UNA NUOVA FORMAZIONE PER UN GENERE RICERCATO

INTERVISTA A LA CASA DELLE CANDELE DI CARTA

Quattordici anni tra l’ultimo album e questo nuovo esordio. Cosa è successo nel frattempo?
VQ_
Il mio ultimo album risale al 2001, con una band che si chiamava Khema. L’album si chiamava “Crisalide” ed era edito dalla Videoradio. I testi e le musiche erano in gran parte mie. Da “Crisalide” a oggi, ovviamente, sono molto cambiato. Mi sono dedicato di più alla scrittura, alla composizione di musiche per il teatro e soprattutto ho approfondito l’uso della voce raggiungendo risultati che neppure io pensavo di ottenere. In questi anni ho scritto molto e lavorato su arrangiamenti alternativi. Insomma, oltre che anagraficamente, credo di essere maturato molto dal punto di vista artistico.

C’è una “domanda” alla quale si tenta di dare ascolto in “Controluce”?
VQ_
Sicuramente il centro del lavoro è costituito dalla rivisitazione dell’idea di Eroe. La domanda da cui nasce tutto è stata: tra Achille ed Ettore chi era l’eroe? chi era il buono? La mia considerazione è che tra Achei e Troiani i buoni siano i Troiani. Ovvero, mi sono divertito a ribaltare le idee comuni e ciò che la storia ci ha tramandato. Ad esempio, in ‘Controluce’ Ulisse non è mai tornato. Insomma, un modo alternativo di vedere le cose, un cambio di prospettiva. E il titolo rispecchia appunto il cambio di prospettiva. Ho provato a rimettermi in gioco concependo un album strano anche negli arrangiamenti. La perfetta simbiosi tra i musicisti ha creato qualcosa di veramente particolare. Abbiamo scelto di non avere percussioni o batteria. Abbiamo scelto di suonare tutto dal vivo con chitarre, pianoforte, violino e viola. E ci siamo divertiti veramente tanto.

Come è ideato l’album “Controluce”?
VQ_
 L’album è ideato come un concept album alla “vecchia maniera”. Cerchiamo di affrontare le più importanti figure greche mitologiche e cerchiamo di immaginare come sarebbe potuta essere la cultura occidentale se costoro avessero fatto scelte diverse. Si spazia da Ulisse a Deianira, da Achille a Prometeo.

Tre canzoni emblematiche dell’album: quali sono e perché sono emblematiche?
VQ_
 Difficile scegliere tre canzoni ma ci provo: Andromaca, l’addio di Ettore alla moglie è una delle più belle pagine di letteratura di tutti i tempi. Ettore e Andromaca sanno di dover combattere e sanno che Ettore non sarà vincitore. Ma il dovere li chiama, il dovere impone la morte. Ho spesso pensato a cosa sarebbe accaduto se Ettore avesse battuto Achille e Troia fosse stata libera. Altro brano importante è certamente “Deianira”. Ho cercato di capire le sue ragioni, i suoi sentimenti, le emozioni che l’hanno portata all’atroce delitto. L’album è aperto da un brano particolare “Le navi degli Achei”, un brano di “resistenza all’invasore”, un brano asciutto ma incisivo.

Come definiresti quel “qualcosa di speciale” tra voi, di cui parla Vincenzo?

FLM_ “Lo definirei “libero”. Ognuno di noi, soprattutto durante le registrazioni, si è sentito libero di dire la sua”. Il risultato finale, sorprendentemente, è molto ordinato, coerente e pulito. “Controluce” suona senza percussioni ma è stato fatto un grande lavoro ritmico con le chitarre acustiche ed il piano. Diciamo che abbiamo trasferito la pulsazione tipica della batteria in altri strumenti”.

 

Come ti sei accostato alla musica di Vincenzo Quadarella e alla nuova band?

UF_Conoscevo poco Vincenzo sotto l’aspetto musicale e compositivo ma dopo aver ascoltato le bozze dei brani ho percepito subito l’impegno ma soprattutto la magia che vuole fare emergere da questo lavoro. È assolutamente uno dei progetti più belli e ambiziosi nei quali mi sono impegnato. Adoro la musica di Vincenzo! Come dice lui tra noi musicisti si è creato “qualcosa di veramente particolare”, una sorta di carica mistica e profondamente evocativa che cerca costantemente di emergere dai testi e le musiche di questo album.

Avete scelto di non avere percussioni o batteria e di suonare tutto dal vivo con chitarre, pianoforte, violino e viola. Che cosa implicano queste scelte dal vostro punto di vista?

UF_Sono entrambe scelte coraggiose e azzardate allo stesso tempo che solo la sensibilità e il buon gusto dei musicisti possono sfruttare per realizzare un album unico ed evocativo. La voce e le parole di Vincenzo richiedono grande attenzione così che noi musicisti possiamo essere il tramite tra lui e il suo ascoltatore”.

La Casa delle Candele di Carta. Raccontaci il vostro feeling.

DT_”Suonare insieme significa cercare di far confluire in un unico flusso le molte sensazioni ed emozioni personali… tutto questo ci sta venendo naturalmente e senza sforzo. Ed è questo che sta rendendo il tutto particolare. I brani di Vincenzo permettono di creare un’atmosfera unica, ed è per questo che abbiamo deciso di suonare senza batteria e percussioni, anche per non spezzare quell’intimità che si crea tra musica e parole, e soprattutto, tra noi chi ci si ascolta”.