WUNDERKAMMER
Suggestioni Poe-tiche
Regia e drammaturgia: Auretta Sterrantino
Elementi di Scena e Costumi: Teatro Vittorio Emanuele
Allestimento: Valeria Mendolia
Musiche originali dal vivo: La Casa delle Candele di Carta
Umberto Ferro – chitarra; Filippo La Marca – pianoforte e synth;
Vincenzo Quadarella – voce; Daniele Testa – viola e violino
con
(in ordine alfabetico)
Loredana Bruno: Ulalume
William Caruso: Wilson
Oreste De Pasquale: William
Claudia Zappia: Ligeia
Assistente alla regia: Elena Zeta
Disegno Luci: Stefano Barbagallo
Fotografo di scena: Domenick Giliberto
Ufficio Stampa: Eleonora Currò
Wunderkammer apre la porta sull’inconscio e l’insondabile, conducendoci nei meandri più profondi dell’animo umano. Una pièce che attraversa il controverso mondo di Edgar Allan Poe e nasce in intima connessione con i brani che comporranno il nuovo album de La Casa delle Candele di Carta, che accompagna l’intero spettacolo senza soluzione di continuità, lavorando su sonorità particolari, in grado di dilatare tempi e spazi e serrare nelle ossessioni e nelle paure tanto care a Poe.
Lo spettacolo tenta di indagare “la musicalità del verso” tanto cara al poeta e tutta quella variegata gamma di passioni e pulsioni con cui l’uomo deve fare i conti quotidianamente. «Un viaggio attraverso l’insondabile, lungo l’orizzonte degli eventi. Una finestra spalancata su una Wunderkammer fatta di impeti e sentimenti spesso in contrasto, all’interno della quale emerge sempre più chiaramente il delicato equilibrio tra l’ “io” e l’ “altro da me”».
In scena i personaggi si muovono ora come coro ora come individui, recitando un testo dal chiaro impianto poetico: tante figure sulla scena che aprono tanti punti di domanda. Uno di loro bevendo, guadagna il proscenio e apre lo spettacolo con “La canzone delle cose morte” di Petrolini. Un Poe rivissuto attraverso la sua vita, i suoi racconti e il rapporto immaginato che tra essi può stabilirsi. Un ipotetico Poe bloccato nell’ultima notte della sua vita, mentre vaga indossando abiti non suoi, ritrovandosi nello stesso bosco in cui ha seppellito Ulalume, in quella stessa notte di ottobre, “la notte immemorabile delle immemorabili notti”. Un Poe spezzato, frantumato tra la perversione, primaria inclinazione, e l’alcool, solo rifugio in cui continuare a vagheggiare la sua ricerca poetica e infuriarsi per le critiche che gli vengono opposte.
Un incontro scontro tra vita, passato, presente, poetica e creazione che svela ossessioni e pulsioni profonde, mostrando con quale facilità si possa in fondo essere vittime di se stessi senza riuscire a comprenderlo fino alla fine.