#APPROFONDIMENTIUNICI: C’ERA L’ACCA
25 FEBBRAIO 2018, CHIESA DI S. M. ALEMANNA, MESSINA, ORE 18.00 e 21.00
interviste a cura di Vincenza Di Vita
INTERVISTA A VINCENZO QUADARELLA, ideazione, testi, musica, voce e basso per C’era l’acca
Chi sei?
Sono un musicante che scrive parole e note.
Cosa c’entri con il teatro?
Il teatro è una specie di seconda casa oramai. Da più di vent’anni, o sul palco o dietro le quinte, fa parte della mia vita. Il teatro è diventato per me necessità, un modo per esprimersi, un’avanguardia, una resistenza.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
“Atto Unico” è un progetto che è cresciuto negli anni e che spesso ci ha regalato grandissime soddisfazione. Il teatro è condivisione, per questo abbiamo ospitato tantissime compagnie. Nonostante abbiano tentato, e continuano a tentare, di impedirci di fare questa rassegna, Atto Unico è sopravvissuto per cinque anni e ancora sopravvivrà. Resiste.
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
Le dinamiche sono sempre le stesse, lavorare per un progetto, mettersi in gioco, rischiare con le proprie idee e la propria faccia. Ci piace che ci siano sempre persone nuove a lavorare con noi e anche con questo spettacolo ci siamo riusciti.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
C’era l’acca nasce ancora una volta dalla contestazione. Tenta di identificare e di scavalcare la mediocrità che ci avvolge, e spesso purtroppo ci definisce. Cerca di pensare, mettersi in gioco, senza proporre verità assolute ma solo una delle tante verità. C’era l’acca nasce dalla consapevolezza che pensare, studiare, confrontarsi, dubitare, siano il centro dell’attività dell’uomo. Purtroppo poi la realtà è ben diversa. E la parola chiave di questa nostra era, oltre a “mediocrità”, è di certo “incompetenza”. Da qui la mia idea di realizzare questo spettacolo, dalla riflessione alla mia messa in musica, testo e voce.
INTERVISTA A FILIPPO LA MARCA, pianoforte e synth per C’era l’acca
Chi sei?
Filippo La Marca, musicista e dal 2011 componente attiva di QuasiAnonimaProduzioni.
Cosa c’entri con il teatro?
Con QA seguiamo da diversi anni un percorso di studio individuale e di insieme, il teatro è uno dei risultati di questo affascinante incontro.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
“Atto Unico” è la casa stabile di QuasiAnonima, ancora purtroppo senza una fissa dimora, ma ci stiamo lavorando.
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
Sono uno di quelli che QA l’ha vista nascere grazie al forte entusiasmo e lavoro di Auretta Sterrantino, ogni spettacolo è il motore che ci spinge a continuare.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
Lo spettacolo ruota intorno alle canzoni composte da Vincenzo Quadarella. Con noi sul palco ci sarà anche Stefano Barbagallo alla batteria e tutti insieme stiamo lavorando agli arrangiamenti.
INTERVISTA A VALERIA MENDOLIA, allestimento per C’era l’acca
Chi sei?
Sono Valeria Mendolia componente della compagnia teatrale QA. Sono una scenografa costumista laureata all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria nel 2012 e successivamente nel 2015 all’Harim Accademia Euromediterranea in Moda.
Cosa c’entri con il teatro?
Studiando in accademia sono entrata a stretto contatto con il mondo del teatro, ma l’amore vero è scattato quando ho conosciuto Auretta Sterrantino e Vincenzo Quadarella che mi hanno insegnato tutto quello che so e quindi a loro devo tutto.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
Io sono “Atto unico” ormai da anni.
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
La mia collaborazione comincia nel 2013 fino ad oggi nel migliore dei modi lottando insieme ai miei maestri e fondatori di QA per un teatro giusto, per un teatro vero, senza maschere.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
Lo spettacolo è nato da un’idea di Vincenzo Quadarella e della regista Auretta Sterrantino. È uno spettacolo diverso, nuovo, paradossale e a mio avviso divertente da morire. Il mio ruolo? Quello di sempre! Mi occuperò dell’allestimento, dei costumi e di tutto quello che potrò fare perché questo è il bello del mio gruppo: siamo noi, pochi ma buoni e uniti. Ci facciamo da spalla sempre da quando si comincia a scrivere il copione fino a quando hanno inizio le prove e infine la messa in scena vera e propria.
INTERVISTA A STEFANO BARBAGALLO, batteria e luci per C’era l’acca
Chi sei?
Stefano Barbagallo di anni 42. Luciaio. Musicista.
Cosa c’entri con il teatro?
Amo l’odore della cipria e della naftalina. E da fondo sala si apprezza meglio.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
Un presidio.
