DIARIO DI UN PASSAGGIO
di Francisca Mangano
A quasi un anno dal mio viaggio a Milano e a seguito della scomparsa dell’artista newyorkese Bill Viola – il più grande esponente della video arte – è stato deciso di pubblicare questo diario con la volontà di onorare e ricordare la sua attività artistica.
Il mio primo incontro con l’artista è stato buffo, involontario, un biglietto di entrata comprato «perché Bill Viola è un artista importantissimo, devi assolutamente vederlo», un diario sulle sue opere scritto con il cuore e con la mente di un’osservatrice ancora acerba, la consapevolezza di aver visto qualcosa di grande e ora la necessità di parlarne, mostrarlo, condividere la fortuna della mia esperienza.
Con la speranza che questo diario possa essere all’altezza di un’anima in passaggio.
Buon viaggio Bill Viola.
Questo è un diario di perdite e mancanze, di delusioni e lutti, il diario di un passaggio, il diario che ognuno di noi dovrebbe avere e in cui dovrebbe scrivere come ci si sente a essere troppo grandi per essere bambini ma troppo piccoli per essere adulti.
Questo è un diario sul mio rito di passaggio, sulle ultime mostre da minorenne, prima che la vita si spalanchi e mi sputi nel mondo, il diario dell’ultima esperienza più bella della mia vita da “piccola”, il concerto dei Coldplay che sono stati macchina e motore di ogni mio sentimento, di ogni mio periodo, colonna sonora delle mie perdite, delle mie delusioni, delle mie mancanze.
24 GIUGNO 2023 – MILANO
Il 24 giugno 2023 sono tornata a Milano con un groppo in gola, con un buco nello stomaco e il ricordo di un trauma passato: il primo amore che se ne va via. Milano mi ricorda solo cose brutte, mi mette angoscia, mi giudica e io mi sento messa in soggezione. Milano è la città del mondo, che accoglie tutti, che non fa sconti a nessuno, che corre e si muove per se stessa e che obbliga gli altri ad accelerare il passo e con lui anche la vita, le abitudini, la routine. Milano io la guardo dal basso e lei mi guarda dall’alto perché è così che sono io dentro di lei: piccola, solo una bambina non abbastanza grande, una ragazza non abbastanza adulta.
Milano è la città del mio conflitto interiore, partire e scegliere me oppure rimanere e assicurarsi il posto accanto a una persona?
«Partire sempre Fran, partire e non tornare, partire e non guardarsi indietro perché le persone non scelgono te, scelgono loro stesse come fai tu».
Milano è la città del conflitto: visitare questo o quello, andare a destra o a sinistra, essere piccoli e lasciarsi travolgere o essere grandi e stare sul pezzo?
«Sempre sul pezzo Fran, non rimanere mai indietro, il mondo deve vederti e sapere che tu sei stata creata per lui, per mangiartelo».
Milano dà tristezza ma dal 24 al 27 giugno 2023 ha dato solo felicità, leggerezza e sicuramente tanto tanto caldo.
25 GIUGNO 2023 – MOSTRA N°1: BILL VIOLA
Il 25 giugno Milano mi ha svuotata e l’ha fatto tramite Bill Viola e la sua mostra.
Palazzo Ducale, tredici opere esposte e non dipinti, non tele o sculture ma video.
Video lenti, estenuanti, stancanti, noiosi che mi hanno permesso di osservare la gente e in loro vedere me stessa.
Video che nella loro struttura originale duravano tre minuti e che ora io ho osservato per dieci… il potente mezzo dello slow motion.
Video sulle persone, sulla risurrezione, sulla morte, sulla vita dal momento che ogni soggetto è stato salvato, redento tramite l’acqua, che nelle opere non è morte ma vita. Una netta contrapposizione con quella che è l’esperienza dell’artista che ha rischiato di morire annegato.
Bill Viola osserva il suo pubblico tramite le opere, vuole che provi curiosità, vuole attirarlo, appiccicarlo agli schermi che sono parte di lui. In ogni video si coglie l’essenza delle emozioni: la sorpresa che nella maggior parte dei casi si manifesta solo in un’alzata di sopracciglio e in un’apertura della bocca, l’angoscia che non si manifesta se non nello sguardo, in due occhi che ti fissano e che guardano l’ambiente circostante. Poi ci sono lo sgomento, la liberazione, corpi sommersi di terra, corpi mossi dal vento o avvolti dalle fiamme, corpi che emergono dall’acqua o che salgono verso di essa. Ci sono un uomo e una donna che in delle proiezioni su tele completano i movimenti l’uno dell’altro ma non si vedono, non sapranno mai della loro esistenza, lo sa solo il pubblico che non capisce, che è confuso, spaesato.
C’è una donna la cui vita è limitata a cinque stanze e quattro azioni: cucire, dormire, pregare e studiare. Una vita che sembra sprecata ma che è un perfetto equilibrio tra il mondo di fuori e il mondo di dentro, delle stanze che come scompartimenti di un cuore mantengono qualsiasi cosa ferma, solo la donna si muove e fuori il tempo passa. Ogni stanza ha una stagione, una luce e un colore diverso.
