APPUNTI DALLA TERRA DELLE CENERI #6

Diario delle prove di “Prometheus”, QA-QuasiAnonimaProduzioni

a cura di Elena ZETA

                                                                                                                  domenica 23 aprile 2017

GIORNO SEI

[Buon dì! Mi sa che ci dobbiamo vedere dieci minuti prima…] 09.36

[Ok. Ora comincio a prepararmi.] 09.37
[Per altro devo uscire in cerca di attrezzeria] 09.37

[Ovvero?] 09.37
[Stupidi turisti della domenica] 11.04

 

Dopo aver affrontato mandrie di macchine fotografiche, superato stormi di  guide turistiche, attraversato banchi di sandali col calzino, arriviamo al nostro campo di addestramento. Cariche come muli: le borse con gli attrezzi di lavoro, gli zaini con i viveri per la sopravvivenza, un enorme bustone pieno di “attrezzeria”.

Lapo, il pastore tedesco dei nostri vicini di parco, ci accoglie all’entrata agitando la sua bellissima coda.

Abbiamo passato un paio di giorni di estrema tranquillità, pace e solitudine: il Natale di Roma, festa della fondazione, appuntamento di somma importanza per i nostri ospiti e per tutti i capitolini, ha svuotato completamente il GSR, riversandolo nella sua forma più ammaliatrice al Circo Massimo per le importanti celebrazioni. Legioni da tutta Europa sono discese per prendere parte alla festa, durante il giorno… ma anche la notte!

«Meno male che mamma e papà ci hanno fatte scaricatore, sennò qua…!»

Un sorriso accennato, in mezzo alla smorfia della fatica troppo faticosa per l’ora che il mio cervello lento a carburare avverte ancora troppo mattutina, esprime tutta la mia complicità.

In pochi minuti, panche e tavoli del gran banchetto del natale romano sono piegate e accatastata in un angolo, il campo è sgombero da ogni possibile ostacolo. È il momento di attrezzarlo a dovere, come fosse il nostro reale campo di battaglia.

Metro, scotch carta e piantina della scenografa − superVale −  è tutto quello che serve.
Traccio il perimetro del palco, prendo il centro. Dove va il vulcano di Bios? Si, dobbiamo lasciare un corridoio dietro per il passaggio di Prometeo, certo. E poi un laterale: non ci si addossa mai alle quinte. Quanto è grande Bios? Calcoliamo le attuali misure consce che potrebbero modificarsi in corso d’opera. E poi l’incudine, l’altare di Efesto. «Dove va, regi? Quanto è grande?».

Mi giro e la trovo impegnata a svuotare il misterioso bustone della “attrezzeria”: una cinquantina di spugnette da piatti in metallo e una dozzina di pacchi di tè solubile. In tutto un centinaio di litri di thè alla pesca. Che a me manco piace, era meglio al limone. Rido. Ridiamo. L’artigianalità di questo lavoro sta anche nell’arrangiarsi. L’arrangiarsi di questo lavoro fa parte anch’esso della creatività. Impacchettiamo tutto di nero, e adesso manca solo un bastone. E l’incudine, certo. E Bios?!

Recuperiamo ciò che troviamo in giro, e in effetti la nostra scena arrangiata ci sembra così bella che vorremmo portarci tutto “giù” con noi. Ma avremmo bisogno di un vagone del treno dedicato, e di un mulo vero a darci un aiuto. Cominciamo a metterci il cuore in pace.

Ecco arrivare i nostri compagni, baciati dal sole romano. Oggi si comincia la simulazione vera e propria, oggi si comincia il montaggio.

Come si cammina senza l’uso di un ginocchio? E come gesticolare con delle pesanti catene ai polsi?

Questo è il nostro campo, e come negli scacchi ognuno ha le sue mosse: Prometeo, sempre obliquo o circolare, rispetto al dio del fuoco, gira su cerchi e si sposta in diagonale; Efesto, claudicante, misura con linee rette e perpendicolari alla scena, tutto lo spazio della sua fucina.