SEGNALI DI VITA

INTERVISTA A ROBERTO BONAVENTURA, DIRETTORE ARTISTICO DEL  CORTILE TEATRO FESTIVAL
a cura di William Caruso

Dopo dieci anni dalla prima edizione del Cortile Teatro Festival, cosa è cambiato in te e nel tuo modo di pensare questo festival?
Dopo dieci anni in realtà non è cambiato molto. Come forse mi succede nell’allestimento degli spettacoli teatrali, ho sempre lo stesso “spirito di avventura”: mi butto sempre in questo burrone per vedere cosa succede. Una cosa che sicuramente è cambiata è l’aver conosciuto tante persone nuove e la conseguente voglia di coinvolgerle nel progetto. Quest’anno siamo partiti con l’organizzazione un po’ in anticipo perché abbiamo fatto una cosa più grande, forse perché anche noi siamo diventati più grandi. Abbiamo allargato gli orizzonti e per fare questo ci vuole un’organizzazione più “seria”: elaborare per tempo la struttura della rassegna, coinvolgere enti e istituzioni, le compagnie nel momento giusto. Però la voglia di portare in città il teatro è sempre la stessa, di portare quel teatro che egoisticamente mi piace, dare spazio a quelle compagnie, a volte anche nuove e che si sono viste poco, che mi piacciono e che sono sicuro possano piacere anche al pubblico messinese.

Come è nato il sottotitolo del festival, Segnali di vita? Che significato ha per te?
Il sottotitolo del festival è nato in una seconda fase dell’organizzazione. Sono stati anni in cui il settore dello spettacolo ha sofferto molto e per questo la voglia di ritrovarsi in un altro spaziotempo, già dalla scorsa edizione, era alta. L’idea di partenza è stata quella di viaggiare nel tempo, di avere una macchina del tempo per ritrovarci tutti assieme dopo il disastro in un’altra dimensione, in un mondo in cui il teatro è attivo, in cui non si parla più di pandemia e non ci si lecca le ferite. Mio fratello Riccardo aveva avuto diverse idee per l’immagine di locandina, ma riascoltando i pezzi del Maestro Battiato, venuto a mancare pochi mesi fa, mi si è riproposto quasi per magia il verso «segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire» dal brano Segnali di vita. A quel punto mi si è aperto un mondo, perché «le luci fanno ricordare le meccaniche celesti», altre dimensioni. Da qui mio fratello ha creato l’attuale immagine di locandina. Da qui il sottotitolo è diventato lui: Segnali di vita.

Che reazione ti aspetti dal pubblico, dopo questo lungo periodo di digiuno dal teatro?
La gente ha sicuramente voglia di partecipare a questi eventi, che da quello che sta succedendo in città non saranno pochi: ci saranno concerti, ci saranno tanti spettacoli. L’importante però è che ci sia una partecipazione, un coinvolgimento della città alla proposta culturale. Mi aspetto tanta curiosità da parte del pubblico, perché il teatro non è una cosa da cui si può prescindere. Per tornare al sottotitolo di cui parlavamo prima, mi aspetto “segnali di vita” forti.

C’è un filo conduttore che attraversa tutto il programma di quest’anno?
Questo festival nasce dal tema dei viaggi nel tempo, della macchina del tempo. Quando ho contattato le compagnie, la prima cosa che ho chiesto è stata: «vorrei che ci ritrovassimo tutti in un futuro prossimo, quasi fra cent’anni». Non avevo voglia né di raccontare la pandemia, né di soffrirla, né di far finta di nulla. Ho chiesto alle compagnie dei lavori che potessero fare questo salto temporale. Avrei voluto produrre tutte prime assolute in cui ognuno lavorava su questa tematica, ma così non è stato possibile. In ogni caso il festival è un po’ scandito fra le righe con questo concetto. Anche gli spazi sono disegnati così, come se ci fosse un presente, un passato e un futuro: immagino il Cortile Calapaj-D’Alcontres come uno spazio del presente, il Museo Regionale di Messina come uno spazio del passato e l’Area Iris come uno spazio del futuro che verrà, in cui vorremmo tutti ritrovarci a fare teatro. Un punto per me centrale del festival sarà una conferenza-spettacolo della compagnia Menoventi sui viaggi nel tempo. Attraverso un gioco che si creerà con un fisico vero e proprio, si parlerà della possibilità reale di viaggiare nel tempo, quello che Majakovskij pensava dei viaggi nel tempo. Ci sarà inoltre un radiodramma della stessa compagnia che comincia con una donna che viene dal futuro. Per me tutto ciò è centrale perché scandisce l’idea iniziale che avevo avuto per la decima edizione del Cortile Teatro Festival.

 

Ph. Giuseppe Contarini – https://www.fotoinscena.it/