LE ALI O LA SEDIA!

L’OSSERVATORIO CRITICO DI QA PER IL CORTILE TEATRO FESTIVAL 2021
di Francisca M.

Una musicista, Laura Benvenga, fra le gambe un violoncello e nella mano sinistra il suo archetto. Dritta sulla sua sedia attende che gli spettatori prendano posto, poi si scioglie in una melodia. È così che inizia la Conferenza tragicheffimera sui concetti ingannevoli dell’arte, spettacolo portato in scena il 9 agosto 2021 nello spazio del Cortile Calapaj-D’Alcontres, dalla compagnia teatrale Carullo-Minasi. In scena, oltre alla violoncellista, una sedia e un leggio coperto messi uno di fronte all’altro. La musicista viene interrotta da una frenetica donna, Cristiana Minasi, con un paio di ali in mano che non sa dove appoggiare o come indossare. Con l’aiuto di una spettatrice riesce a mettere le ali e con l’accompagnamento sonoro della Benvenga tenta il volo. Fallisce. Qui il suo primo fallimento, il suo primo fiasco. Le ali le tiene lo stesso, la sedia non la tocca mai e comincia a raccontare a ritroso ciò che l’ha portata a quel momento. C’è amarezza nelle parole della donna, il rimpianto di qualcosa mai avvenuto o successo in modo sbagliato. Nessuno aveva mai insegnato alla piccola Cristiana a seguire i propri sogni o ascoltare il proprio cuore. La sedia, il posto fisso, era stata da sempre la soluzione migliore. Ora la giovane ha l’occasione di rivalutare la sua intera vita il giorno in cui le viene chiesto di fare uno spettacolo per l’inaugurazione della macelleria che verrà aperta al posto del teatro. Accetta e viene chiamata per ritirare i vestiti della costumeria. Sono tutti per lei. Nell’avere tutto comprende per la prima volta di non avere nulla, solo una scelta e ora anche un paio di ali. Non si era mai accorta di star inseguendo qualcosa che non desiderava o che voleva solo in parte. Come molti neanche lei si era mai posta alcuna domanda sul suo futuro e alla scelta decisiva ci era arrivata sola: le ali o la sedia? Decide di non fare uno spettacolo inaugurale ma una conferenza. Decide di darle un nome lungo, difficile, che le persone ricordino poiché ad oggi molti non ricordano neanche il titolo di ciò che vedono. Il leggio, a inizio spettacolo coperto, viene scoperto e Cristiana, insieme alla violoncellista indossa un naso da clown. Qui, come all’inizio dello spettacolo, in scena c’è anche il fallimento, un fallimento che la giovane non sente come intimo o personale ma esteriore. Un fallimento che la fa riflettere sugli altri, su tutte le persone che ha incontrato durante la sua vita, sulle suore dell’asilo e sul bambino che alle medie le rubò un po’ della sua felicità. In questo viaggio nei ricordi, in questa introspezione, la donna comprende che nonostante questo fallimento, ha ancora la possibilità di cambiare il suo futuro, di cambiare le sue scelte. Ha sempre saputo ciò che desiderava fare della sua vita, lo ha capito il giorno in cui una suora l’aveva chiusa in una stanza buia; poi se n’era dimenticata. Le è stata rubata la felicità e le è rimasto solo l’enorme fiasco della poesia che le dà la violoncellista, fino a quel momento personaggio muto e con poca interazione, a conclusione dello spettacolo e che lei legge ad alta voce fino allo spegnimento delle luci.

 

CONFERENZA TRAGICHEFFIMERA SUI CONCETTI INGANNEVOLI DELL’ARTE
da “La situazione dell’artista” di T. Kantor, “L’arte del Teatro” di G. Craig e “Ione” di Platone
di e con Cristiana Minasi
aiuto regia
 Giuseppe Carullo
Compagnia Carullo-Minasi
visto al CORTILE TEATRO FESTIVAL
diretto da Roberto Zorn Bonaventura
Castello di Sancio

Ph. Giuseppe Contarini – Fotoinscena