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
Quattro anni fa le prime luci. Poi altre. Poi ancora. Fino ad oggi.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
Come sia nato è difficile dirlo. Un’esigenza immagino, una impellente necessità di Teatro forse. Io so che ne racconterò una parte. Ne suonerò qualche altra. E cercherò di farlo vedere con i miei occhi, con le mie luci.
INTERVISTA A GIADA VADALÀ, interprete in C’era l’acca
Chi sei?
“L’uomo è una corda tesa tra la bestia e il superuomo (Nietzsche)”. Sono questo.
Cosa c’entri con il teatro?
Il teatro è passione, studio, precisione, comunicazione, empatia, ascolto, condivisione. Sono tutti elementi che, credo, mi appartengano abbastanza.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
“Atto unico” per me rappresenta professionalità, forza, coraggio, tenacia, appunto: RESISTENZA!!!
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
La mia collaborazione con QA nasce nel 2013 e da allora continua fino ad oggi. Abbiamo fatto molta strada insieme e spero di percorrerne ancora.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
Lo spettacolo è nato nella fucina di QA, da un’idea di Vincenzo Quadarella. Il ruolo che interpreto nello spettacolo è un ruolo molto particolare, ma non voglio svelare troppo. Posso dire di essere una sorta di contraddizione in termini e portare con me un pizzico di mistero che sarà svelato solo a fine spettacolo.
INTERVISTA A LOREDANA BRUNO, interprete in C’era l’acca
Chi sei?
Una “ricercatrice” incantata dai misteri e dalla voglia di superare i propri limiti.
Cosa c’entri con il teatro?
È una mia grande passione da quando ero bambina. Un mondo incantato attraverso il quale si può indagare il mistero e porsi nuove domande uscendo da sé e dal proprio punto di vista.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
“Atto Unico” è una famiglia, un conforto, una speranza, una terapia, una sfida, un atto di resistenza. Per me è tutte queste cose insieme. È una rassegna mai banale che mi ricorda e ci ricorda che l’arte ha senso se si ha qualcosa da dire. Nella vita, come a teatro, ci siamo abituati alle strade semplici da percorrere, all’omologazione. Eppure è solo quando incontri persone fuori dagli schemi e vedi cose che non comprendi, cose non semplici, che approfondisci la ricerca, studi, ti poni domande, scardini le certezze. Questo dovrebbe fare il teatro. Questo per me fa “Atto Unico”.
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
È cominciata cinque anni fa con uno spettacolo al quale sono particolarmente legata: Matrioska e non si è mai interrotta. È cresciuta, è diventata un’amicizia. Una occasione di dialogo, confronto e crescita con un minimo comune denominatore che ci accomuna: non ci accontentiamo mai e non ci arrendiamo mai. Proviamo sempre a superare il nostro limite individuale, anche se questo può essere doloroso. Diceva Dostoevskij «l’uomo è un mistero. Se per chiarirlo vi si passa la nostra intera vita, non abbiamo perduto il nostro tempo». QA mi aiuta nel mio percorso di vita.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
Credo sia nato dalla semplice osservazione dei fatti della realtà che ci circonda. Il mio ruolo è quello di una giornalista alla ricerca spasmodica della interpretazione dei fatti in una epoca della democratizzazione delle informazioni e della rinuncia alle competenze, della vacuità assoluta.
INTERVISTA AD ADRIANA DROGO, voce in C’era l’acca
Chi sei?
Sono una ragazza che ha fatto del canto la sua primaria e quasi esclusiva modalità d’espressione, essendo da sempre restia ad aprirmi e parlare di me. Ho trovato nella musica un modo per sentirmi a mio agio nel mondo, sin da piccola, ma non so se questo è sufficiente per essere definita “cantante”.
Cosa c’entri con il teatro?
Il teatro è magia, sono sempre stata affascinata da tutto quello che ruota attorno allo spettacolo, dall’allestimento alla messa in scena finale. Avendo studiato danza e musical, ho avuto la possibilità di vivere il palco, l’adrenalina, e la forte sensazione di pace nel far parte di questa macchina magnifica che crea emozioni sia per il pubblico sia per chi è in scena.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
Per me “Atto unico” è un’opportunità per mettermi in gioco e per esprimermi ancora una volta attraverso la musica.
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
La collaborazione è iniziata quest’anno e sono al mio primissimo debutto con QA, mi auguro sia solo l’inizio di qualcosa di bello.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
Il mio ruolo è affiancare Vincenzo Quadarella nel canto, dando un tocco femminile (che non guasta mai) alla formazione. Spero di comunicare attraverso la mia voce, il mio punto di vista e le mie emozioni.
INTERVISTA AD AURETTA STERRANTINO, testi recitati e coordinamento artistico per C’era l’acca
Chi sei?
