«L’ALBA DEI MORTI NON VIVENTI»

INTERVISTA A STEVE CABLE PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021
a cura di Elena Russo

 Il 3 settembre al Cortile Teatro Festival abbiamo assistito alla prima di Storia nuova tutta da scrivere, uno spettacolo di Steve Cable, prodotto da Teatro Argentum Potabile, con musiche originali di Andrea Cable: in scena, all’area Iris di Ganzirri, due donne (interpretate da Antonella Caldarella e Valeria Contadino) sedute in balcone, due birre e una lunghissima notte da vivere. Un teatro comico, «frizzante» come lo definisce lo stesso Cable, si fa portavoce di un’intera comunità reduce del primo lockdown, la quale, ancora sofferente, raccoglie gli ultimi pezzi di civiltà rimasti tra cinismo e positiva speranza. Due vecchie amiche, metafora di tutte quelle famiglie, di coppie, di adulti, anziani e bambini che si sono dovuti isolare nelle proprie case per contenere il virus SARS-CoV-2, raccontano le difficoltà di una convivenza forzata, non voluta, a cui però bisogna far fronte. Lo si fa mantenendo un equilibrio tra leggerezza e retorica che risulta scorrevole e in cui facilmente lo spettatore tende a immedesimarsi e tra le righe emerge la speranza di poter ritornare a vivere per godere anche delle piccole cose.

Alla fine dello spettacolo abbiamo avuto l’opportunità di parlare direttamente con Steve Cable, autore e regista dello spettacolo.

Come e quando è nata l’idea di mettere in scena Storia nuova tutta da scrivere?
L’anno scorso la stagione teatrale si è fermata a causa del lockdown. Si prevedeva di riprendere a giugno rispettando il distanziamento, per questo dovevo pensare a uno spettacolo che si potesse fare senza che gli attori si toccassero, al tempo stesso lavorando sul teatro contemporaneo, che non significa un teatro per forza iper-cerebrale, non potevo non parlare di attualità e per noi questo nuovo stato di chiusura, di tempo sospeso, è il contemporaneo.
Quando scrivo lo faccio per il pubblico: nel rispetto degli spettatori che avevano vissuto molti mesi di pesantezza, immaginavo un pubblico estivo che ricominciava a uscire con un sentimento di angoscia e un pubblico intelligente che, come me, voleva parlare della vita, in un luogo dove la comunità si riunisce, senza finzione.
Il tentativo era di scrivere uno spettacolo per Antonella Caldarella e Valeria Contadino che non avevano mai lavorato insieme prima d’ora, che trattasse della pandemia, del lockdown e anche della sensazione che noi tutti proviamo quando siamo costretti a guardarci allo specchio e tirare le somme. L’ho fatto attraverso un teatro che per me è insolitamente frizzante e apparentemente leggero perché non volevo in nessun modo che il pubblico ne uscisse appesantito, anzi, desideravo che il pubblico entrasse in empatia con i personaggi, quindi che assistesse a una chiacchierata tra amiche che, durante una notte, si sbronzano e si sfogano l’una con l’altra.

Qual è il messaggio che veicola lo spettacolo?
Non c’è un messaggio, c’è un’immagine finale che è quella dell’alba, un nuovo giorno, un nuovo inizio che piuttosto che essere l’alba dei morti viventi è l’alba dei non-morti viventi. Questo può essere chiaramente un pensiero su cui riflettere: come vivere e cosa significa farlo, quali sono le cose essenziali della vita e cosa invece non è indispensabile, quali sono i rami secchi da tagliare pensando anche ai social ma non solo, anche renderci conto che possiamo ‘campare con poco’ ed essere felici. Può sembrare banale però abbiamo bisogno costantemente di ‘ricordare’ e il teatro ci aiuta, ha come una funzione di catarsi. Lo spettacolo affronta anche altre tematiche sottintese come il cambiamento climatico; offre degli spunti di riflessione a uno spettatore libero da quella ‘difesa psicologia’ che si concede di soffermarsi anche su questi aspetti.

 Come ha lavorato sul testo e quali difficoltà avete incontrato con le attrici  dal punto di vista dell’interpretazione nell’affrontare un testo così attuale?
Ho seguito uno schema abbastanza classico: c’è una storia, la strana coppia, due personaggi (c’è una dicotomia tra lo yin e lo yang), un’interpretazione molto realistica. La situazione l’ho immaginata, semplicemente volevo scrivere qualcosa per queste due attrici e in qualche modo parlare della pandemia. Antonella Caldarella e Valeria Contadino avevano una grossa responsabilità chiaramente, il testo apparentemente semplice in realtà è molto complesso perché si richiedeva la naturalezza dei due personaggi senza andare sopra le righe, l’interpretazione doveva essere brillante ma non artificiosa, però loro sono due attrici con molta esperienza alle spalle, ne sono soddisfatto.

 

STORIA NUOVA TUTTA DA SCRIVERE
con Antonella Caldarella e Valeria Contadino
musiche originali di Andrea Cable
testo e regia di Steve Cable
Teatro Argentum Potabile
Visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

 

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena