramento non è stato rispettato. In una sequenza di movimenti, che vedono Eteocle bloccare la rabbia di Polinice espressa sotto forma di pugni, si giunge alla quarta ora. I due rievocano, così, i momenti in cui erano piccoli, quando la guerra era solo ‘un gioco’.
«Marcia, avanza, imbraccia e danza.
Punta, mira, carica e tira.»
Le campane rintoccano, adesso, per cinque volte. In un alternarsi di luci blu e bianche assistiamo ai sei scontri che precedono il duello e che vedono i guerrieri di Eteocle, cittadini di Cadmo, contro quelli di Polinice, cittadini di Argo, due per ogni porta: Porta di Preto, Porta Elettra, Porta Nuova, Porta Atena Onca, Porta Nord e Porta Omoloide. Giunti alla settima porta, bagnati da luci bianche, i due fratelli si trovano l’uno di fronte all’altro.
«Io. Tu.
Re contro re.
Fratello contro fratello.
Nemico contro nemico.
Uno di fronte all’altro.»
Due uomini, legati dallo stesso sangue, non possono fare altro che accettare il loro destino aspro e crudele. Due uomini in armi, aventi entrambi motivazioni legittime, ricorrono alla guerra, la quale, però, non può essere la soluzione del loro disaccordo. E così le donne della città si rifugiano nel dolore: piangono, versano lacrime, come laghi in cui specchiarsi, in cui immergersi. Ormai, però, è questa la loro sorte, non possono cambiare porta, né possono ritirarsi: la maledizione del padre si compie. È l’alba, la sesta ora. È giunto il momento di sferrare l’attacco. In una sequenza di movimenti, a cui seguono gli ultimi sette rintocchi, assistiamo al conflitto: movimenti intrisi di ostilità si alternano ad abbracci, abbracci che “strozzano”; movimenti complementari rievocano il passato di due fratelli che, sin dalla loro giovinezza, sono stati abituati a combattere, ma che mai avrebbero pensato di doverlo fare l’uno contro l’altro.
SETTE è uno spettacolo che riesce a instaurare un vero e proprio dialogo con la cronaca. Da sempre, infatti, l’istinto induce l’uomo a rispondere alla violenza con altrettanta violenza. Ma per quanto in un conflitto possa risultare complicato giungere a un punto di incontro, in quanto entrambe le parti ritengono di avere ragioni più che legittime, la cattiveria non è e non sarà mai una soluzione. Così interviene il teatro che, senza schierarsi da alcuna parte, ci pone di fronte alla realtà: non ci offre una soluzione, ma rappresenta, in questo caso, l’impossibilità di risolvere il conflitto mediante la forza.
SETTE
[studio a partire da Sette contro Tebe di Eschilo]
testo originale, regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche originali e progetto audio Vincenzo Quadarella
con Giulia Messina e Carlotta Maria Messina
assistente alla regia Elena Zeta
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
produzione QA-QuasiAnonimaProduzioni / Nutrimenti Terrestri
in collaborazione con il Teatro Vittorio Emanuele (ME)
Ph. Fabio Crisafulli
Spettacolo nato all’interno del progetto internazionale “Varcare la Soglia”
Università di Malaga (Spagna), Facoltà di Filosofia e Lettere, Dipartimento di Filologia Classica, Prof.ssa responsabile: Marta González González
Università di Messina (Italia), DICAM (Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne), Facoltà di Scienze storiche, Area. Storia delle religioni, Prof.ssa responsabile: Mariangela Monaca
Spettacolo costruito durante una residenza all’Università di Malaga (Spagna), Facoltà di Filosofia e Lettere, Dipartimento di Filologia Classica, Prof.ssa responsabile: Marta González González
visto alla Sala Laudamo del Teatro Vittorio Emanuele di Messina
il 28 e il 29 novembre 2023