CAINO
homo necans
I CAPITOLO DELLA TRILOGIA DEI TRADITORI O PORTATORI DI COLPA
Regia e drammaturgia: Auretta Sterrantino
Musiche originali: Vincenzo Quadarella
Scenografia: Giulia Drogo
Riallestimento: Valeria Mendolia
Assistente alla regia: Elena Zeta
con
(in ordine alfabetico)
Michele Carvello
Abele
Giacomo Lisoni
Caino
Ufficio Stampa: Vincenza Di Vita
QA-QuasiAnonimaProduzioni
Caino? Caino non è come sembra.
E Abele? Abele somiglia alla luce del sole.
Due fratelli: i primi dall’inizio dei tempi.
Due volti che non sanno specchiarsi l’uno nell’altro; si cercano, si respingono, si rifiutano eppure in fondo si completano. Limitare confuso tra opposte pulsioni che non si escludono.
“Caino. Homo Necans” si colloca lungo quella delicatissima linea di confine che separa le categorie storiche del pensiero, della morale, dell’etica: bene e male, giusto e sbagliato. E, lungo quella linea, questa pièce innesta due ulteriori elementi in grado di aprire un conflitto d’interpretazione e mettere in crisi il dogma. Così nella storia del biondo Abele, buono e ubbidiente, e del cattivo Caino, invidioso e spietatamente egoista, si aggiungono il compiacimento del buono e la malattia del cattivo, la consapevolezza del buono e l’ingenuità del cattivo. In tal modo i ruoli finiranno col confondersi con grande facilità. Lo studio per la messinscena tenterà di analizzare, dunque, Caino e Abele come due facce di una stessa medaglia, un’unica entità spaccata da una dicotomia massacrante: l’istinto del più forte, il tentativo di resistere del più debole. Il buio e la luce. Due forze incontenibili che trovano esito solo nella violenza e nella sopraffazione come condicio sine qua non per la sopravvivenza. L’Homo Necans diventa così quasi uno status imprescindibile dell’uomo. In tal senso il rapporto tra i due fratelli, viene affrontato sia dal punto di vista fisico che dialettico, seguendo il solco segnato dalla drammaturgia di Koffka, senza ignorare il sapore irriverente proprio Saramago o il lavoro di stampo prettamente poetico di Mariangela Gualtieri. Una pièce che avrà parola e silenzio come centro focale e il movimento e lo studio del corpo e dell’interazione tra i corpi come elemento necessario per la completezza dell’indagine intrapresa.
“Caino. Homo Necans” costituisce il primo capitolo di un più grande studio che sfocerà in una “Trilogia dei Traditori o dei Portatori di colpa”, le cui suggestioni derivano dagli ultimi Canti dell’Inferno dantesco. Al centro del lavoro è l’indagine delle immagini stereotipiche della religione cristiana. Nello specifico, appunto, il topos portatori di colpa: Caino, Giuda e infine Gesù.
ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
Sergio Di Giacomo, Avvenire:
«Uno spettacolo dal forte impatto filosofico, spirituale, teologico […] Primo spettacolo di una trilogia biblica, mette in scena, in un originale e vibrante gioco di specchi, il dramma dei due fratelli in una visione dell’eterno duello tra bene/male, che dalla classicità torna alla contemporaneità, mettendo al centro un gioco di ruoli che simboleggia le ambiguità e le fragilità di ogni spirito umano».
Antonio Fede, Messina Ora:
«Tutti gli elementi precipui di questa rappresentazione sono funzionali alla cruda veicolazione di questi problemi. Innanzitutto la scenografia ̶ curata da Giulia Drogo ̶ caratterizzata da un’essenzialità nella quale emerge la valenza simbolica degli oggetti campestri e rituali (le teste dei forconi appese a più fili, le spighe di grano, i catini e calici per le abluzioni), e le musiche, scritte da Vincenzo Quadarella, segnate da un’inquietante tensione psichedelica, suggeriscono, con modalità proprie, che lo scontro tra Abele e Caino conoscerà un inusuale sviluppo altamente problematico».
Gigi Giacobbe, Sipario:
«Gli spettacoli di Auretta Sterrantino sembrano dei rituali. E questo Caino. Homo Necans, […], come dire uomo uccidente con l’utilizzo del participio presente del verbo necare = uccidere, non è da meno. […] Nello spettacolo della Sterrantino cui si deve regia e drammaturgia, pare non interessino queste antiche versioni e interpretazioni, piuttosto le interessa […] un unico essere, un “doppio” che contenga in sé i cromosomi danzanti del bello e del brutto, dell’istinto e della ragione, della ferocia e della saggezza, che il tutto insomma sia il contrario di tutto, come del resto è l’uomo nella storia dei secoli e seculorum».
Giusi Arimatea, Ateatro:
«Caino. Homo necans, alla riuscita del quale contribuiscono le musiche originali di Vincenzo Quadarella, plasmate sulla partitura drammaturgica dell’autrice, è uno spettacolo che mette in scena una collisione e attorno a essa sapientemente sparge la materia destinata a generarla. Quella materia è viva e roboante, ed elegge a dimora il teatro, forse l’ultimo avamposto della verità che oltre la scena si perde in infiniti frammenti di apparenza».
PROSSIMO APPUNTAMENTO
10 FEBBRAIO 2019 – CHIESA DI S.M. ALEMANNA ore 18.00
SEGUE TAVOLA ROTONDA
Ospiti invitati:
Vincenza Di Vita, docente di drammaturgia, critico teatrale, direttore dell’Osservatorio Critico di QA-QuasiAnonimaProduzioni;
Carmelo Carvello, docente di Teologia e studioso di Filosofia, arciprete coordinatore dell’equipe diocesana nissena per il Ministero della Guarigione e dell’Esorcismo;
Berardino Palumbo, professore di Antropologia presso l’Ateneo di Messina, autore di numerose pubblicazioni di rilevanza internazionale in ambito culturale, con specifici interessi per rituali, religioni, istituzioni e politica.
DEBUTTO: 18 e 19 giugno 2016, SALA LAUDAMO, Teatro Vittorio Emanuele; Messina
con Livio Bisignano: Abele e Oreste De Pasquale: Caino
assistente alla regia: William Caruso