LA SOSTANZA DI PUPETTO

Vincenza Di Vita

«Pupetto era sostanza, paradosso. Pupetto era con tutti e contro tutti: questo era Pupetto» con tali parole ha inizio lo spettacolo di Maurizio Marchetti Pupetto ed io. Il maestro è nell’anima andato in scena lo scorso 5 marzo, per il quarto appuntamento di Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena. Rassegna Teatrale di Nuova Drammaturgia, quest’anno dedicata ai Maestri del Teatro e diretta da Auretta Sterrantino, regista e drammaturga autrice di QA-QuasiAnonimaProduzioni.

Al centro della scena lo spettatore trova un fantoccio paffuto con una riccia e grigia parrucca che incuriosisce e invita a entrare, sebbene sia posizionato con le spalle rivolte al pubblico della Sala Laudamo. Ma ecco che dopo un buffo epitaffio iniziale, da dietro le quinte, entra Marchetti ed è anche l’omaggiato Donato Castellaneta – detto “Pupetto” – a fare capolino dallo schermo sul fondale, quasi ci invitasse a entrare in casa sua. Vari video verranno proiettati durante la serata raccogliendo testimonianze sia da parte dello stesso Pupetto sia di coloro che sono stati suoi allievi o colleghi di scena, d’altro canto «a teatro non c’è discriminazione».

Lo spettacolo racconta il personaggio Castellaneta e la sua plumbea apatia nei confronti della Sicilia e di Messina, quel sentimento da lui chiamato “amorodio” e la «terrificante insularità d’animo». L’insegnamento pupettiano per eccellenza è secondo Marchetti: «se vuoi bene a qualcuno diglielo». Molto toccante la testimonianza dell’attore e regista Antonio Lo Presti che dichiara quanto in effetti Castellaneta fosse «una persona che non voleva diventare qualcuno», ma che ambiva a essere, in maniera pertanto autentica e umile, senza fingimenti o sterili ambizioni. Marchetti ricorda i suoi modi di fare piuttosto eccentrici, l’eloquio blasfemo e irriverente, o affermazioni quali: «Cicciolina è meglio di Strehler».

«Il tasso del tasso del tasso del Tasso e il tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso» è il modo in cui si chiude La quercia del Tasso di Achille Campanile, che Marchetti recita al pubblico interamente, sottolineando come letteratura, poesia, musica e teatro siano fortemente collegati tra loro e nella vita Di Castellaneta, con cui condivideva la passione anche per autori come Dante e Bukovskij. Ricca, utile e generosa è la preziosa testimonianza storica di Antonio Alveario che racconta dell’esperienza teatrale avuta con Castellaneta in occasione dell’allestimento de I giganti della montagna di Leo De Berardinis.

Castellaneta era anche un autore di dipinti che vengono mostrati, trapuntati da divertenti interventi musicale di Tony Canto alla chitarra e Giancarlo Parisi al flauto basso e al sax, che ricordano la colonna sonora del Pasto nudo di Cronenberg. In effetti Marchetti riesce a coinvolgere il pubblico senza ulteriori supporti artistici e la sua intensa esibizione, sebbene densa non risulta affatto noiosa, viene anzi voglia di riascoltarla, nella modalità del radiodramma. Questa forma di espressione artistica potrebbe certamente restituire una esatta collocazione dell’omaggio a Castellaneta, accompagnando l’ascoltatore con intelligenza, sensibilità e simpatia, perfino nei racconti più sgradevoli e tristemente umani.

 

Foto di Eleonora Currò