L’ANTIDOTO ALLA SOLITUDINE
UN GIOCO D’ACCOSTAMENTI TRA TOWER SPEAKS E CINEMA D’AUTORE
L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 – MESSINA
di A. Ansaldo
Nella serata del primo agosto è andata in scena, per l’undicesima edizione del Cortile Teatro Festival, la performance Tower Speaks concepita e diretta da Agostina D’Alessandro, la quale è anche danzatrice insieme a Hernan Mancebo Martinez. Accompagnati dalle musiche eseguite dal vivo da Pierfrancesco Mucari, i due danzatori creano un dialogo tra loro, che narra del rapporto tra un uomo e una donna, delle loro incomprensioni e dei loro contrasti. I protagonisti della performance sono separati da quella che sembra un’irreparabile incomunicabilità, anche linguistica, che li costringerà a trovare un nuovo modo per comprendersi. Quello dell’impossibilità di comunicare è uno dei grandi temi della contemporaneità e del recente passato. Sia nella letteratura che nel teatro e nel cinema, ci sono state storie capaci di fissare nel tempo personaggi memorabili, intrappolati nella loro incapacità di comunicare. Ispirati dal lavoro di Agostina D’Alessandro, è nato un gioco d’accostamenti che ci ha portato a riflettere su quali film abbiano trattato gli argomenti sopracitati. Ci siamo chiesti: quale film sarebbe Tower Speaks? Non è venuta fuori nessuna risposta definitiva, ovviamente, ma ne è nata una riflessione su alcune opere cinematografiche che hanno trattato il tema dell’incomunicabilità, dell’amore e, più in generale, della distanza tra gli esseri umani.
Un fulgido esempio, in questo senso, non può che essere Deserto Rosso (1964) di Michelangelo Antonioni, che segue le vicende dell’incompresa moglie di un industriale, interpretata da Monica Vitti in una prova attoriale indimenticabile. Il regista ferrarese è, a ragione, associato spesso al tema dell’incomunicabilità e dell’alienazione, sin dai tempi della trilogia composta da L’Avventura, La notte e L’eclissi, ed è noto per il suo stile rigoroso, capace di immortalare alcuni dei personaggi più problematici del nostro cinema, proprio come quelli interpretati da Monica Vitti nel suo fortunato sodalizio con Antonioni stesso. Più che un dialogo, Deserto Rosso è il soliloquio di una donna perduta e incastrata in una vita priva di valore. La protagonista cerca di trovare un antidoto per il male terribile che infesta la realtà che la circonda. Un male senza volto né colpevole, un male che si insinua nella sua mente fino a farle tentare il suicidio, una nevrosi che non sembra darle tregua. Il personaggio di Monica Vitti sembra soffocare tra le inquietanti architetture industriali e i paesaggi nebbiosi in cui si muove, dove s’intrattiene con amicizie prive di significato e un amante che non può salvarla dalla disperazione. Se Tower Speaks narra la ricerca di un nuovo linguaggio per avvicinare due persone distanti, Deserto Rosso mette in scena la storia di una donna incapace di dialogare con la realtà attorno a sé, in cui lei non riesce a vedere altro che terrore e solitudine.
Un’altra coppia che deve trovare la propria dimensione è quella al centro della vicenda di Ferro 3 (2004), di Kim Ki-duk. Protagonista della vicenda è un ragazzo senza fissa dimora che vive abusivamente nelle case lasciate vuote dai suoi abitanti, prendendosene cura e lasciandola al ritorno dei proprietari, senza che nessuno se ne accorga. Durante una delle sue intrusioni scopre di non essere solo, che in casa con lui c’è una donna vittima di un marito violento. I due protagonisti senza nome danno vita a una storia d’amore tenera e celata agli occhi del mondo, in cui le parole sono superflue di fronte al legame emotivo che s’instaura tra di loro. Il regista sudcoreano crea una silenziosa opera poetica fatta di mani che si sfiorano, sguardi fugaci e movimenti leggeri. Un’opera di sensazionale delicatezza che vede due persone unirsi nel silenzio per poter vivere il loro amore.
Così come in Tower Speaks, anche in To the wonder (2012) di Terrence Malick l’amore e il linguaggio sono al centro della vicenda. Ben Affleck interpreta un uomo americano che inizia una storia d’amore tormentata con una ragazza francese interpretata da Olga Kurylenko, contemporaneamente un prete interpretato da Javier Bardem lotta per ritrovare la sua fede. Il film è recitato in quattro lingue (inglese, spagnolo, francese e italiano) e si muove tra le vie di Parigi e le sterminate pianure americane. In To the wonder la lingua è un costante ostacolo, un mezzo che non riesce mai a unire i personaggi. Malick sceglie di seguire i suoi protagonisti con una macchina sempre in movimento, mentre lottano per trovare l’amour qui nous aime, volendo citare il film, quell’amore talmente entusiasmante e impetuoso da costringere chi lo prova a manifestarlo. I personaggi si muovono cercando l’altro, sé stessi e Dio in una corsa senza meta, sotto gli occhi implacabili della natura. Il regista statunitense mette in scena una storia carica di fascino e mistero, dove gli uomini e le donne provano il dolore della perdita, vivono in mondo dove la natura è al collasso e Dio è ben nascosto oltre la coltre di nubi. Servono pochi dialoghi a Malick per indagare il mistero dell’amore, quello che Olga Kurylenko e Rooney Mara provano per Ben Affleck, che sembra semplicemente non saper amare abbastanza; e quello che Javier Bardem cerca di ritrovare nei confronti di Dio, incapace anch’egli di dispensare l’amore che dovrebbe dare ai suoi figli.
Ci sarebbero da citare moltissime altre opere, e più tempo passerà più ne esisteranno, anche perché quello della comunicazione e del legame tra esseri umani è un tema inesauribile, che ha caratterizzato qualunque momento e qualunque luogo raggiunto dalla mano dell’uomo. Tower Speaks sceglie di parlarne attraverso la danza, i registi sopracitati da dietro la macchina da presa, cercando, ognuno con il proprio linguaggio, di unire i fili di esistenze separate, ognuna alla ricerca di un antidoto alla loro solitudine.
TOWER SPEAKS
concept & direction Agostina D’Alessandro
performers Hernan Mancebo Martinez & Agostina D’Alessandro
live music Pierfrancesco Mucari (saxophones, marranzani & electronics)
production Compagnie Agostina D’Alessandro/ Expansive Being – PERFORMARE FESTIVAL 2021
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL di Messina
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena