TUTTI CONTRO TUTTI. GLI UOMINI SONO DIVENTATI DELLE BESTIE

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021 – MESSINA
a cura di Giulia C.

La difesa dei propri ideali, il capovolgimento di un sistema radicato, il mutamento sociale stanno alla base di una rivoluzione. In tal caso la Storia è portavoce di grandi eventi che smuovono l’intero globo terrestre in campo artistico, culturale, politico e tecnologico. Tuttavia, la rivoluzione raccontata da Tino Caspanello in Quadri di una rivoluzione (andato in scena il 29 giugno nell’Area Iris, ad apertura del Cortile Teatro Festival) appare priva di questi requisiti: è una rivoluzione incompiuta, ormai costruita solo a parole che non vengono più tramutate in azioni, creando molto rumore per nulla.

Lo spettacolo è ambientato in un mondo distopico, in cui manifestazioni di affetto per le altre persone sono proibite: «nessuno ha amici, là fuori». Un mondo in cui l’informazione non ha più importanza: «non ci servono, né televisione né radio!». Perfino stare in balcone è un reato, perché potrebbe favorire le relazioni sociali. Trovare cibo (specialmente carne), capi d’abbigliamento o sigarette è considerato impensabile senza apposite conoscenze di fiducia.

Le vite dei protagonisti (892, 584, 137, interpretati rispettivamente da Francesco Biolchini, Alessio Bonaffini, Tino Calabrò) sono legate a un campo da calcio, come viene suggerito sia dall’enorme rete che fa da sfondo alla scena, sia dal modo in cui si presentano, con le loro canotte e camicie sbottonate, che li fa sembrare un gruppo di tifosi allo stadio. Prima il loro gruppo di rivoluzionari era molto numeroso; anche se rimasti solo in tre, non si danno per vinti, e risultano ugualmente una presenza scomoda, che va eliminata al più presto. I tre protagonisti non si sentono degli eroi, credono solo di avere dei forti ideali e il potere per portare avanti una rivoluzione, e sopravvivono arrangiandosi come possono. Il loro equilibrio viene stravolto dall’arrivo di un nuovo personaggio, una donna (Cinzia Muscolino), provocante e provocatrice: sarà proprio lei, con il suo sorriso sornione, il suo vestito Dior e il suo sguardo smaliziato, a condurre il gioco.

Per ogni scena dello spettacolo Tino Caspanello sceglie il titolo di un dipinto: La ronda di notte, Leda atomica, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, Colazione sull’erba, Pietà, Prove di balletto in scena, L’uccello meraviglioso, Le sette opere di misericordia, Salomé, Elogio della dialettica, Campo di grano con corvi. Tali titoli, come dice lo stesso autore, «sono dei pretesti narrativi, non rimandano all’iconografia dell’opera, ma ispirano la narrazione all’interno della trama generale». La rappresentazione è originale e interessante, come nel caso di Colazione sull’erba, scena in cui i tre protagonisti maschili sono riuniti intorno a un tavolino per mangiare cibo in scatola e la donna, messa in disparte, volge un sorriso malizioso agli spettatori. Oppure, indimenticabile, è la scena della Pietà: 584, dopo aver mangiato il cibo avvelenato, si stende dolorante sulle gambe della donna, ricordando la posa dell’opera. Originale è anche Campo di grano con corvi, al posto dei quali troviamo degli elicotteri dal rumore assordante.

Come le tessere di un puzzle, i titoli dei dipinti (sfogliati di scena in scena su una panchina) aiutano a capire quale possa essere l’esito della storia. I protagonisti vorrebbero liberarsi dal regime che li opprime, ma vivono in un mondo in cui gli uomini si mostrano pronti ad attaccare e aggredire, combattendo gli uni contro gli altri, in un tutti contro tutti. Così in fondo anche loro sono «diventati delle bestie»: «non c’è spazio per la bontà nella rivoluzione».

 

Quadri di una rivoluzione
di
 Tino Caspanello
con Cinzia Muscolino, Francesco Biolchini, Tino Calabrò, Alessio Bonaffini
costumi Cinzia Muscolino
scena e regia Tino Caspanello
Produzione: Teatro Pubblico Incanto
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena