IL «PESO SPECIFICO» DELLE PAROLE
L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022 – MESSINA
di Giulia Cavallaro
Leggerezza.
È questa la chiave di Eufemia, lo spettacolo di Giorgia Lolli andato in scena il 12 luglio nell’Area Iris per la seconda serata del Cortile Teatro Festival 2022.
Le luci si abbassano e inizia la musica. Illuminate dalla luce morbida dei proiettori, entrano tre giovani donne che indossano delle camicette, delle culotte da danza e dei calzettoni di spugna, dando l’impressione di essere delle bambine che giocano. Le tre ballerine iniziano a danzare, passando progressivamente da movimenti automatici, a tratti robotici, ad altri più armonici. È ancora soltanto il corpo a parlare.
Siamo davanti a uno spettacolo di danza contemporanea con qualche citazione dalla tecnica della danza classica e durante il quale le danzatrici interagiscono con alcuni oggetti: la macchina da scrivere, che è anche considerata la quarta protagonista della narrazione, ad esempio, o un barattolo di vetro con dentro tanti fogliettini, che appare in mano a una delle ragazze che, dopo essere rientrata in scena, prende un foglietto dal barattolo, lo legge e poi interpella il pubblico, chiedendo che parola venga in mente pensando a ‘scala’. La parola entra in scena e qualcuno tra il pubblico risponde: «scendere».
«Scendere… una parola blu, dorata e con tratti bianchi».
Queste sono tra le poche battute di uno spettacolo che gioca su due tipi di comunicazione: la danza e la parola. La ballerina inizia un monologo a proposito di ‘scendere’, parlando di caratteristiche inusuali per un verbo, come la sua temperatura. Una «pura sperimentazione» (come dice la coreografa) in cui il pubblico è chiamato a rispondere a una ragazza a tratti bambina che discute del peso specifico di una parola.
Durante il monologo, all’improvviso, entra proprio la coreografa (Giorgia Lolli), con una macchina da scrivere tra le braccia e inizia ad annotare qualcosa: potrebbe stare seguendo il flusso del monologo della compagna oppure essere distaccata e seguire i suoi pensieri. Assomiglia a una bambina che gioca a fare una cosa da grandi, con il suo codino e le sue calze di spugna.
Danza e parola, dapprima come se fossero tesi e antitesi, si compenetrano.
Inizia così la sintesi: le ballerine rientrano in scena e una di loro assume varie pose che permettono a un’altra di appoggiarle addosso la macchina da scrivere, creando un incastro tra la danza e la parola che include entrambe le parti.
La macchina da scrivere, figlia di tempi andati, per molti sa di antico, ma per molti altri sa di novità. È per questo che la Lolli l’ha scelta: come dice lei stessa, è un oggetto che provoca effetti diversi a seconda della generazione di cui si è parte. Per una nonna che guarda lo spettacolo, potrà essere un ricordo dei vecchi tempi andati, mentre per una ragazza è l’accostamento a una realtà che non ha mai vissuto.
Dopo avere utilizzato le parole, però, l’armonia apparentemente si rompe e due delle danzatrici iniziano una danza-lotta basata su movimenti interrotti, a scatti, che passano attraverso un processo di addolcimento che culmina con il ritorno dell’armonia tra le tre. Danza e parola, dopo un primo momento di contrasto, si incastrano in un quadro unitario.
Verso la fine dello spettacolo, le ballerine sfilano il foglio dalla macchina da scrivere e ne fanno un aereoplanino di carta, che una di loro lancia verso il pubblico, come ad affidargli le sue parole.
Eufemia non ha bisogno di molte parole, utilizzando infatti la danza come principale tramite per comunicare. Lo spettacolo è paradossale: dà voce alla ‘parola’ nel senso stretto del termine, senza però parlare quasi mai. A volte sono solo i rumori a essere protagonisti, è lo scandire della macchina da scrivere a farsi padrone della scena. A volte c’è il sapore di uno spettacolo d’altri tempi, per esempio la chiusura sulle note di Love me tender. Le musiche si alternano, passando da alcune più dolci ad altre più ritmate o al puro ticchettio della macchina da scrivere, accostandosi sempre in maniera coerente al tono della scena.
La connessione tra la danza e la parola è forte, ma quest’ultima è presente sulla scena principalmente tramite oggetti, oltre che per il monologo. Barattolo con i foglietti, macchina da scrivere, aereoplanino: oggetti che prendono piede nella narrazione divenendone parte integrante. Sembra che stiano descrivendo un processo: le parole nel barattolo, da dove tutto parte, la macchina da scrivere, che genera praticamente il messaggio e l’aeroplanino che lo diffonde. Sembra di trovarsi davanti a delle bambine che giocano con degli oggetti dal sapore antico, creando un senso di leggerezza nello spettacolo, portato dal fare giocoso delle ballerine.
Questi apparenti paradossi, che fanno di Eufemia uno spettacolo a tratti dolce e ordinato, a tratti violento e schietto, creano un insieme che può sembrare slegato, ma in cui tutto poi ritorna al suo posto. Nonostante, ad esempio, si possa non mettere subito a fuoco lo spettacolo nella sua interezza, basta qualche ora per mettere insieme tutti gli incastri e interpretare il percorso danza-parola.
Possono le parole avere un colore e una forma? Per Giorgia Lolli sì. E da oggi in poi credo che anche io farò più caso al loro «peso specifico».
EUFEMIA
di Giorgia Lolli
con Sophie Claire Annen, Vittoria Caneva, Giorgia Lolli
produzione Anghiari Dance Hub 2020
con il sostegno di SdFactory Laboratorio Creativo (Reggio Emilia) e blueFACTORY (Fribourg, CH)
progetto vincitore del Bando Abitante – Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e Fondazione CR Firenze
proogetto selezionato per la Vetrina della Giovane Danza d’Autore – azione del Network Anticorpi XL 2021
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL 2022
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancho
Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena