C’ERA UNA VOLTA… #1

DIARIO DI GIORNATE DI PROVA DI CAINO, QA-QuasiAnonimaProduzioni
A CURA DI ELENA ZETA
PH. FEDERICA DE FRANCESCO

 

C’erano una volta,
Caino e Abele.

 

«Quella che segue è la cronaca di come andarono effettivamente le cose.
L’assoluta mancanza di testimoni rende del resto improbabile una smentita.»

                                                                                         Giobbe Covatta – Parola di Giobbe

 

Crescendo, Caino, il primogenito, divenne agricoltore; mentre il minore, Abele, divenne pastore.

 

Abele lavora.
Abele sta nella luce calda.
Abele ha fede.
Abele si fa avanti.
Abele ha la certezza.
Abele è amico di Dio.
Abele crede di puro amore.
Abele accetta.

Non è come sembra, Caino.
È inondato di ghiaccio, Caino.
Vagabonda nella filosofia, Caino.
Resta dietro, Caino.
Nutre il dubbio, Caino.
È servo di Dio, Caino.
Crede di ottenere, Caino.
Spera, Caino.

Un giorno, Caino decide di sacrificare al Signore le primizie dei  frutti del suo lavoro, e anche Abele offre i primogeniti delle sue pecore.

Dio preferisce Abele e la sua offerta.

Come?
Perché?
Nessuno lo sa. Né la Bibbia cristiana, né quella ebraica, né Caino che se lo domanda, né Abele che non si pone dubbi.

Caino non capisce come Abele, minore, mietitore di vite, secondo anche nell’idea di compiere un sacrificio, sia stato gradito.
Perché è stato gradito, perché Abele sta bene: Abele non è tormentato.
Abele non capisce come Caino, maggiore, coltivatore di vite, che ha avuto l’idea di sacrificare le primizie del suo lavoro, non si faccia gradire.
Perché non si fa gradire, non muove un passo fuori dal buio: Caino non vuole la luce.

Caino non ha mai fatto caso a come suo fratello sacrificasse gli agnelli: uccidendoli. E rimprovera il fratello di non averglielo mai detto.
Abele non ha mai nascosto come sacrificasse gli agnelli: uccidendoli. E rimprovera il fratello di fingere di non averlo mai saputo.
L’immotivata iniquità di Dio mette in lite i fratelli. Una lite tanto furibonda che Caino, saturo, dice al fratello: «Andiamo ai campi!».

Nella maggior parte delle versioni la frase finisce col punto esclamativo, nell’ultima ufficiale traduzione il discorso diretto è totalmente tagliato:
«Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l’uccise»

…sembra quasi senza motivo, esattamente come la scelta del Padre.

Caino ha voluto seguire il percorso di Dio. Caino ha voluto camminare lungo il tracciato. Caino ha Camminato tanto, ha lavorato a lungo, per offrire un sacrificio al Signore.
Come Abele.
Ma Caino non ha ricevuto la luce.
Al contrario di Abele.

Abele è quello che è.
Abele è quello che gli è dato di essere.
Com’è giusto che sia, dice il Signore.
Abele non può essere altro da sé.
Abele va bene, così com’è.

Caino è quello che è.
Caino è quello che gli è dato di essere.
Com’è giusto che sia, dice Abele.
Caino non può essere altro da sé.
Ma Caino non va bene, così com’è.

Perché?