#ATUPERTU CON GLI ATTORI DI PROMETHEUS
INTERVISTA A ORESTE DE PASQUALE
Sono arrivato ormai al quarto anno di collaborazione con QA e ogni spettacolo diventa un nuovo punto di partenza piuttosto che un arrivo. Il percorso lavorativo e umano che stiamo portando avanti si fa sempre più interessante, ricco di particolari. Una crescita, personale e professionale appunto, che ha in questo Prometheus una tappa fondamentale. Spettacolo arduo, apparentemente semplice a una prima lettura ma ricco di sfaccettature e sottotesti che giorno dopo giorno, lettura dopo lettura, prova dopo prova sono venuti alla luce a volte sorprendendomi.
Inizialmente devo ammettere di avere avuto quasi paura, trovandomi a lavorare con un artista del calibro di Sergio Basile, credo sia normale confrontandosi con un attore del genere. Ma fin dalla prima prova insieme Sergio si è dimostrato disponibile,aperto: un collega e un maestro al tempo stesso. È stata per me una grandissima occasione di crescita professionale, ho cercato di imparare, di “rubargli” qualcosa ogni giorno. Spero di esserci riuscito, anche perchè è grande e imponente, non credo sia un bene farlo arrabbiare!
Anche il mio personaggio, Prometeo, deve molto a Sergio, oltre che ovviamente ad Auretta. È anche grazie al confronto con lui infatti che questo Prometeo ha intrapreso una strada diversa rispetto a quanto avevo pensato all’inizio, diversa e certamente più interessante. Nulla a che vedere con la classica figura dell’eroe tragico, ma un personaggio orgoglioso, superbo. Più umano potrei dire, in un certo senso. Assolutamente convinto delle sue ragioni, disposto a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo, nobilissimo dal suo punto di vista, incurante delle eventuali conseguenze, contrario a qualsiasi forma di controllo o ordine superiore. Una sorta di anarchico rivoluzionario dei giorni nostri. Si può dunque immaginare come la contrapposizione a un intellettuale conservatore come Efesto non potrà che generare uno scontro che porterà a un profondo cambiamento sia nei personaggi, sia addirittura nella storia e nell’universo.
INTERVISTA A LOREDANA BRUNO
Il ruolo che interpreto in questo spettacolo è diverso sì, ma non troppo distante. In realtà in tutti i lavori di Auretta c’e grande cura per la parola e per il gesto. Nulla è lasciato al caso. Nessun gesto può essere “buttato” ma contribuisce a costruire, a completare il personaggio, a definirne il carattere. In questo spettacolo il mio personaggio affida totalmente al gesto la propria espressione. Anche questa volta il lavoro con Auretta mi mette alla prova costringendomi a confrontarmi con i miei limiti e a provare a superarli.
Bios è la vita, l’istinto vitale e forse sul concetto di vita si sviluppa la costruzione di tutto lo spettacolo, sul suo vero significato, sul senso del limite e, ancora, sulla libertà di scegliere che si rinnova quotidianamente. Uno spettacolo quanto mai attuale e che, come sempre accade negli spettacoli di Auretta Sterrantino, porterà a riflettere lungamente sul senso delle cose e sull’importanza del “dubbio” come strumento di evoluzione.
Mio compagno di viaggio, questa volta, oltre Oreste con cui lavoro da diverso tempo, c’è Sergio Basile. Che dire. È un attore che lascia senza fiato. Ascoltandolo capisci anzi, comprendi, la differenza netta che intercorre tra l’interpretare un personaggio e, semplicemente, il viverlo.
In scena siamo come vasi comunicanti: il flusso delle nostre energie individuali si mescola, si fonde. La mia Bios avrà in sé un pezzetto di Sergio Basile e sarà una Bios di certo più “ricca”.