SETTE DOMANDE PER SETTE

INTERVISTA DOPPIA ALLE PROTAGONISTE DI #SETTE
a cura di Sara C., Francisca Mangano, Maria Francesca Visalli

Avete mai pensato che uno spettacolo possa avere un colore o un odore?
Noi sì, ma è ancora più interessante quanto per ognuno sia diversa la risposta: alcune associazioni sono fatte con il cuore, altre con la mente, altre ancora possono derivare da un’impressione o da un ragionamento, ma tutte nascono sempre in relazione alla propria esperienza dello spettacolo e al proprio modo di essere.
Abbiamo chiesto a Carlotta e Giulia Messina, interpreti di Polinice ed Eteocle nell’ultima creazione della compagnia teatrale QA-QuasiAnonimaProduzioni, SETTE, di associare lo spettacolo alla sfera sensoriale — e di attribuire a quest’ultimo e a ciascun personaggio degli aggettivi — ponendo loro delle domande-lampo.

Un colore per descrivere SETTE?
Giulia – Il bianco pallore della luna che, occhio libero, osserva dall’alto le sorti dei due fratelli, aprendo uno squarcio nella notte prima della battaglia e consentendo ai personaggi di vivere l’ultimo dialogo, forse il più intimo e diretto che abbiano mai avuto.
Carlotta – Il colore che appare nella mia mente quando penso a questo spettacolo è il verde bosco.
Quando ad agosto abbiamo cominciato il lavoro a tavolino, la stanza che ci ospitava era piena di libri, quadri, luci e colori, c’era una quadro che tra tutti richiamava la mia attenzione: una fitta foresta composta da alberi di diverse altezze alle cui spalle splende una luce calda che rievoca un tramonto; questa è decisamente l’immagine in cui rifletto l’intero spettacolo. Il verde della foresta lentamente si scurisce e altrettanto lentamente riacquista luminosità durante tutto l’arco scenico.

Un odore?
Giulia – Di fronte a questa domanda io e Carlotta ci siamo guardate e non abbiamo avuto il minimo dubbio, abbiamo completato l’una il pensiero dell’altra. SETTE è il profumo della terra bagnata, del fango, pungente e umido. Il ferro bagnato ricorda l’odore del sangue raffermo, e sento anche questo nella terra fredda.
Carlotta – È strettamente collegato al colore: l’odore forte e pungente della foresta, del fango umido, della pioggia; l’odore della terra. Sentire questo tipo di odori ha sempre generato in me sentimenti e sensazioni contrastanti che mi riportano al conflitto che abita l’azione dell’intero spettacolo: inquietudine e appagamento, solitudine e benessere, incompletezza e sollievo.

Un gusto?
Giulia – SETTE è affamato e ciò che ti lascia in bocca è un pugno di sale. Adrenalina pura che prosciuga, inaridisce nel profondo. Scava alla ricerca disperata di una sorgente per dissetarsi.
Carlotta – La sua continua alternanza di incontro e scontro credo che lasci un gusto dolceamaro; questo aggettivo descrive perfettamente il pendolo che durante tutto l’arco scenico oscilla tra ragione e torto, amore e odio, giustizia e tracotanza.
Inoltre, il finale lascia spazio a possibili interpretazioni che possono generare contestualmente senso di soddisfazione e di insoddisfazione. ​

Un suono?
Giulia – Quando chiudo gli occhi e ascolto SETTE vive in me l’eco di una sinagoga in preghiera, l’eco diventa frastuono e poi sordo silenzio.
Carlotta – «Sipario mosso dal vento […]»; «Si gonfia un mare di bianca schiuma;/ rimbomba inarrestabile scroscio […]»; «Sento un frusciare di foglie…/un sottile sussurro di vento?»
SETTE suona come il vento, tanto semplice e naturale quanto profondo e potente, capace di esprimersi attraverso una leggera brezza che sussurra tra le foglie, ma anche capace di esplodere in una tempesta violenta che scatena il mare e la terra.

Tre aggettivi per descrivere lo spettacolo?
Giulia – Teso: è un crescendo inarrestabile, voce, corpo e musica sostengono l’armata che avanza, l’incombenza di una guerra inevitabile.
Violento: il che ci ha permesso di fare un lavoro di studio su un corpo che esprime violenza senza mai violentare, creando una bolla empatica con lo spettatore che vive il turbamento nell’attesa dello scontro.
Sensoriale: il contesto di assedio richiede una grande sensibilità in cui i suoni, odori e ombre guidano azioni e reazioni dei personaggi, e permettono al pubblico di immergersi nella loro condizione.
Carlotta – Viscerale, sincero, potente.
Scava dentro profondità umane contrastanti, mette in evidenza un grande legame con la propria terra e le proprie origini, smuove animi apparentemente irremovibili, tocca corde sensibili e fragili, lascia spazio alla violenza brutale non per forza fisica: è una continua alternanza di incontro e scontro.

Tre aggettivi per descrivere Polinice?
Giulia – Radicato: sente fortemente il legame con la sua terra e il dolore che ne deriva, dal momento che è stato costretto ad allontanarsene.
Tagliente: sa bene quando e  come dire determinate cose, conscio del turbamento che questo genera nel fratello.
Emotivo: è succube del tormento dell’orrore di una guerra, si fa guidare dall’istinto e questo lo porta ad agire d’impulso scontrandosi con l’anima domatrice del fratello.
Carlotta – Impulsivo, ardente, concreto.
Sceglie di agire fisicamente, non si limita a riflettere, viene spinto dal fuoco generato e alimentato dal comportamento del fratello. Smania per il rispetto degli accordi stabiliti davanti alla Giustizia, soffre per la modalità di azione adottata, ma è estremamente cosciente dell’atrocità che si consumerà, guarda in faccia la realtà e cerca in tutti i modi di far sì che anche suo fratello accetti l’inevitabile.

Tre aggettivi per descrivere Eteocle?
Giulia – Responsabile: sente tutto il peso dell’assedio, del dolore della sua terra, subito da donne e uomini che vacillano, tremano e che a lui solo fanno riferimento.
Maturo: è giovane ma l’aver esercitato il potere gli conferisce lo spessore di un uomo che pondera, non agisce d’istinto, perché le conseguenze delle sue scelte ricadono su un’intera terra.
Irremovibile: nulla è in grado di mettere in discussione le sue ragioni. Dal suo punto di vista sarebbe vile tirarsi indietro, non accettare il destino di questo scontro fratricida.
Carlotta – Autoritario, saldo, tracotante.
Governa saldamente il regno, protegge a tutti i costi la sua terra e i suoi abitanti, non vacilla. Si prepara ad affrontare l’attacco armato del fratello ed è disposto ad andare contro le promesse divine che vincolano la gestione del governo pur di non creare quel caos che crede possa verificarsi dalla condivisione del potere.