«FENOMENALI POTERI COSMICI» #5
POLVERE SOTTO IL TAPPETO
#MINIMAMENTEBLU: RIFLESSIONI SULLE PROVE A CURA DELL’OSSERVATORIO CRITICO
di Giulia Cavallaro
Anche nel buio riesco a distinguere i contorni di Sibilla. Ormai la conosco un po’ di più, la vedo chiaramente anche nell’oscurità. E non parlo solo del sole, che verso le diciotto inizia a giocare a nascondino. Sibilla ormai mi è familiare.
Conosco finalmente la sua storia, dall’inizio alla fine; capisco il sistema segreto dei segni che tesse la tela che è lo spettacolo. E non più perché sento gli addetti ai lavori chiacchierare, ma perché ormai Sibilla non è più Giulia, ma l’esperimento di Kappa ed Esse, la metà di un intero, una minima proveniente da una semibreve.
Nel buio la vedo, mi guida, assisto al suo cambiamento e nel frattempo prendo consapevolezza; Sibilla impara a spazzare via la polvere sotto al tappeto, impara che da sola può farcela, impara a guardare in faccia la realtà. Ed ecco l’accettazione.
La seguo nella sua danza, mi estraneo completamente dalla realtà che sta fuori, vedo i luoghi che attraversa, li immagino forse non perfettamente come sono, ma a chi importa… avevo paura che l’avere assistito alla creazione e alla messa a punto di alcuni frammenti della storia mi avrebbe portato a guardare l’insieme con un occhio disincantato, come chi va agli spettacoli di magia conoscendo già il trucco.
Ed ecco, sono rimasta sorpresa di nuovo: una bimba davanti a un mago che fa scomparire la monetina. L’unica cosa a cui pensavo era lei, Sibilla, e quanto la sua storia potesse aderire alla mia pelle. È tutto magnetico, non permette di staccare gli occhi dalla scena e non permette di restarne indifferenti. Per la prima volta ho sperimentato davvero una cosa forse un po’ banale, ma che non avevo mai compreso così chiaramente: il teatro non è solo il testo, la storia o le musiche, ma è una sintesi di tutto ciò e molto altro e un incontro con il pubblico, che sia una sola persona o che siano centinaia o migliaia. È un insieme di momenti, di atmosfere, ma anche di fiducia e di coraggio. Per gli ultimi, però, serve che si faccia un salto, ci si deve affidare completamente e abbandonare per mettersi in gioco e lasciarsi attraversare, senza che però sia soltanto un fugace passaggio. È la storia del mordente, della scaletta non troppo comoda, del sentirsi vivi… e il teatro a volte è qualcosa di un po’ scomodo, che però fa rendere conto della propria esistenza e mette in crisi. Niente risposte, solo domande.
È in quella stanza nera in penombra che ho ritrovato me stessa. La me autentica e la me che voglio diventare, senza più polvere sotto al tappeto.
MINIMA MENTE BLU
Accordi sintetici per una nudità d’essenza
II studio su V. Kandinskij e A. Schönberg
I capitolo della Trilogia sull’Arte
con Giulia Messina
regia e drammaturgia Auretta Sterrantino
musiche e progetto audio Vincenzo Quadarella
disegno luci Stefano Barbagallo
assistente alla regia Elena Zeta
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
produzione QA-QuasiAnonimaProduzioni / Nutrimenti Terrestri
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena