L’UMANITÀ DESOLATA
di Elena Zeta
sabato 18 luglio 2020
«Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.
( … )
Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull’uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui work in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione»*
Piove.
Piove sui gommoni degli umani sopra il mare,
piove sulle coperte degli umani sotto i ponti,
piove sulle sbarre degli umani dentro le prigioni,
piove sui piedi degli umani fuori dal nostro mondo.
Piove.
Ma non nella nostra casa chiusa,
non nella nostra casa sigillata,
non nella nostra casa impermeabile,
non nella nostra bella casa arida.
«Per Eliot, The waste land è poema di morte e rinascita, aridità e ristoro, vastità»
(A. Tonelli, Introduzione a La terra desolata, Feltrinelli 1995)
Come spesso accade leggendo i grandi classici del Novecento che parlano dell’apatia della routine cittadina, sembra che non sia trascorso un secolo da quelle parole. Sembra di vedere tutta questa immateriale desolazione davanti a noi, fuori dalle nostre finestre, dentro gli schermi dei nostri dispositivi-propagazioni, tra noi e la vita. Una vita che viviamo, senza però mai immergerci in essa. Senza farci bagnare dalla pioggia, senza bagnarci nelle sue acque più profonde.
Galleggiamo con la pancia all’aria sul pelo dell’acqua,
tra noi e gli abissi un po’ d’aria costretta nella plastica,
a immaginare le meraviglie che potrebbero esserci nel profondo
solo pensando di andare a controllare se esistono ancora.
Ognuno di noi è il piccolo re del suo minuscolo impero,
fermo sulla spiaggia davanti alla canna da pesca,
che neanche più ricorda cosa ci sta a fare davanti a quell’immensità,
che guarda e vede miniaturizzata,
che neanche più ricorda quando la canna si muove,
quando il pesce è preso all’amo,
quando la vita gli si dimena davanti
perché ormai si è fatta polvere
mentre lui è ancora impegnato a fare qualcosa di altro.
«Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare» *
Piove.
E io non posso andare alle prove.
*Piove, da Satura di Eugenio Montale