Questa è la prima domanda che ha fatto, a me e ai miei compagni di classe, la mia professoressa di filosofia del liceo. La prima volta all’inizio del primo anno, poi alla fine del terzo. Non voglio che mi definiscano il mio nome e cognome, né la mia professione. Forse in generale non mi piace definirmi, o pensare di essere definita, nel senso di porre dei limiti a ciò che posso essere. Sono in continua evoluzione, sono ciò che penso, ciò che faccio e ciò che provo a fare con tutte le mie forze. Dubito ergo cogito, cogito ergo sum.
Cosa c’entri con il teatro?
Affinità elettive. Ho con il teatro una relazione profonda, iniziata parecchi anni fa. Una di quelle relazioni virtuose perché non ti stancano e non si esauriscono, ma sono sempre ricche di spunti, di sfide, di possibilità, di novità. Una di quelle relazioni che ti fa sentire sempre vivo, sempre emozionato e che bene si accorda con il mio spirito di costante e mai paga ricerca.
Cosa rappresenta per te “Atto Unico”?
“Atto Unico” rappresenta lo sforzo e il sacrificio di persone che hanno voluto dimostrare che si può fare anche con pochi mezzi e se si vuole superare la paralisi bisogna semplicemente avere il coraggio di mettersi in prima linea. Atto Unico è un modo per dire che il teatro è vivo e ha ancora molto da dire, anche attraverso la nuova drammaturgia. Dimostra che il lavoro di gruppo paga sempre e che la qualità deve e può essere perseguita ad ogni costo e che non è assolutamente direttamente proporzionale al denaro di cui si dispone. Atto Unico sfida le leggi del mercato e del facile consenso, per tentare di proporre idee, percorsi di ricerca e riflessione da condividere con il pubblico.
Quando è cominciata la tua collaborazione con QA e in che modo continua?
Io e Vincenzo Quadarella siamo QA. In tempi difficili per il teatro abbiamo sentito il bisogno di agire, senza aspettare che le istituzioni investissero nel settore e che la crisi passasse. E allora agire per protestare, semplicemente attraverso le parole. Semplicemente facendo cultura. Semplicemente mostrando come riflettere, esporsi, fare siano l’unica strada possibile perché la nostra esistenza incida sul corso dei tempi. Il teatro è necessario. Resistere diventa sempre più difficile. Ma solo se si inizia, anche se in pochi, anche se sconosciuti, si può diventare in tanti a difendere quello che non può non essere considerato un pilastro portante della nostra cultura. Il teatro è poesia, è parresia, libertà di parola, ce lo hanno insegnato i Greci. Il teatro ci libera, ci innalza dopo averci fatto toccare con mano il peggio di noi stessi. Non si può rinunciare a uno specchio così sincero della società e di noi stessi. L’idea è quella di dare del teatro un’immagine “essenziale” nelle sue diverse accezioni: essenziale perché coglie l’essenza di un’urgenza di comunicazione non più ignorabile. Essenziale perché cerca una sostanza che diventi nutrimento fondamentale per l’anima. Il nostro obiettivo è la crescita. La crescita personale, della compagnia, l’arricchimento attraverso lo scambio con altri artisti, la crescita di chi partecipa a questa avventura, divenendo in qualche modo oltre che spettatore anche attore di una sorta di movimento che cerchiamo di alimentare e nutrire con le nostre forze e con la nostra tenacia.
Com’è nato lo spettacolo e qual è il tuo ruolo?
Lo spettacolo è nato da una serie di scritti pubblicati da Vincenzo Quadarella sul suo blog, Darwin e la teoria della rivoluzione, e da una serie di suoi nuovi brani, il primo dei quali si intitola proprio C’era l’acca. Parlando della nuova programmazione di Atto Unico abbiamo sentito la necessità di uno spettacolo che seguisse in qualche misuro il solco della protesta e della contestazione e dell’analisi della nostra società, tracciato con ProTesto, spettacolo che ha segnato il debutto di QA, e Asini. E così abbiamo iniziato a parlare dei paradossi della nostra società e a furia di parlare è venuto fuori C’era l’acca, che ha in sé anche diverse suggestioni derivanti dal romanzo di Philippe Forest Il gatto di Schrödinger, qualche spunto da Elogio del pomodoro di Pietro Citati e si chiude con una bellissima poesia di Ezra Pound. Lo spettacolo riserva molte sorprese: in esso tutto è il suo contrario e il suo legame con l’attualità è, a mio avviso, uno dei suoi aspetti più forti, così come il contrasto tra la vena ironica e sarcastica e quella seria e poetica. Il mio ruolo è stato quello di scrivere il testo e adesso è quello di coordinare tutti gli artisti e lo spettacolo nella sua interezza, non lo definisco una regia, perché in uno spettacolo come questo mi sembra un termine troppo forte, ma in fondo il lavoro è molto simile.