Poi ci sono due anziani che con una torcia in mano cercano la mortalità e l’immortalità nelle loro vene come se questo possa salvarli dai loro rispettivi destini.
«Svegliatevi» vorrei urlare, perché nessuna vena ha in sé le risposte che cercano, se le vogliono davvero devono abbandonare le torce e alzare lo sguardo.
Bill Viola ti costringe a stare quindici minuti davanti a uno schermo, un po’ controvoglia ma soprattutto mentre pensi che una mostra così forse non andrai mai più a vederla. Lui ti svuota, ti mette davanti agli occhi il significato e l’interpretazione evidente delle sue opere, ti prosciuga la mente e ti restituisce al mondo un po’ stanco, un po’ addormentato ma soprattutto con una domanda in testa:
«cosa mi è successo lì dentro?».
25 GIUGNO 2023 – MOSTRA N°2: LEANDRO ERLICH
«Reality and perception are inseparable for me.
I find it interesting that a large part of what we call reality is actually something that has been socially constructed.
Human construction has become so strong that it rules the natural world».
Leandro Erlich
E se un giorno tutti smettessimo di vedere le cose diversamente? E se un giorno ogni cosa fosse davvero uguale per tutti e non fosse solo un fenomeno sociale per cui se vedi diversamente qualcosa sei strano?
Queste sono state le domande che mi sono fatta durante la mostra di Leandro Erlich, sempre a Palazzo Ducale, stesso giorno ma qualche ora dopo quella di Bill Viola.
La differenza tra le due mostre è evidente da subito: Bill Viola lo guardi, Leandro Erlich lo fai.
La sua è stata una mostra interamente basata sull’azione umana, sulla partecipazione attiva del pubblico.
Giochi di prospettiva, giochi di emozioni, curiosità, paura, mistero. Un’arte fatta di fisica e geometria, fatta di calcoli, numeri e poi specchi, vetri, ascensori e video, di tira e molla, di “ma se faccio questo che mi succede?”.
Un labirinto di camerini, un salone di parrucchiere vivo solo se qualcuno ci giocava dentro, se ci rideva, si sedeva sulle poltrone e faceva finta di aggiustarsi i capelli.
Poi trombe delle scale che lo sembravano solo se facevi una foto mentre facevi finta di cadere giù, un palazzo da cui sembrava possibile perdere l’equilibrio, finestre da cui sembrava potercisi aggrappare e tutto questo grazie all’utilizzo di uno specchio.
Erlich ha voluto dare una prospettiva diversa alle cose, voleva fare uscire il suo pubblico dai canoni standard che il mondo impone continuamente e credo che sia riuscito a farlo non nella realizzazione delle sue opere, ma nello strappare una risata a chi era troppo impacciato per far finta di cadere dalle scale o arrampicarsi su per una finestra.
Erlich mi ha riempita, mi ha restituito un po’ di quella sana spensieratezza che ci si dimentica quando si ha fretta di andare avanti, di crescere. Erlich mi ha riempita tramite le risate di chi era con me, tramite la bellezza delle foto che ho fatto, tramite la sorpresa che ho provato nello scoprire che alcune cose riescono ancora a toccare quella parte da bimba che ho dentro.
26 GIUGNO 2023: CONCERTO DEI COLDPLAY
E poi, dopo Viola ed Erlich, Milano mi ha fatto il regalo di una vita, quello che ho aspettato per mesi, quello per cui ho pregato tanto, quello per cui ho esultato: il concerto dei Coldplay.
La mia band preferita da sempre, le canzoni su cui mi sono allenata, con le quali ho studiato, pianto e ballato, le canzoni che ho ascoltato mentre mi facevo la doccia o sistemavo la camera, quelle che mi hanno aiutata prima della scuola e anche dopo, le canzoni che non ho mai e poi mai dedicato a nessuno perché una volta che lo fai le perdi per sempre.
I Coldplay sono una delle poche cose ancora mie, stanno in alto a sinistra, un po’ sotto la pelle, appoggiati a un polmone. I Coldplay stanno nel cuore e da lì non li toglierà mai nessuno. Per questo ho deciso di andare al loro concerto il 26 giugno 2023.
I soldi tornano ma io non avrò mai più diciassette anni a San Siro mentre canto a squarciagola le loro canzoni, non avrò mai più diciassette anni e un braccialetto luminoso al polso né le lacrime agli occhi né le mani sul petto mentre cantano Yellow o mentre suonano Fix You.
C’era caldo, San Siro era pieno, migliaia di persone sudate ma felici, terribilmente felici, gli occhi erano luminosi come i fuochi d’artificio, i cuori battevano tutti allo stesso ritmo.
Quel giorno Milano ha tremato e noi tutti con lei.
Milano è la città del passaggio, dunque ora da che parte si va?